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CENTRO DI RICERCA E DOCUMENTAZIONE SULLO SBARCO E LA BATTAGLIA DI ANZIO

LXIX ANNIVERSARIO

DELLO SBARCO DI NETTUNIA

MARTEDI’ 22 GENNAIO

Ore 17,30 – Museo dello Sbarco di Anzio (Villa Adele):

Inaugurazione Mostra “Aerosiluranti nella Battaglia di Anzio” con l’esposizione del motore Savoia Marchetti 79, ripescato nel mare di Anzio, e di uniformi, immagini, modellismo e oggettistica.

Inteverrà il dott. Pietro CAPPELLARI

Info: http://www.sbarcodianzio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=55%3A69-anniversario-dello-sbarco-di-anzio&catid=10&Itemid=182&lang=it

Pagina FB:

http://www.facebook.com/home.php#!/events/538593039493543

Gabriele Adinolfi

La campagna elettorale è un’occasione unica per lanciare slogan e incrociare le spade per mezzo di programmi che come tutti sappiamo non verranno mai applicati.
Stavolta la situazione è particolarmente favorevole per accapigliarsi, visti la pressione fiscale, il blocco dei crediti, il crollo dei consumi, la liquidazione dello stato sociale e l’attacco a salari, risparmi e pensioni. E considerata, sempre che ce ne accorgiamo, la cessione di sovranità.
Il guaio è che non si vede come vi si possa far fronte mediante un eventuale cambio di governo, né s’indovina chi si possa candidare come classe dirigente alternativa.
Difatti, pur tra cento sfumature, sono solo due le posizioni di fondo, di cui peraltro gli stessi sostenitori non sempre sono pienamente consapevoli.
Da una parte abbiamo le concezioni meccaniciste e materialiste che condividono i marxisti e i cosiddetti mercatisti, o se vogliamo i liberisti mondialisti.
Per entrambi il potere politico è un puro e semplice involucro del potere economico, dunque del capitale internazionalizzato e del mercato unificato. Ragion per cui Napolitano come Monti ritengono naturale e salutare la cessione di sovranità. Ragion per cui Fassina e Vendola si contrappongono a Montezemolo e Albertini sul taglio delle riforme e sulla distribuzione fiscale, ma sono tutti Draghi-dipendenti.
Dall’altra parte abbiamo i pindarici, o i reazionari utopistici, che si differenziano tra loro sul come intendono il ruolo dello Stato e la politica del lavoro ma concordano tutti nell’attribuire superficialmente alla sottomissione, alla corruzione e all’incapacità della classe dirigente il portato di una crisi che, cambiando la classe dirigente e quindi la linea politica, secondo loro si andrebbe a risolvere potenziando la sovranità nazionale o regionale.
A questo secondo gruppo appartengono quasi tutti i partiti populisti del centrodestra, dell’estrema destra, dei leghisti secessionisti e di una buona fetta del populismo qualunquista grillino.
A contrapporre i primi ai secondi è poi la posizione, sempre estremistica ed irrazionale, sull’Europa. I meccanicisti la esaltano, i pindarici ne fanno un’ossessione.

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Un interessante resoconto sulle comodità già presenti sui bus imperiali. Dalla rivista Ruote Classiche

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Il superamento del liberalismo e del socialismo ha radici profonde in un secolo di dottrina e di esperienze istituzionali.

Purtroppo molti storici ed intellettuali di varie tendenze trascurano, o spesso negano, quanto costituisce i precedenti di un progetto politico e sociale di grande attualità valido per le soluzione delle problematiche incombenti.

Va pertanto segnalato quanto è apparso venerdì 4 gennaio 2013 sul Corriere della Sera nella Rubrica tenuta da Sergio Romano, che tutti conosciamo come noto diplomatico, storico di forte impegno ed intelligente commentatore degli avvenimenti contemporanei.

Pubblichiamo qui di seguito il testo di una lettera di Stefano Massimo Pontiggia e la risposta dello scrittore, pubblicata sotto il titolo: Fiume e la Carta del Carnaro un testo sociale e libertario.

Scarica la lettera e la risposta di Sergio Romano

Inaugurazione della mostra del pittore Ferruccio Ferrazzi – 17/03/1943

Guarda il video

Autore: Pietro Cappellari

 

Editore: Herald Editore (Roma 2011)

 

Formato: 17×24 (429 pagine)

 

Prezzo: 30 Euro

 

Info: cappellaripietro@gmail.com

 

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Nettunia venne ufficialmente “fondata” il 24 gennaio 1940-XVIII E.F. con l’organica fusione dei due preesistenti Comuni di Anzio e Nettuno. Questa cittadina è degna di essere annoverata tra le “città fantasma”, tra quegli antichi agglomerati urbani che la storia ha sepolto e delle quali si è persa memoria storica.

Nettunia fu un “progetto” del Regime fascista e per questo fu condannata a una damnatio memoriae che permane tutt’oggi. Anche tra i residenti di Anzio e Nettuno pochi sanno cosa fu Nettunia e questi pochi, molto spesso, hanno delle informazioni – o dei ricordi – del tutto deformati da pregiudizi consolidati, dalle ideologie politiche, dalla televisione e dalla stampa.

La storia di Nettunia è intimamente legata alla Seconda Guerra Mondiale. Non solo per il particolare periodo storico che la vide nascere, ma anche per il rapporto che s’instaurò con i numerosi militari che si avvicendarono sul suo territorio, sede di importanti installazioni delle Regie Forze Armate.

Nettunia, fu devastata dalla guerra, quella guerra che iniziò con i bombardamenti angloamericani ed ebbe il suo apice nello sbarco alleato del 22 gennaio 1944 e nelle successive battaglie che sconvolsero tutto il territorio della testa di ponte.

Tra questi eventi si colloca l’8 settembre 1943: la resa incondizionata dell’Italia, l’occupazione germanica, lo squagliamento dei reparti del Regio Esercito. Anche in questo caso, Nettunia ha una storia da raccontare. Una storia straordinaria e sconosciuta.

Una cattiva “coscienza” elaborò, nel dopoguerra, il mito delle “tre giornate di Nettuno”. Un mito che affermava che, dopo l’8 settembre, il “popolo di Nettuno” era insorto contro i “nazi-fascisti”.

Si trattò semplicemente di una grossolana operazione di manipolazione della storia. I documenti da noi ritrovati hanno, per la prima volta, potuto far luce su cosa avvenne realmente nella cittadina in quei caotici giorni, smantellando la vulgata resistenziale.

Parte non secondaria di questo studio riguarda l’esame delle violenze che gli Alleati commisero contro la popolazione dopo l’operazione di sbarco. Crimini di ogni tipo, oggi dimenticati o addirittura giustificati. Furti, rapine, omicidi, stupri, perdita della dignità nazionale, furono il triste tributo da pagare a coloro che vennero chiamati “liberatori”.

Con questo lavoro, per la prima volta, viene presentata al pubblico la storia di Nettunia, un progetto straordinario nato dalla tenace volontà di riscattare nel Lavoro le Tradizioni millenarie di un Popolo.

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Autore: Pietro Cappellari

 

Editore: Herald Editore, Roma 2010 (seconda edizione riveduta e aggiornata)

 

Formato: 17×24; 250 pagine

 

Euro 20

 

Info: cappellaripietro@gmail.com

 

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Nel corso della prima metà del Novecento, sia ad Anzio che a Nettuno, esistevano i “Legionari”: la Prima Guerra Mondiale, la “pacificazione” della Libia, la conquista dell’Etiopia, la Cruzada spagnola e, naturalmente, la Seconda Guerra Mondiale, avevano visto la massiccia partecipazione di Nettunesi ed Anziati che, con il loro sangue, avevano scritto le pagine più belle della storia d’Italia.

Con l’8 settembre 1943, con la firma della resa incondizionata, sembrò spezzarsi questo “continuum” e quel popolo che aveva dato alla storia “Santi, Eroi, Navigatori”, sembrò scomparire nell’anonimato più completo.

Invece no. Troppo superficiale e troppo comodo sarebbe sostenere questa tesi. Perché, mentre tutto un mondo crollava, mentre l’Italia cadeva nella più dolorosa e vergognosa resa che la storia ricordi, vi fu chi, pur sapendo di andare di fronte ad una sconfitta certa, prese le armi “per l’onore d’Italia” e dimostrò che quel tipo umano, capace di miracoli ed eroismi, non era scomparso dalla nostra penisola.

I ragazzi della RSI dimostrarono che l’Italia poteva ancora vantare i suoi… Legionari.

Questo studio intende ricordare coloro che per una scelta d’onore sacrificarono quello che di più caro un uomo può avere: gli affetti e la vita.

Si trattò della scelta più difficile, ma a questi uomini poco interessava la “convenienza”, poco interessava il “calcolo”. Furono coscienti artefici del loro destino e furono coscienti che quella scelta, quel loro volontarismo, avrebbe costituito un “punto di non ritorno” che li avrebbe condotti anche al sacrificio supremo.

Di fronte ad una massa “grigia” e rassegnata, che passiva attendeva lo scorrere degli eventi, il loro esempio rifulge come un faro di luce nelle tenebre della notte.

Per sessant’anni il loro sacrificio venne dimenticato perché un’apposita censura politica non ha mai permesso che si parlasse di loro. Questo lavoro vuole scardinare il processo mentale di censura della memoria collettiva e ricordare chi – con delle scelte ben precise – fu artefice e protagonista della storia.

Particolarmente interessante la ricostruzione delle storie dimenticate di tutti quei Nettuniani che, arruolatisi nelle Forze Armate Repubblicane, non fecero più ritorno alle loro case.

Questo è stato l’aspetto più difficile della ricerca. Neanche i famigliari, infatti, hanno mai saputo nulla della loro storia.

Si è trattato di andare a ricostruire, tassello dopo tassello, dei mosaici di cui nessuno aveva mai visto l’aspetto. Fatti avvenuti in diverse località dell’Italia settentrionale, dimenticati anche dalla stessa memoria collettiva locale, su cui mancava un qualsiasi studio o testimonianza.

È stato così possibile ricostruire il disarmo del Presidio di Trino (Vercelli) della Brigata Nera “Ponzecchi”; lo scontro di Monforte d’Alba sostenuto dalla GNR di Imperia; il rastrellamento del Monte Genevris della GNR di Brescia; il rastrellamento di Pareto della Divisione “San Marco”; gli ultimi combattimenti in difesa della Valle Padana della Divisione GNR “Etna”; le stragi partigiane del dopoguerra a Milano; ecc.

Tutti episodi dimenticati che vengono ora presentati per la prima volta al pubblico, attraverso una rigorosa ricostruzione storica dei fatti.

Dopo più di 60 anni, tornano ad Anzio e Nettuno le storie dei loro figli caduti “per l’onore d’Italia”.

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Libro CappellariAutore: Pietro Cappellari

Editore: Herald Editore, Roma 2010

Formato 17X24; 569 pagine

Euro 30

info: cappellaripietro@gmail.com

Tempo di Storia, con la “S” maiuscola. Tempo di immancabile e doverosa rimessa in discussione degli innumerevoli miti e delle vanagloriose leggende di guerra dei soliti “liberatori”. Tempo, in fine, di una oggettiva e salutare rivalutazione di tutti quegli Italiani che, per libera scelta e piena determinazione, rifiutando l’armistizio e il tradimento regio dell’8 settembre 1943, ebbero il coraggio di lanciare intrepidamente il loro cuore oltre l’ostacolo, e di contrastare valorosamente metro per metro, con il loro volontario ed esemplare sacrificio, il rullo compressore dell’incontenibile invasione militare angloamericana, fino dentro le mura di Roma.
In una frase: tempo di ritorno alla realtà dei fatti.
In particolare, in questo suo ultimo (last but not least…) lavoro, Cappellari ci permette di penetrare negli anfratti nascosti e fino ad ora proibiti della genuina ricerca storica e di scoprire, meravigliati e sorpresi, una serie di fatti e di situazioni che smentiscono, in larga misura, la vulgata a proposito del celebre sbarco angloamericano di Nettunia.
Scopriamo, al momento dello sbarco alleato sulle spiagge di Nettunia, l’eroismo dei soldati germanici, dei Paracadutisti del “Folgore”, dei Marò del “Barbarigo”, degli uomini delle SS italiane, degli equipaggi dei barchini esplosivi della X MAS, nel tentativo di contrastare e respingere le forze di invasione angloamericane. L’abnegazione e il coraggio di 40 studenti italiani dei Gruppi Universitari Fascisti, volontari nella Luftwaffe, che furono in grado, nella zona di Cisterna, di ostacolare i reiterati assalti dei Paracadutisti statunitensi. L’eroica morte di Carlo Faggioni dei reparti Aerosiluranti italiani. L’epopea dei cecchini fascisti di Roma che, per ben tre giorni, combatterono contro gli Statunitensi una guerra dimenticata da tutti.
Scopriamo parimenti la fandonia di “Angelita di Anzio” (Angelita non è mai esistita!) e la Resistenza immaginaria… sui Colli Albani e i Monti Lepini (salvo casi di violenza personale ad Ariccia e a Palestrina…).
Pietro Cappellari, in questa sua istruttiva ed accattivante opera, ci parla di moltissimi altri episodi che, fino ad oggi, sono stati volutamente celati e colpevolmente “coperti”, agli ignari cittadini, dall’antifascismo italiano del secondo dopoguerra.
Ci parla, in particolare, dei territori laziali “liberati”; del mercato nero organizzato dai soldati USA con la collaborazione di delinquenti comuni e di incalliti imbroglioni italiani. Ci racconta di Am-Lire e di prostituzione (le famose “signorine”… così care ai GI’s statunitensi).
Insomma – il va sans dire… – è un libro assolutamente da leggere e da fare leggere, da meditare e da fare meditare.

Alberto B. Mariantoni

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