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da Il Giornale d’Italia

Anima e corpo, mistica e materia, stupendamente fuse,  fascinosamente stimolanti non solo ad una riflessione appassionata ma anche ad una precisa volontà di operare

Riprendiamo tra le mani lo scritto che riporta le parole di Carlo Alberto Biggini, siamo nell’anno XX dell’Era Fascista, 1942. Queste pagine di storia, che quotidianamente proponiamo ai nostri lettori, possono sembrare forse impegnative alla lettura. Ma non è forse essenziale? Non è forse giusto? Non è forse utile? Il testimone deve passare di generazione in generazione: e c’è da augurarsi che le generazioni future vogliano accoglierlo con amore e consapevolezza, per poi a loro volta tramandarlo ancora e ancora. Non lasciamo che il tempo fossilizzi per sempre la menzogna, offuschi senza speranza di riscatto questo patrimonio che è insieme ideale e valoriale. Ci vuole l’impegno di tutti. Biggini la sua parte l’ha fatta, straordinariamente. In maniera così incisiva da finire i suoi giorni in un mistero che ancora oggi non sembra possibile dipanare. Ricorderete – perché ne abbiamo parlato – che la morte del Ministro dell’Educazione Nazionale nonché estensore dei principi fondamentali di Salò, è avvolta dalla nebbia più fitta. Torneremo anche su questo, perché noi non abbiamo paura di cercare la verità e di raccontarla, perché il castello di carte costruito ad arte su questo pezzo straordinario della nostra storia dovrà crollare inesorabilmente sotto i colpi del piccone della verità. Dovremo essere capaci di spezzare per sempre quelle catene che legano la nostra storia alla schiavitù della demagogia, dobbiamo farlo, ce lo chiede la nostra dignità di Italiani.

Ci vuole impegno, però, costanza, determinazione. E tutto questo sarebbe comunque niente rispetto al sacrificio di questi uomini che hanno fatto la nostra storia più bella, mal ripagati al momento, c’è da dire. E dunque andiamo ancora a leggere insieme qualche stralcio di questo documento che abbiamo cominciato ad esaminare ieri e la cui trattazione riprendiamo oggi.

“Ed intanto ‘Mussolini impersonava sempre più e sempre meglio il movimento’, da lui creato, ‘nei suoi elementi essenziali': mentre lo definiva e lo differenziava, lo dilatava spiritualmente, lo portava ad identificarsi con la secolare gloriosa storia italiana”, dice Biggini, e sottolinea come Benito scrivesse ogni giorno sul Popolo d’Italia “suscitando visioni, segnando vie, additando mete: e nelle grandi occasioni la sua presenza viva, la sua parola viva, la sua parola che non è un parlare, ma un operare, incidendo nell’animo delle folle, mettendole in quello stato di emozione tanto vicino all’azione, sinonimo di azione, con una eloquenza che ripudiava quella ‘verbosa prolissa inconcludente’ dei democratici, sono sue parole, per affermarne una ‘squisitamente fascista, cioè scheletrica aspra schietta e dura’. E mentre le sue parole e i suoi scritti destavano nelle adunate, nelle assemblee, nel paese fremiti d’entusiasmo e commozione profonda, precisava ed approfondiva, con mirabile vigore polemico, il suo pensiero e rettificava, con chiarezza e necessaria crudezza, arbitrarie interpretazioni e superate mentalità, impedendo deviazioni e sbandamenti, resistendo alle correnti troppo destre e troppo sinistre”.

Riflettete, amici lettori: non si comprende meglio in queste parole, l’intima essenza del Fascismo e della volontà di Mussolini, che in tanti, troppi libri di scuola? È o no, questo, un patrimonio che non possiamo  cedere, che non possiamo permetterci di disperdere? E badate bene, non è solo squisitissima capacità oratoria, quella di Biggini, che pure c’è ed è straordinariamente possente. C’è, dentro, la sostanza, e dunque anima e corpo, mistica e materia, stupendamente fuse,  fascinosamente stimolanti non solo ad una riflessione profonda e appassionata ma anche ad una precisa volontà di operare, leggete con attenzione: “stato di emozione tanto vicino all’azione, sinonimo di azione”, dice Biggini. E parla della “parola viva” del Duce e della sua “presenza viva”, sottolineando come “la sua parola non è un parlare, ma un operare”, e ancora il richiamo alla capacità di Mussolini di incidere nell’animo delle folle al punto di procurare proprio quello stato di emozione tanto vicino all’azione.

Abbiate la pazienza di tollerare, qua e là, qualche mio sfogo: ma insomma avete provato a mettere su una bilancia quest’uomo con tanti, troppi nostri contemporanei? Provateci, ve ne prego. Mettete anche solo questi primissimi stralci, queste ancora pochissime informazioni su di un piatto della bilancia. E poi, sull’altro, provate a porre – che so io – qualche ministro di questo preciso momento storico e sociale. Capite per quale ragione non si vuole raccontare come si deve, questo pezzo di storia? Capite qual è il

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punto?

Il punto è che un popolo bue si schiaccia con maggiore facilità, il punto è che non dobbiamo sapere, perché se sapessimo capiremmo in quale barbarie siamo finiti, in quale pozzo senza fondo stiamo inesorabilmente precipitando. Scusate, a me fa rabbia! A voi che effetto fa? Ecco, conoscere, sapere, e poi essere capaci di sbattere la verità sul muso di chi ostinatamente si pone contro di essa, come un mattone sui denti di chi si ostina a reclamare la storia scritta dai cosiddetti “vincitori”: i quali ci spiegheranno poi, forse, un giorno, cosa pensano di aver vinto… Troppo comodo, signori miei, tentare di cancellare la storia, di raccontarla infarcita di menzogne, di modellarla come fosse creta e sperare che essa creta si solidifichi al punto di non poter essere modellata mai più. Ebbene sappiano costoro che la creta, una volta essiccata, si sbriciolerà, sotto i colpi dell’ascia della verità che non si potrà fermare.

Estrema l’attualità delle parole del Ministro dell’Educazione Nazionale

La necessità di “dissipare errori e false interpretazioni”

Lo straordinario vigore polemico con cui Benito Mussolini demoliva le “arbitrarie ricostruzioni degli avversari”

Non voglio togliere spazio alle parole di Biggini, e le mie “intromissioni” vogliono solo tentare di argomentare le sue parole, che- è vero – non hanno certo bisogno delle mie per essere comprese e interiorizzate. Ma alla fine dei conti egli ce le ha donate come un prezioso tesoro e probabilmente anche le argomentazioni di ciascuno di noi, che apparteniamo a questo tempo, possono costituire un tentativo, quantomeno, per tenerle vive, quelle parole. In buona sostanza esse costituiscono, ancora oggi, il veicolo per delle riflessioni che sono tutt’altro che campate in aria. Ma è tempo di lasciare di nuovo la parola a lui, ascoltate: “Egli [il Duce, NdR] trovò sempre, di fronte a tanto fermento di passioni e di idee, in mezzo alla dura sanguinosa lotta, ispirazioni così profonde ed accenti così alti che, anche oggi, alla calma lettura, quei discorsi, quegli scritti suscitano intima commozione. Non una parola superflua o fuori posto, ma rigore logico nella coordinazione di elementi storici, filosofici, politici: il grande corso della storia italiana ed europea riassunto, interpretato, svolto, dominato, come una forma plastica. Alla grandezza e alla gravità degli argomenti fanno riscontro, come nello scritto del quale trattiamo, la moderazione e la precisione del linguaggio; alla necessità di dissipare errori e false interpretazioni, il vigore polemico, spesso pervaso di sarcasmo e di ironia, che demolisce arbitrarie costruzioni degli avversari, chiarisce equivoci e delinea con la forza delle argomentazioni, i reali contorni degli avvenimenti, il carattere e la portata della grande lotta antibolscevica, antisocialista, antidemocratica”.

Osservate quanto è attuale, Biggini. “Dissipare errori e false interpretazioni” con quel vigore polemico che “demolisce arbitrarie costruzioni degli avversari”. È ciò che – racconta il Ministro – fece il Duce. E non è forse ciò che dovremmo prendere come esempio e guida? Oh certo, non possediamo neppure lontanamente l’ombra del “vigore polemico” del Duce, né le capacità oratorie di Biggini, e nemmeno possediamo – ahinoi – le loro capacità intellettive, il loro indubbio fascino, la loro straordinaria sapienza. Ma non possiamo, nel nostro piccolo, modestissimamente, tentare almeno di essere degni di tutto questo? Almeno tentare di esserne degni. Probabilmente è davvero il minimo che possiamo fare.

Per oggi ci fermiamo qui, nostro malgrado. Torneremo sul tema martedì prossimo. Domani infatti ricorre l’anniversario della morte di Bruno Mussolini e la nostra pagina di storia sarà dedicata a questo straordinario personaggio caduto troppo presto. Ci sarà, inoltre, il consueto appuntamento domenicale con la grande guerra. Lunedì questo quotidiano non esce; c on Carlo Alberto Biggini, dunque, l’appuntamento è per martedì 9 agosto.

emoriconi@ilgiornaleditalia.org

Emma Moriconi

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