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L’imbroglio costituzionale
Come molti lettori del bollettino hanno notato, in questi ultimi numeri il CESI non ha trattato il problema della Riforma Costituzionale che l’attuale legislatura si è arbitrariamente assunta senza averne avuto alcun mandato dagli elettori. Già in passato il CESI aveva sostenuto la necessità che per attuare il cambio del sistema politico vigente, ossia del regime partitocratico, fosse necessario indire una Assemblea Costituente completamente separata da una “legislatura costituente”. Oggi dobbiamo prendere atto che sono diventati addirittura “costituenti” i parlamentari che non sono stati affatto eletti per svolgere questo compito.
Il Governo e le forze politiche che lo sostengono – PD, FI e NCD – dichiarano che entro luglio saranno varate decisive riforme che modificheranno l’assetto costituzionale italiano in maniera irrimediabilmente dannosa in quanto riguardante la composizione e l’attività del Parlamento (introduzione del Senato delle Autonomie), la radicalizzazione del nefasto regionalismo e, non da ultimo, una legge elettorale volta a travisare radicalmente la genuina espressione dei cittadini votanti.
Come abbiamo detto all’inizio, ci siamo astenuti dall’esprimere valutazioni perché i dibattiti in corso erano annebbiati da giornaliere modifiche nelle impostazioni non finalizzate alla costruzione costituzionale, ma piuttosto a precarie schermaglie tra le forze politiche in campo al solo scopo di conservare vantaggi di posizione. Ora però, che la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha varato una proposta sostenuta dalla maggioranza e che sarà dibattuta nei prossimi giorni, intendiamo esprimerci in maniera più dettagliata appunto perché il bersaglio appare ormai ben individuato anche se potranno esservi marginali aggiustamenti.
Non possiamo comunque non sottolineare con estremo disagio come in Italia la forza nazionale e sociale di opposizione – che si è assunta il compito di ridare unità ed identità ben definita a quanti si sono perduti in una dispersione improduttiva – sia rimasta assente e sostanzialmente al rimorchio di un alibi, quello di un generico presidenzialismo, questione parziale rispetto al problema essenziale che è quello della mobilitazione per una nuova Costituzione che deve riguardare tutti i poteri dello Stato a cominciare soprattutto da quello legislativo.
A nessuno sfugge, infatti, che sostenere un generico “presidenzialismo” sia del tutto insufficiente per quanto riguarda la premessa essenziale. Innalzare soltanto questa bandiera – presidenzialismo vuol dire dare efficienza all’attività dell’”esecutivo” (termine che esprime, appunto, il concetto che deriva dal verbo “eseguire”, cioè fare quello che un Parlamento decide) – è poco significante e fuorviante rispetto alle necessità vere per tutta la società nazionale che sono quelle costituite dalla legiferazione di una Assemblea veramente rappresentativa delle idee espresse tramite i partiti e delle competenze espresse tramite le categorie della cultura e del lavoro. Soprattutto da essa discende la vera governabilità che attui l’uscita dalla crisi e il progresso civile del Paese.

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

L’equivoco percorso per modificare senza legittimazione popolare la Costituzione italiana
La presente legislatura si arroga arbitrariamente il diritto di essere costituente di Gaetano Rasi
1° – Delineata l’arbitraria e nefasta modifica costituzionale; 2° – Continua l’ipoteca regionalistica della Lega secessionistica; 3° – Gli istituti costituzionali strumentalizzati dalle precarie esigenze elettoralistiche. Permane il problema della delegittimazione della presente legislatura; 4° – Una bozza di legge elettorale antidemocratica e strumentalmente rinviata; 5° – Il decadimento del potere legislativo; 6° – Il Senato delle Autonomie è figlio del vergognoso e subdolo tradimento dell’art. 5 della Costituzione: unità ed indivisibilità della Repubblica; 7° – I componenti del Senato delle Autonomie inevitabilmente prigionieri dei localismi deleganti; 8° – Validità di un Parlamento bicamerale con funzioni distinte per ciascuna delle Assemblee.

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