All’insegnante è riservato il compito di dimostrare che le grandi parole di patria, di giustizia, di dovere, di onore, di sacrificio, di eroismo non sono parole vane.
“Non so quanto e come furono allora intese queste mie parole, ma l’attuale disorientamento, spiegabile in parte con la gravità degli errori commessi il 25 luglio e l’8 settembre, quando fu consumato un delitto di lesa Patria, e furono compiuti atti di incosciente suicida follia, esige non solo che mi rivolga ancora al vostro cuore e al vostro intelletto, ma anche che la Scuola segua nella formazione morale, civile e guerriera del cittadino la più rigorosa unità di criteri direttivi e didattici. La responsabilità dell’insegnante nell’ora presente è così alta che qualunque esitazione, ogni parola men che meditata, sentita, adatta, e soprattutto non nata in quel clima di comunione spirituale ch’essi devono creare nella scuola, equivale all’abbandono di posto di fronte al nemico. Non sentire o trascurare o soffocare le grandi, genuine, intatte forze in mezzo alle quali essi hanno liberamente scelto di operare, dimenticare la preziosa azione che dalla scuola si propaga nelle famiglie, in tutte le categorie sociali, andrebbe considerato alla stregua d’un tradimento”.
È Carlo Alberto Biggini che parla, e parla agli “educatori italiani”, agli “uomini della scuola”. Si tratta di un documento importante, e le parole di Biggini vanno riproposte, perché in esse si trova la spiritualità, e anche la praticità invero, ma anche perché sono lo specchio di un’epoca, da un’angolazione che generalmente non viene raccontata, e che invece è essenziale conoscere e tramandare.
“Un occhio fattosi più acuto e più paterno non dovrà ignorare che il fanciullo, l’adolescente, il giovane non sono ancora così compiutamente uomini, da non essere turbati e sconvolti da una tempesta, che prova durissimamente gli stessi uomini, padroni di sé e già in possesso di tutte le loro forze. All’insegnante è riservato il compito di dimostrare che le grandi parole di patria, di giustizia, di dovere, di onore, di sacrificio, di eroismo non sono parole vane. Se è vero che le persone per cui soffriamo ci diventano sempre più care, tutte le nostre sofferenze per la Patria faranno aumentare il nostro amore per l’Italia. Che tutti amino la Patria dolorante in concordia di animi: tale concordia stringerà la nazione sin nel profondo. E la nazione unita si convincerà che solo la lotta e il combattimento potranno ridarci la salvezza. Una seria e vera educazione nazionale potrà ridare agl’Italiani la coscienza dei loro doveri, rieducare il nostro popolo ad una disciplina, che ha le sue radici nelle supreme esigenze della vita collettiva. Se l’Italia perderà la propria indipendenza, e con la vittoria anglo-russo-americana la perderà sicuramente, essa perderà del pari la possibilità d’intervenire attivamente nel corso degli eventi interni ed internazionali e di determinare il contenuto della propria azione politica”.
Infausto vaticinio, si potrebbe dire. Eppure quanto ha ragione, Biggini. Profetico.
“La nostra esistenza – dice ancora – e la nostra epoca si svolgeranno, allora, secondo la volontà della forza straniera, che presiederà ai nostri destini. Finirà per non aver più una propria individualità, un proprio periodo storico, ma conterà i suoi anni dagli avvenimenti degli altri popoli. Ecco perché tutti coloro che hanno una missione educatrice da compiere devono meditare e considerare la comune condizione in cui versiamo ed auspicare che in tutti i punti della Patria nostra gli animi si infiammino a risoluzione ed azione”.
Si rivolge, il Ministro dell’Educazione Nazionale a coloro che “hanno una missione educatrice da compiere”, appunto, che sono invitati a “meditare e considerare la comune condizione in cui versiamo”: vale la pena sottolinearlo perché questa attenzione agli educatori c’è sempre stata, nel periodo mussoliniano. Ricordiamo i tanti interventi normativi in tema, come pure il pensiero di Benito Mussolini che è ben chiaro sin dalla sua infanzia addirittura, tema che abbiamo trattato spesso su queste colonne.
Biggini di certo è uno dei personaggi maggiormente interessanti del periodo, e pensare di conoscere il Fascismo senza conoscere il pensiero e il messaggio di Biggini è impossibile. Egli è parte essenziale della mistica del Fascismo, e anzi ne è uno degli esempi migliori. Ecco perché identificare il Fascismo solo con lo squadrismo, con le camicie nere, con l’aspetto diciamo più esteriore di esso è non solo superficiale ma anche profondamente ingiusto nei confronti della nostra storia. Rileggere questo passo, per esempio, focalizzare su di esso l’attenzione è determinante per comprendere: “Che tutti amino la Patria dolorante in concordia di animi: tale concordia stringerà la nazione sin nel profondo. E la nazione unita si convincerà che solo la lotta e il combattimento potranno ridarci la salvezza. Una seria e vera educazione nazionale potrà ridare agl’Italiani la coscienza dei loro doveri, rieducare il nostro popolo ad una disciplina, che ha le sue radici nelle supreme esigenze della vita collettiva”. Un messaggio che è tutto fuorché di odio, è piuttosto un richiamo alla solidità e all’unità nazionale, per il bene superiore, che è quello della collettività. Il lettore ricorderà certamente quanto si è detto a proposito di Stato e Antistato, e di come il principio del bene dello Stato, inteso come comunità nazionale non solo fisica ma anche e soprattutto spirituale, sia il fondamento della dottrina fascista.
Emma Moriconi