Nella cornice del Forte Macé di La Spezia, antica struttura fortilizia restaurata dalla famiglia Arfanotti, si è svolta la tradizionale cena estiva organizzata dal nostro vice presidente Carlo Alberto Biggini, che ha visto la partecipazione di molti rappresentanti del mondo dell’imprenditoria e sostenitori dell’Istituto Biggini.
Si tratta del 13° apputamento, quest’anno dedicato al primo anno di vita del piccolo Leonardo Biggini.
Tra le novità di quest’anno, da registrare l’impegno della galleria d’arte Sikrea di Giuliano Pighi, che ha consentito l’esposizione delle opere dei pittori Rubiero, Gatti e Fiocco.
E di Marco Rubiero è il bellissimo ritratto del Prof. Carlo Alberto Biggini, rettore Magnifico dell’Università di Pisa. Di seguito, una presentazione del lavoro di Rubiero da parte di Marco Baruzzo: <<Solo chi possiede un’estrema padronanza del disegno e del ritratto “dal vero”, può permettersi il lusso di trasferire all’ossevatore il dubbio che quello che sta visionando non siano foto di nudi femminili ma disegni , opere d’arte garbate sensibili e cromaticamente equilibrate che mai scadono nel cattivo gusto molto diffuso ai giorn nostri. L’artista, munito di una capacità fuori dal comune di riprodurre le forme del corpo umano, ci fa gustare la visione quasi ancestrale, di una donna talmente bella e perfetta da essere inarrivabile al mondo comune. Noi umani , possiamo solo ammirare estasiati queste “semidee”, queste muse ispiratrici che da sempre hanno condizionato la produzione artistica. Sì, perché la donna rappresentanella sua perfezione corporea e nella bellezza sensuale che essa emana, una delle forme massime nella quale il Bello assoluto si manifesta al mondo sensibile.
Ammirando “aspettando l’alba, come non pensare alla famosa “Alba” di Michelangelo, facente parte del ciclo di sculture per le cappelle Medicee Fiorentine.
E che dire della serie di opere da “La danza” a “Promise”, da “Love me” a “Introspezione”. Sembrano lavori eseguiti con tecnica rinascimentale, a biacca su carta, tale è il potente istintivo rimando alla classicità. Ed invece tale effetto viene ottenuto con tecniche contemporanee e sperimentali, intrise di fondi trattati a gesso, stucco, stoffa e quant’altro, nei quali con tecniche miste vengono poi adagiati i corpi perfettamente in posa, come se ritratti da modelle vere…
E poi con una violenta sterzata, ma senza contraddirsi o rinnegarsi, l’artista con analoghe tecniche, ci stupisce e catapulta nella visione della Donna moderna, inglobata nella frenetica ebbrezza del mondo contemporaneo, come in “Red shoes” o in “Una domenica pomeriggio”. E che dire poi dello sfrenato romanticismo che trasuda palpabile da lavori come “Bonjour Paris” o “Volo libero” o dalla mervigliosa resa cromatica di “Suono per me” opera nella quale ci pare di udire quell’accennato luminoso accordo in LA maggiore, che aggiunge immagine e che ci fa gustare la delicatezza estrema con la quale quella vestaglia rosa accarezza ed incornicia soavemente la bellezza che si manifesta, quasi accecante, ai nostri occhi. E, per finire, come non gustare l’eleganza di un erotismo dolce e raffinato come in “Nel vento” o in “Danae” o in “Vanitas”.
Nulla in questa serie di opere è volgare. E’ tutto provocatoriamente bello, pulito, forse per rammentarci che la sessualità non è ricerca di piacere fine a se stesso, ma scambio energetico grazie alla quale due vite si incontrano e si fondono abbandonandosi l’una nell’altra. E’ la visione di un mondo al femminile che forse manca nella volgarità quotidiana dalla quale siamo assaliti con violenta
insistenza.
Come non ci risulta più spontaneo fermarci un attimo per osservare un’alba, un tramonto, o per gustare la perfezione di un semplice fiore di campo, così non sappiamo più cosa sia la dolcezza di uno sguardo o il calore di una carezza, come, per finire, non conosciamo più l’arte dell’ascolto, prima vera forma di amore universale.
Le donne di Rubiero ci ricordano che il bello si può manifestare quotidianamente ai nostri occhi quando meno ce lo aspettiamo: forse siamo noi che non siamo più in grado di coglierlo. Questo è il compito dell’artista vero: risvegliare le coscienze altrui addormentate in un sonno soporifero intriso di inutili futilità.
E Marco Rubiero è un vero artista.>>
L’evento è stato ripreso anche dai quotidiani locali, di cui è possibile visionare l’articolo