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Quaderni della scuola dottorale interateneo in scienze giuridiche Ca’ Foscari e del Centro Studi Giuridici del dipartimento di economia

Contributi di: Lorenzo De Angelis, Alberto Urbani, Adalberto Perulli, Mattia Esposito, Valentina Cagnin, Alessandra Bellini, Daniele Rivieccio, Andrea Mintu, Roberta Cossu, Gabriella Verdura, Alberto Barbazza

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Il Ministro Carlo Alberto Biggini sovrintende alle celebrazioni del XIX della milizia universitaria.

 

L’ampiezza dello spazio decisionale e la piena autonomia del giudice, che sono sicuramente valori fondamentali della nostra vita democratica, determinano però nelle questioni economico-industriali e del lavoro la variabilità più assoluta e riducono la certezza nell’applicazione della legge – L’esempio dello scontro sull’Ilva.

Il caso Ilva è il più recente esempio di quella furia iconoclasta che in Italia permea certi magistrati, indifferentemente civili e penali, quando si trovano ad affrontare questioni relative alle imprese, in particolare dei grandi gruppi industriali, che possono avere, sotto l’ effetto delle loro decisioni, forti implicazioni sul piano economico, sociale, politico o sindacale.
L’ampiezza dello spazio decisionale e la piena autonomia del giudice, che sono sicuramente valori fondamentali della nostra vita democratica, determinano peraltro nelle questioni economicoindustriali e del lavoro la variabilità più assoluta e riducono la certezza nell’applicazione della
legge.
Da parte di molti osservatori è stato sottolineato che il coesistere nel tempo di diverse e contrastanti interpretazioni adottate da questo o quel giudice (si pensi solo all’ art. 18) mette in discussione la stessa legge e determina una inaccettabile imprevedibilità strutturale.
La grave situazione di incertezza nell’ applicazione della legge, che oggi è addirittura sfociata con l’ ILVA in un durissimo scontro della magistratura nei confronti del Governo, costituisce un’ulteriore forte penalizzazione per le aziende italiane che ogni giorno sui mercati internazionali si confrontano con concorrenti agguerriti e assai meno vincolati nella loro operatività.
Le imprese, come tutti i cittadini, hanno bisogno di conoscere con certezza le regole del gioco, ma non sempre è così. Prendiamo il caso di quelle sentenze che hanno stabilito che nelle aziende metal meccaniche associate a Federmeccanica non possa essere applicato agli iscritti Fiom-Cgil il contratto nazionale sottoscritto, sulla base delle rinnovate regole interconfederali sui livelli di contrattazione, da Fim-Cisl e Uilm-Uil e debba invece essere applicato il contratto nazionale precedente del 2008 sottoscritto anche da Fiom. Questo ha comportato che per tre anni, dal 2009 al 2012, nella stessa azienda sono esistiti due contratti nazionali diversi e, quindi, lavoratori che a parità di mansione potevano avere trattamenti
economici e normativi differenti. Una situazione di difficile gestione peraltro con il rischio di non essere del tutto superata, visto che il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici in vigore da gennaio di quest’ anno, firmato da Federmeccanica e Fim e Uilm, è contestato dalla Fiom.
Ancora più clamoroso è il caso della Fiat che negli ultimi due anni è stata oggetto di una campagna giudiziaria senza precedenti.

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IslandaLa rivoluzione islandese , ovvero l’alternativa pratica alle scelte del governo greco di far pagare ai cittadini e alla fasce piu’ deboli le colpe della finanza e della politica
E’ interessante sapere che dopo il crac finanziario islandese del 2008 è stato indetto un referendum popolare dove il 93% della popolazione ha deciso di fare pagare i danni ai banchieri ritenuti responsabili della débâcle economico-finanziaria.
Ora, alla vigilia delle elezioni politiche del prossimo aprile, vengono sospesi i negoziati di adesione alla UE (mala tempora per gli unionisti…)e, tenendo conto degli errori compiuti, l’Islanda pensa di redigere una nuova Costituzione facendo partecipare alla stesura i cittadini attraverso i social neyworks dove vengono raccolte le loro idee e le loro proposte.

Crowdsourcing si chiama questo processo che vede la partecipazione dei cittadini a scelte politiche che incideranno profondamente la loro sfera privata e sociale e va oltre l’istituto del referendum perchè coinvolge l’intera popolazione.
Dopo aver dato lezioni di democrazia e di sovranità monetaria a tutto l’occidente, ora l’Islanda dimostra come il cittadino si debba riappropriare del diritto di partecipare alle scelte piu’ importanti della vita economica, politica e sociale dell’Isola.

I dibattiti della campagna elettorale in corso, invece di orientare gli elettori circa  i programmi che ciascuna forza politica intende realizzare nella prossima legislatura, si limitano quasi esclusivamente ad irosi confronti fra i singoli personaggi che si confrontano. Malgrado l’Italia stia attraversando un lungo periodo di grave crisi politica ed economica e, in particolare, sia stata soggetta nell’anno trascorso ad un pesante interventismo fiscale che ha aggravato la depressione economica e le condizioni sociali dei cittadini, non vengono avanzati progetti tali da far riprendere quello sviluppo al quale il Paese ha diritto sia sul piano civile che su quello produttivo.

L’Italia ha bisogno di radicali riforme nella sua struttura costituzionale e istituzionale e nella legislazione riguardante l’impresa, il lavoro e l’uso dei capitali.   L’attuale Costituzione è insufficiente a rispondere alla dinamica civile ed economica  che è stata impressa al nostro Paese, sia dalla sua appartenenza all’ U.E. e all’Eurozona, sia dal confronto sempre più aspro sui mercati aperti dovuto alla globalizzazione.

 Analogamente le sue istituzioni, in vari settori essenziali dello Stato – scuola, ricerca, giustizia, sanità, tutela del territorio, servizi pubblici e infrastrutture – sono arretrate. Specialmente nel campo della produzione e della politica economica e sociale l’Italia abbisogna di adeguati e risolutivi interventi in sede di efficienza delle attività produttive (agricole, industriali e terziarie), di coerente coordinamento nella programmazione economica centrale e periferica, di formazione professionale e di garanzie occupazionali.

Tutto questo deve partire dalla base delle attività produttive –  le imprese e le aziende – nelle quali deve realizzarsi una fattiva collaborazione organica tra capitale e lavoro e, quindi, una  responsabile  partecipazione alla gestione e agli utili in tutti i livelli operativi: dirigenziali, funzionali ed esecutivi.

Vi è urgenza a questo riguardo perché la competizione all’interno e verso l’esterno dell’Europa sarà sempre più serrata e le merci e i servizi prodotti saranno sempre più soggetti ad un aspro confronto: il fattore lavoro sarà essenziale ai fini della produttività, ossia dell’apporto partecipativo, anche da parte del lavoratore che opera in ruoli modesti o di primo impiego, ai fini del continuo miglioramento dei processi produttivi , dell’innovazione di prodotto e della maggiore quantità di beni prodotti e commercializzati..

L’esperienza tedesca deve fare scuola. La Germania, a seguito della introduzione da molti anni nelle proprie imprese dell’istituto della cogestione e della partecipazione di tutti, investitori e lavoratori, agli utili ( mitbestimmung ), ha in Europa la più alta produttività quantitativa e qualitativa per cui, anche in periodo di crisi, regge i confronti con la produzione estera in settori strategici dello sviluppo.

Tale positiva situazione istituzionale riguardante le imprese costituisce, oltre che un fattore di elevazione civile, pure un generale abbassamento dei costi fissi aziendali in quanto gli stipendi e i salari sono più contenuti rispetto alla media europea, mentre invece il contenuto reale della buste paga dei suoi lavoratori è molto più alto rispetto a quello degli altri lavoratori della U.E.

Il Centro Nazionale di Studi CESI – facendo  tesoro di tutta una scuola italiana di dottrina politica, sociale ed economica – fin dalla sua nascita sostiene la necessità dell’introduzione urgente nel nostro Paese dell’istituto partecipativo sopra descritto e pertanto lancia, in occasione della presente campagna elettorale, a tutti i candidati una appello perché sottoscrivano un impegno in tal senso, (g.r.)

LEGGI E SCARICA L’APPELLO AI CANDIDATI NELL’ARTICOLO RELATIVO

Scarica l’appello in PDFTesto del Patto da sottoscrivereScheda di adesione

Il CESI (Centro Nazionale di Studi Politici ed Iniziative Culturali),

 

CONSTATATA

 

La grave crisi del sistema produttivo nazionale con pesanti ricadute sui livelli occupazionali, sul tenore di vita dei lavoratori e delle loro famiglie e sul rapporto deficit/pil;

 

EVIDENZIATA

 

l’esigenza per l’economia italiana di attuare una maggiore produttività nelle imprese da raggiungersi attraverso sistemi di partecipazione alla gestione e agli utili (come sottolineato da numerosi esponenti del mondo sindacale dei lavoratori e dei datori di lavoro; da rappresentanti

della cultura italiana, ed in particolare del mondo della scuola di ogni ordine e grado; da sociologi ed economisti, nonché da gran parte della stampa d’opinione e specialistica);

 

 

PRESO ATTO

delle Linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia sottoscritto il 16 novembre 2012 dalle maggiori confederazioni sindacali dei lavoratori – UGL, CISL e UIL – e dalla maggior confederazione industriale italiana – la Confindustria – secondo le quali è necessario «dare attuazione alle misure per la partecipazione nelle imprese ».

FA APPELLO

 

ai candidati impegnati nelle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013, perché sottoscrivano un Patto finalizzato a realizzare già nella prossima legislatura istituti partecipativi nelle imprese pubbliche e private, secondo quanto richiesto dal dettato dall’art.46 dell’attuale Costituzione Italiana in vigore dal 1948 e mai introdotti nei trascorsi 65 anni: «Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende».

 

 

Il presente Appello é stato sottoscritto dagli aderenti al Centro studi CESI; dai dirigenti della UGL che  si richiamano ai valori dell’ etica e della partecipazione ed è aperto alla sottoscrizione di quanti – enti,  gruppi, associazioni e persone singole –  ne condividono i contenuti.

Le adesioni possono pervenire sia direttamente per e-mail (cesi.studieiniziative@gmail.com) sia in qualunque altro modo della rete online, oppure,  per esempio, attraverso articoli e comunicati stampa. Sarà gradita la segnalazione del proprio indirizzo e-mail .

Scarica l’appello in PDFTesto del Patto da sottoscrivereScheda di adesione

 

CENTRO DI RICERCA E DOCUMENTAZIONE SULLO SBARCO E LA BATTAGLIA DI ANZIO

LXIX ANNIVERSARIO

DELLO SBARCO DI NETTUNIA

MARTEDI’ 22 GENNAIO

Ore 17,30 – Museo dello Sbarco di Anzio (Villa Adele):

Inaugurazione Mostra “Aerosiluranti nella Battaglia di Anzio” con l’esposizione del motore Savoia Marchetti 79, ripescato nel mare di Anzio, e di uniformi, immagini, modellismo e oggettistica.

Inteverrà il dott. Pietro CAPPELLARI

Info: http://www.sbarcodianzio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=55%3A69-anniversario-dello-sbarco-di-anzio&catid=10&Itemid=182&lang=it

Pagina FB:

http://www.facebook.com/home.php#!/events/538593039493543

Gabriele Adinolfi

La campagna elettorale è un’occasione unica per lanciare slogan e incrociare le spade per mezzo di programmi che come tutti sappiamo non verranno mai applicati.
Stavolta la situazione è particolarmente favorevole per accapigliarsi, visti la pressione fiscale, il blocco dei crediti, il crollo dei consumi, la liquidazione dello stato sociale e l’attacco a salari, risparmi e pensioni. E considerata, sempre che ce ne accorgiamo, la cessione di sovranità.
Il guaio è che non si vede come vi si possa far fronte mediante un eventuale cambio di governo, né s’indovina chi si possa candidare come classe dirigente alternativa.
Difatti, pur tra cento sfumature, sono solo due le posizioni di fondo, di cui peraltro gli stessi sostenitori non sempre sono pienamente consapevoli.
Da una parte abbiamo le concezioni meccaniciste e materialiste che condividono i marxisti e i cosiddetti mercatisti, o se vogliamo i liberisti mondialisti.
Per entrambi il potere politico è un puro e semplice involucro del potere economico, dunque del capitale internazionalizzato e del mercato unificato. Ragion per cui Napolitano come Monti ritengono naturale e salutare la cessione di sovranità. Ragion per cui Fassina e Vendola si contrappongono a Montezemolo e Albertini sul taglio delle riforme e sulla distribuzione fiscale, ma sono tutti Draghi-dipendenti.
Dall’altra parte abbiamo i pindarici, o i reazionari utopistici, che si differenziano tra loro sul come intendono il ruolo dello Stato e la politica del lavoro ma concordano tutti nell’attribuire superficialmente alla sottomissione, alla corruzione e all’incapacità della classe dirigente il portato di una crisi che, cambiando la classe dirigente e quindi la linea politica, secondo loro si andrebbe a risolvere potenziando la sovranità nazionale o regionale.
A questo secondo gruppo appartengono quasi tutti i partiti populisti del centrodestra, dell’estrema destra, dei leghisti secessionisti e di una buona fetta del populismo qualunquista grillino.
A contrapporre i primi ai secondi è poi la posizione, sempre estremistica ed irrazionale, sull’Europa. I meccanicisti la esaltano, i pindarici ne fanno un’ossessione.

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Un interessante resoconto sulle comodità già presenti sui bus imperiali. Dalla rivista Ruote Classiche

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