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La S.V. è invitata
Domenica 16 Febbraio 2014
alle ore 10:30, presso il cavalcavia di Campo di Carne
di Aprilia (Via Nettunense)
alla commemorazione dei caduti dell’Operazione “Fishfang” (16-20 Febbraio 1944) che vide protagonista il Battaglione Paracadutisti “Nembo” della RSI.
Alle ore 16:30, presso il “Vallelata Village”
(Via delle Valli n. 41 – Aprilia)
si terrà la presentazione del libro
Lo sbarco di Nettunia e la Battaglia per Roma
(Herald Editore)
di Pietro Cappellari
Introduce: Prof.ssa Patricia Renzi
Info: https://www.facebook.com/comitatosbarconettunia

Di Piero Vassallo

Dai torchi dell’editore senese Cantagalli è felicemente uscito “Il posto di Dio nel mondo“, una  splendida antologia dei discorsi controcorrente su potere, politica e legge, tenuti da Benedetto XVI e  raccolti con diligente cura da  Stefano Fontana.

La chiarezza e la profondità dei testi pubblicati, induce a rammentare che  papa Ratzinger  ha elevato il tono della cultura cattolica, avviandola, con erudizione sicura e illuminata cautela, all’oramai irreversibile cammino della restaurazione post-conciliare.

Nel discorso preparato in previsione dell’incontro alla Sapienza, in calendario per il 17 gennaio del 2008 e purtroppo rinviato a causa di diffusi pruriti laicisti, Benedetto XVI riconobbe la necessità (a suo tempo avvertita da Jurgen Habermas) di stabile un rapporto tra politica e verità e sostenne che la soluzione del problema si trova nella filosofia di San Tommaso d’Aquino.

E’ insegnamento di San Tommaso, infatti, che “la filosofia deve rimanere nella propria libertà e nella propria  responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità”.

 Ora i limiti della filosofia si possono superare applicando la formula del Concilio di Calcedonia, secondo cui filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro senza confusione e senza separazione.

Di qui la soluzione proposta dal dotto pontefice: “la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante  in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che la fede cristiana ha ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino”.

La via d’uscita dal tunnel nichilista, nel quale si è smarrita la  cultura post-moderna, è dunque indicata nell’equilibrio di fede e ragione, una feconda armonia, che i secoli cristiani hanno stabilito e conservato.

Malgrado le contrarie apparenze, è dunque possibile affermare che, per effetto del pontificato di Benedetto XVI, è iniziato il riscatto della verità cattolica, sofferente sotto la massa imprigionante/umiliante dei coriandoli lanciati dalle finestre dell’irenismo teologizzante.

Nella tormentata storia della Chiesa durante l’età delle neo-rivoluzioni, la figura di Benedetto XVI rappresenta la volontà di sciogliere il nodo stretto dalla incauta/illusoria mitologia conciliare intorno all’autocorrezione dei moderni erranti.

I puntuali ragionamenti e le critiche taglienti indirizzate da papa Ratzinger alle scolastiche, che avviliscono e tormentano la politica in scena nelle nazioni occidentali, comunità uscite dall’incubo ideologico per entrare nell’inferno del nichilismo, sono finalizzati alla confutazione degli errori piuttosto che alla loro paciosa/precipitosa assoluzione e alla loro empiamente pia assimilazione.

Benedetto XVI ha iniziato un cammino opposto a quello suggerito dall’irenismo emanato dal Vaticano II.

Nella scrupolosa post-fazione ai discorsi di papa Ratzinger, monsignor Giampaolo Crepaldi, quasi aggredendo l’opinione di Karl Rahner sui cristiani anonimi, sottolinea opportunamente il rifiuto opposto al relativismo e rammenta che “la libertà di religione non vuol dire che qualsiasi scelta religiosa conferma e verifica la libertà di religione”.

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Martedì 11 febbraio 2014 alle ore 20,45
Sala Rotonda – Parrocchia S. Cuore Immacolato di Maria
Piazza Euclide 34, 00197 – ROMA
ho il piacere di invitarVi all’incontro dal titolo:
I 51 BEATI MARTIRI DI BARBASTRO
(Spagna, estate 1936)

Come meglio dettagliato in allegato, sarà proiettato il bel film
IL DIO PROIBITO
preceduto da un saluto ed una introduzione al tema da parte del Parroco Vincenzo Tobes, del Presidente di IDENTITA’  E CONFRONTI Giancarlo Elena e del Presidente
della Fondazione RIVOLTA IDEALE Domenico Gramazio.
Come di consueto al termine ci intratterremo per un saluto durante un piccolo buffet allestito col contributo di tutti.
Sperando di incontrarci in tale occasione, raccomando la massima puntualità.

Un caro saluto.

Adriana Elena

Il 10 Febbraio 1944, il territorio reatino veniva sconvolto da una strage troppo in fretta cancellata dai libri di storia. Come ogni mattino, un’autocorriera della SAURA partita da Amatrice percorreva la Salaria in direzione Sud, quando, verso le 8:00, mentre attraversava il piccolo abitato di Bacugno di Posta fu avvistata dai caccia angloamericani in cerca di “prede”. Fu un attimo. L’automezzo fu subito centrato da una scarica di proiettili che lo fece sbandare paurosamente tra le grida dei passeggeri. L’autobus si fermò sul ciglio della strada, immobile e fumante. Al suo interno v’era il caos più totale, tra i morti e i feriti agonizzanti, tra il sangue sparso ovunque e i corpi sovrapposti aggrovigliati in un ultimo abbraccio, si distinsero gli autisti Evaristo Rauco e Mario Piccioni che tentarono con tutti i mezzi di aprire le porte rimaste bloccate. Sembrava tutto passato quando, con la solita tattica, gli aerei angloamericani si avventarono nuovamente sulla corriera immobile e fu strage. Con il solito sadismo, quelli che, nel dopoguerra, un certo servilismo appellò come “liberatori”, si macchiarono di un altro crimine di guerra rimasto impunito. Dalla corriera in fiamme furono estratti tredici morti – tra cui il Commissario Prefettizio e Commissario di Fascio di Amatrice Giovanni Mezzetti, l’autista Evaristo Rauco e il secondo autista Mario Piccioni – e diciassette feriti tra cui il Brigadiere dei Carabinieri Adamo Silvestri e il Milite della GNR Romolo Glassetti.

«A 70 anni da questa strage impunita – ha dichiarato il Dott. Pietro Cappellari, Responsabile culturale del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti – è doveroso ritornare su una pagina di storia cancellata per servilismo e viltà. Il nostro Comitato vuole ricordare quel vile crimine di guerra compiuto dagli Angloamericani contro la popolazione civile italiana, perché le vittime di tanto sadismo siano ricordate degnamente. Proprio per questo abbiamo proposto ai Sindaci di Posta e di Amatrice di erigere un monumento sul luogo della strage a perenne memoria della violenza degli Angloamericani e perché si istituisca – finalmente – una “giornata della memoria” per le vittime dei cosiddetti “liberatori”».

 

Ufficio Stampa

Comitato Pro 70° Anniversario

della RSI in Provincia di Rieti

venerdì 14 febbraio 2014

incontro con il giornalista e reporter Sandro Provvisionato

dal titolo “Dossier Sirya”

Perché non si parla più della situazione in Siria? Perchè i mass-media, dopo aver “bombardato” l’opinione pubblica, sui “misfatti” dell’attuale regime siriano, tace sugli ultimi avvenimenti?

E’ cessata improvvisamente la guerra civile in quel Paese?

Perché è stato deciso di “scaricare” le scorie delle presunte armi chimiche, in possesso di Assad, nei porti italiani?

Quali sono le implicazioni della Crisi Siriana nell’ambito della geopolitica globale? I tanti interrogativi, sugli scenari che riguardano il Medio Oriente, proveranno ad essere dipanati con la lente di attento ed esperto osservatore di problemi internazionali, dal noto giornalista e reporter Sandro Provvisionato. Già direttore di Radio Città Futura, corrispondente dell’Ansa e conduttore del TG 5, coautore del programma televisivo “Terra”. E’ autore di diverse pubblicazioni riguardanti il terrorismo, gli anni di piombo e l’uccisione di Aldo Moro. L’associazione culturale Passepartout di Latina osservatorio neutrale di avvenimenti e personaggi, vi invita all’incontro con Sandro Provvisionato che si terrà presso la sede dell’Associazione, venerdì 14 febbraio alle ore 18.30 in via Filippo Corridoni, 78nella piazzetta del quartiere Nicolosi.

Sandro Provvisionato

SOTTO L’ALTO PATROCINIO MORALE DELL’A.N.C.I.S.

Martedì 11 Febbraio 2014
alle ore 18:30
in Via Cristoforo Colombo n. 9 (Via Gabriele d’Annunzio)
a NETTUNO
per il monologo di Umberto FABI
STORIA TRAGICA ISTRIANA
Introducono:
Prof. Alberto Sulpizi
(Presidente del Comitato Nettunese Pro Gabriele d’Annunzio)
Dott. Pietro Cappellari
(Resp. culturale del Comitato Nettunese Pro Gabriele d’Annunzio)
Presentano:
Dott. Marco Formato (Scenari Armonici)
Avv. Juan Carlo Gentile
(Segretario Associazione Nazionale Combattenti Italiani in Spagna)
Info: https://www.facebook.com/comitatodannunzio

Urge la Costituente per la rifondazione dello Stato
Sta avviandosi il dibattito che finora è mancato a proposito della crisi del vigente sistema politico italiano. Il CESI, vuol cogliere i punti essenziali della questione che va oltre le astuzie insite in una riforma elettorale che a parole vuol diversificarsi dalla legge precedente, ma che in realtà la ripete ai fini di radicare ulteriormente l’oligarchia partitocratica che ha caratterizzato fin dall’inizio il regime nato con la Costituzione del 1948.
Pertanto se si può affermare che l’attuale dibattito ufficiale consiste in sostanza nel passare dal “Porcellum Padanum” al “Porcellum Italicum” (per usare una espressione spregiativa di sapore goliardico) in realtà va colta più in profondità la diffusa esigenza che è necessario passare concretamente ad una fase Costituente di rifondazione dello Stato.
Il problema ha origini e consapevolezze lontane, ma ora incombe in maniera indilazionabile. In questo numero del bollettino viene analizzato un dibattito che sta mettendo il dito nella piaga. Riteniamo che sia venuto il momento di non distinguere più tra persone con le quali si vuol dialogare perché appartengono preliminarmente ad un dato schieramento e persone con le quali invece non si deve discutere, perché appartenenti ad un diverso ambiente politico. A ciò va aggiunto il fatto che finalmente emergono fresche intelligenze al posto delle consumate abilità rivolte solo al mantenimento dello status quo ante.
Naturalmente non si tratta delle scomposte manifestazioni fine a se stesse suscitate senza un vero e nuovo disegno progettuale. È proprio infatti questo l’elemento distintivo e che rende credibili e quindi meritevoli di consenso soltanto coloro che un tale progetto di rinnovamento lo propongono in tutte quelle articolazioni che sono richieste dalla complessa società nazionale odierna, aperta al mondo e che rifiuta di non essere protagonista in una Europa unita.
Pertanto questo numero del bollettino è articolato su due tipi di analisi: una riguardante un commento sull’ intero Elzeviro pubblicato a firma del ministro Maria Chiara Carrozza su Il Sole 24 Ore del 2 febbraio ed una seconda nella quale Franco Tamassia puntualizza le prospettive, i contenuti e le implicazioni che sono insiti nella modifica del Senato, non più doppione macchinoso, ma sede dell’autentico “saper fare” per lo sviluppo scientifico, produttivo e civile del nostro Paese (g.r.).

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

- Il superamento del bicameralismo perfetto.
Elzeviro del ministro Carrozza: “Sì al Senato del saper fare”(I parte)
La Camera delle Competenze espressione della democrazia completa (II parte)
di Gaetano Rasi

- Anche un ministro del Governo Letta pone il problema di fondo della crisi del sistema.
“Saper[ci] fare” o essere competenti? di Franco Tamassia

Clicca qui per scaricare il bollettino completo

“Mai così tanta gente era stata messa in prigione. Il numero dei prigionieri fatti dagli alleati era senza precedenti nella storia. I Sovietici fecero prigionieri circa 3,5 milioni di europei, gli Americani circa 6,1 milioni, i Britannici circa 2,4 milioni, i Canadesi circa 300.000, i Francesi circa 200.000. Milioni di giapponesi furono catturati dagli Americani nel 1945, più altri 640.000 circa dai Sovietici”.

Non appena la Germania capitolò l’8 Maggio 1945, il governatore americano, il Generale Eisenhower, divulgò una “corrispondenza urgente” in tutta la vasta zona sotto il suo comando, facendo diventare per i civili tedeschi un crimine passibile di pena capitale il fatto di dare da mangiare ai prigionieri. L’ordine, tradotto in tedesco, fu inviato ai governi delle province, con istruzioni di trasmetterlo immediatamente alle autorità locali. Copie di questi ordini sono state recentemente rinvenute in vari paesi vicino al Reno. Il messaggio (ripreso da Bacque nel suo libro) diceva fra l’altro: “in nessuna circostanza approvvigionamenti di viveri dovranno essere raccolti fra gli abitanti del luogo con l’intento di darli ai prigionieri di guerra. Coloro che violeranno questa disposizione e coloro che tenteranno di aggirarla consentendo che qualcosa arrivi ai prigionieri, mettono se stessi a rischio di fucilazione”.

L’ordine di Eisenhower fu esposto anche in inglese, tedesco e polacco nella bacheca del quartier generale del governo militare in Baviera, firmato dal Capo di stato maggiore del governatore militare di Baviera. In seguito fu affisso in polacco a Straubing e a Regensburg, dove si trovavano numerose compagnie di soldati polacchi nei campi vicini. Un ufficiale dell’Esercito americano che lesse quest’ordine nel Maggio 1945, scrisse che “era l’intenzione del comando d’armata, per quanto riguarda i campi dei prigionieri di guerra tedeschi nella zona americana, dal Maggio 1945 fino alla fine del 1947, di sterminare il più alto numero possibile di prigionieri di guerra fintanto che la cosa rimaneva al di fuori del controllo internazionale”.

La politica dell’esercito americano era di affamare i prigionieri, secondo il parere di numerosi soldati americani che si trovavano sul posto. Martin Brech, professore di filosofia in pensione del Mercy College di New York, che fu guardiano ad Andernach nel 1945, ha raccontato che un ufficiale gli disse che “era la nostra politica di non dare da mangiare a questi uomini”. I 50 – 60.000 uomini ad Andernach morivano di fame, vivendo senza ripari in buche scavate nella terra, tentando di nutrirsi con dell’erba. Quando Brech passò loro di nascosto del pane attraverso il filo spianto, un ufficiale gli ordinò di smettere. In seguito Brech vece avere loro dei viveri, si fece catturare e lo stesso ufficiale gli disse: “se lo rifai verrai fucilato”. Brech vide dei cadaveri venire portati via dal campo “dal camion di servizio”, ma non gli dissero mai quanti erano, dove venivano sepolti e come.

Il prigioniero Paul Schmitt fu ucciso nel campo americano di Bretzenheim dopo essersi avvicinato al filo spianto per vedere sua moglie ed il figlioletto che gli portavano un cesto di viveri. I Francesi non furono da meno: Agnès Spira fu uccisa da sentinelle francesi a Dietersheim nel Luglio 1945 per aver portato del cibo ai prigionieri. Il suo memoriale vicino a Budesheim, scritto da uno dei figli, dice: “il 31 Luglio 1945, mia madre mi fu strappata improvvisamente e inaspettatamente a causa delle sue buone azioni nei confronti dei soldati prigionieri”. La nota nel registro della chiesa cattolica dice semplicemente: “una morte tragica, uccisa a Dietersheim il 31.07.1945. Sepolta il 3.08.1945”. Martin Brech vide con sorpresa un ufficiale appostato su di una collina ad Andernach che sparava su donne tedesche che fuggivano correndo nella vallata sottostante. Il prigioniero Hans Scharf vide una donna tedesca con i suoi due bambini venire verso una sentinella americana nel campo di Bad Kreuznach, portando una bottiglia di vino. Lei chiese alla sentinella di dare la bottiglia a suo marito che si trovava appena oltre il filo spinato. La sentinella si portò alla bocca la bottiglia e quando fu vuota la gettò a terra ed uccise il prigioniero con cinque colpi d’arma da fuoco.

Numerosi prigionieri e civili tedeschi videro le sentinelle americane bruciare il cibo portato dalle donne. Di recente, un ex prigioniero descrisse quanto segue: “Le donne della città più vicina portarono del cibo nel campo. I soldati americani lo confiscarono facendone un solo mucchio, versandovi sopra della benzina bruciandolo”. Eisenhower stesso ordinò che il cibo venisse distrutto, secondo lo scrittore Karl Vogel che era il comandante del campo tedesco, nominato dagli americani nel campo N° 8 a Garmisch-Partenkirchen. Nonostante i prigionieri ricevessero soltanto 800 calorie al giorno, gli americani distruggevano il cibo davanti al cancello del campo.

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Giovedì 30 Gennaio 2014, nel settantesimo anniversario della morte in combattimento dello studente universitario Aldo Bormida, si è tenuta una manifestazione in ricordo del sacrificio del giovane torinese. Bormida si era arruolato volontario nell’Autunno 1943 in un reparto della Luftwaffe, nella speranza di poter raggiungere il fronte al più presto per combattere gli invasori della Patria che marcivano speditamente su Roma.

Il suo desiderio venne appagato dopo lo sbarco di Nettunia, quando la sua unità fu una delle prime a correre sul litorale romano per fermare il “rullo compressore” angloamericano che, ovunque, seminava morte con le sue fortezze volanti. Il 30 Gennaio 1944, il reparto di Aldo Bormida fu inviato in emergenza nei pressi di Borgo Carso (Littoria), sul Canale Mussolini, contro un reparto di Paracadutisti statunitensi intenti a tentare un’azione di sfondamento laterale, nella zona di Cisterna. Mentre i Rangers americani, cui era affidato il settore centrale, venivano circondati dai mezzi corazzati della Divisione “Hermann Göring” e costretti ad una umiliante resa di massa, i Paracadutisti statunitensi vennero bloccati sul Canale Mussolini dall’impeto dei ragazzi della Luftwaffe, tra cui militavano diversi Italiani. Aldo Bormida venne falciato da una raffica di mitragliatrice durante un assalto. La sua morte non fu vana: i nemici non riuscirono a passare e dovettero ripiegare, segnando la fine della prima Battaglia di Cisterna (30-31 Gennaio 1944).

Il 30 Gennaio 2014, il Comitato Pro 70° Anniversario dello Sbarco di Nettunia, rappresentato dal Dott. Giampaolo Costa (organizzatore della manifestazione) e dal Dott. Pietro Cappellari (Responsabile culturale del Comitato), ha reso gli onori ad Aldo Bormida e a tutti i caduti italiani dello scontro del 30-31 Gennaio 1944. Dopo 70° anni, sul cippo che ricorda il sacrificio per la libertà della Patria di Aldo Bormida è tornato a garrire il tricolore italiano.

 

 

Ufficio Stampa

Comitato Pro 70° Anniversario

dello Sbarco di Nettunia

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