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Quanto allego è un mio vecchio articolo. Sono spinto a questa iniziativa per dimostrare che con una accorta e ONESTA politica si può uscire dall’attuale crisi. Si tenga presente che validi studiosi hanno attestato che la crisi del 1929 fu peggiore dell’attuale. Dato che in economia le soluzioni per abbattere una recessione non cambiano negli anni, domando: perché non adottare gli stessi principi (parlo di PRINCIPI)  che furono usati negli anni ’30 da Mussolini e dai suoi ministri?

Sapete che nella legge di stabilità (finanziaria) varata in questi giorni dal governo Letta prevede: 1) 100 mila Euro per la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea; 900 mila Euro sono stati destinati al Binario 21 di Milano (luogo collegato allo Shoah) e, addirittura 2,5 milioni di Euro per la “lotta al nazifascismo”!!!!

E noi paghiamo!

Ed ora, Vi prego leggete!

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Dopo il “Porcellum” e il “Bordellum” prepararsi all’”alternativa al sistema”
Questo numero de IL SESTANTE si occupa di tre aspetti che hanno caratterizzato le ultime settimane: la sentenza che ha reso incostituzionale la legge elettorale detta Il Porcellum; la decisione del Senato di escludere da quella Camera Silvio Berlusconi e l’esortazione dell’attuale Pontefice a riprendere i principi di coesione e di partecipazione propri della dottrina sociale della Chiesa per farne base ispiratrice di radicali riforme politiche ed economiche.
Per i primi due argomenti abbiamo scelto i puntuali commenti, non tanto le elaborazioni di illustri costituzionalisti oppure gli agguerriti articoli di giornalisti di destra, bensì due corsivi che riflettono intelligentemente entrambi la situazione finale del morente sistema politico ancora vigente in Italia.
Come è noto, spesso il dramma quando viene prolungato oltre la propria natura, finisce in farsa (come osserva Massimo Gramellini trattando del passaggio”dal Porcellum al Bordellum”) e così sta avvenendo perché l’attuale regime insiste nel baloccarsi con pesanti dettagli fiscali spostando l’imposizione da una voce all’altra, senza passare ad un vero programma di interventi che producano occupazione e redditi per lavori pubblici prodromi alla ripresa della domanda aggregata e degli investimenti nelle imprese.
Per il secondo aspetto abbiamo voluto sottolineare che – come dice Marcello Veneziani – è ora di finirla e di passare all’”alternativa al sistema”, ossia a quella fase costituente, non ipotecata dalla attuale classe dirigente, al fine di realizzare una Repubblica presidenziale che abbini una energica capacità decisionista con una riforma della rappresentanza democratica basata su chiare responsabilità e autentiche competenze frutto di un esercizio professionale già svolto.
A coronamento di questi commenti viene criticato il superato sistema di analisi politica basato sulla semplice ed usurata accusa di “populismo”, mentre invece è venuto il momento di introdurre soluzioni interventiste nei settori di competenza dello Stato perché riguardanti servizi e strutture essenziali per il funzionamento di una sana economia di mercato in cui la competitività sia effettiva perché regolata.
Conclude le riflessioni di questo numero del bollettino il terzo argomento trattato in un articolo di Mario Bozzi Sentieri che sottolinea la tempestività dell’indicazione da parte dell’attuale Papa circa la necessità di una rinnovata coesione sociale fondata su quegli orientamenti che derivano dalla collaborazione fra i fattori della produzione, dalla partecipazione di tutti i cittadini alla vita delle istituzioni e quindi si basa sulle responsabilità concrete e ben individuate, non solo parolaie, di chi viene indicato dal popolo a dirigere la società organizzata a Stato (g.r.).

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

- Massimo Gramellini e Marcello Veneziani: due puntuali commenti. Surrealismo politico ed alternativa al sistema

- Eugenio Scalfari: Che accadrà di tutti noi senza più il caimano? Problematiche miopi a fronte grandi esigenze vitali

- Marc Lazar: Il centrodestra e l’Europa tra stabilità e populismo. Bisogna superare i vecchi metodi di analisi inadeguati alla realtà

- Facciamo nostro l’invito di Papa Francesco. È tempo di puntare sulla coesione sociale (Mario Bozzi Sentieri).

Clicca qui per scaricare il bollettino completo

di Primo Arcovazzi
Il 4 Dicembre 2014, la Herald Editore, nell’ambito del progetto nazionale “Per non dimenticare”, per la tutela della memoria storica, ha istituito il “Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti”. Nato sotto l’alto patrocinio morale dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della Repubblica Sociale Italiana, l’ente apolitico e apartitico si pone l’obiettivo di realizzare, nel periodo che va da Gennaio a Giugno prossimi, un “percorso della memoria” sul territorio alla riscoperta della storia della RSI attraverso il sacrificio dei suoi caduti. Presidente onorario è stato designato Umberto Bisaccioni, Paracadutista del Reggimento “Folgore” della Repubblica Sociale, già distintosi nei combattimenti di Castel di Decima e Malpasso contro i Britannici.
La data del 4 Dicembre non è stata scelta a caso. Proprio il 4 Dicembre 1943 il Capo della Provincia di Rieti Ermanno Di Marsciano tenne il suo primo “Rapporto” ai Segretari dei Fasci Repubblicani di Combattimento reatini con cui rilanciò l’attività del fascismo su tutto il territorio.
Le manifestazioni che coinvolgeranno il territorio reatino vedranno il loro culmine nel Giugno 2014, con la presentazione di un volume sulla storia della Repubblica Sociale Italiana in provincia di Rieti, edito dalla Herald Editore e scritto dal ricercatore della Fondazione della RSI Dott. Pietro Cappellari, nominato per l’occasione Responsabile culturale del neocostituito Comitato.
«Sono onorato di ricevere questo importante incarico – ha dichiarato Cappellari – che costituisce il suggello di 10 anni di ricerche su tutto il territorio reatino. L’idea era maturata già questa Estate, quando con alcuni studiosi avevano constatato la mancanza, in queste zone, di una memoria storica reale che non fosse quella distorta e di comodo elaborata dall’antifascismo di professione per meri fini politici. Nel corso di più di 10 anni di ricerche nella provincia di Rieti, ho potuto far luce su numerosi aspetti della Repubblica Sociale Italiana e dissipare quella fitta muraglia di omertà che impediva una corretta analisi dei fatti storici come realmente avvenuti. I martirii di Iolanda Dobrilla e Assunta Vannozzi, uccise dai partigiani seppur innocenti; la scoperta della “fossa di Leonessa” (Agosto 2004); la prima corretta ricostruzione della strage partigiana di Poggio Bustone; il mistero della “scomparsa” del Comandante ribelle Mario Lupo; sono stati solo alcuni dei tasselli di una storia dimenticata che abbiamo posto all’attenzione del pubblico reatino. Siamo stati i primi, nel Marzo 2007, dopo 63 anni, a rompere il muro di silenzio che aleggiava su Poggio Bustone con una cerimonia pubblica, alla luce del sole, in ricordo dei caduti della RSI. Siamo stati i primi a portare un fiore e a far benedire da un Frate il luogo di quella che è una delle prime stragi partigiane in Italia. Il Comitato appena costituito vuole continuare su questa strada, riscoprendo con un “cammino della memoria” un passato ricco di eventi, troppo spesso confinati nelle squallide contese politiche, falsati dall’odio antifascista. Superando tutto ciò, porteremo la cultura e la memoria in primo piano, con un percorso guidato dalla ricerca storica, con lo spirito che ci è proprio, ossia l’analisi dei documenti e la passione all’Indiana Jones nel cuore. Per scelta dei promotori, il Comitato non chiederà contributi pubblici, ma si autofinanzierà, dimostrando così che è possibile rendere un servizio alle comunità locali senza “spartirsi i soldi”, come troppo spesso avviene in questa Italia dei “miracoli”. Del resto, la mia esperienza sul territorio mi induce a pensare che questo tipo di ricerca trova ancor oggi la destra e la sinistra unite in un’ostilità di fondo, ingiustificata se si pensa che sono trascorsi ormai settant’anni e che i “signori” che gestiscono la cosa pubblica dovrebbero pensare a risolvere i problemi della gente anziché fomentarsi in diatribe storiche. Purtroppo, sia la destra che la sinistra che sono state al potere si sono trovate unite nel finanziare progetti antifascisti, non permettendo ai liberi ricercatori di proporre nuove interpretazioni dei fatti legati alla RSI senza
condizionamenti politici, senza l’obbligata professione di allineamento al politicamente corretto. Non abbiamo carriere politiche da difendere. Ci sentiamo uomini liberi e da tali ci comporteremo. Ringrazio fin d’ora i giornalisti, i ricercatori, gli studiosi e gli appassionati di storia che hanno aderito al Comitato, certi che il lavoro che andremo a svolgere nei prossimi mesi costituirà un tassello fondamentale per comprendere la storia della provincia di Rieti. Chiunque potrà partecipare alle nostre iniziative sia personalmente, sia inviando un proprio contributo. Per questo attiveremo nei prossimi giorni una mail specifica per gestire gli eventi: heraldcomitati@libero.it.
E’ già in linea una Pagina (www.facebook.com/comitatorsirieti) dove saranno presentate tutte le nostre attività. Dopo 70 anni, finalmente, si finirà con la strumentalizzazione politica dei fatti del passato, con la speculazione sui morti della guerra, e si inizierà a fare storia. Liberamente»

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