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MILANO. Successo di pubblico, al «Cavalieri» di Milano, per l’incontro-dibattito organizzato dall’Associazione culturale «MOVM Carlo Borsani» sull’argomento «Le eredità del Novecento». Accanto ad un declino della politica che, all’alba della cosiddetta «Terza Repubblica», si manifesta nella indecisione della gran massa della popolazione sulle scelte da effettuare alle urne (le previsioni parlano di quasi il 50 per cento di estensioni dal voto), si sta verificando una ripresa di interesse per la politica da parte dei giovani. Ne è prova la presenza, al dibattito, di numerosi giovani tra cui una folta rappresentanza di allievi ufficiali della Scuola Militare «Teulié».
Essi hanno ascoltato con vivo interesse le due relazioni più attese, ossia quelle di un lungo navigatore della politica come il già deputato e senatore (per dieci legislature) Franco Servello, e di un filosofo, scrittore e giornalista di successo come Marcello Veneziani. In effetti, le eredità positive del Novecento (unità della patria, valorizzazione del combattentismo, parità tra maschi e femmine) non sono mancate, ma sono state poco sfruttate. Servello ha esortato a non abbandonarsi al pessimismo ed ha esortato i poteri culturali (Università, editoria, televisione) a rispondere positivamente alla richiesta di una maggiore conoscenza della storia da parte dei giovani.
Nel corso del convegno, al quale hanno preso parte anche Carlo e Benedetta Borsani, si è parlato dei cosiddetti «misteri di Dongo», cui fa riferimento il libro di Franco Servello e Luciano Garibaldi, edito da Rubbettino e giunto alla seconda edizione, «Perché uccisero Mussolini e Claretta».  E si è parlato di una strage che a buon diritto può essere definita una delle più oscure eredità della recente storia d’Italia. Il riferimento è al lungo elenco di valorosi combattenti partigiani, a cominciare dal «capitano Neri» e dalla partigiana «Gianna», assassinati nelle tragiche giornate del post Liberazione perché si opponevano al furto, e all’incameramento da parte del PCI, del cosiddetto «tesoro di Dongo», ossia dei valori sequestrati alla colonna Mussolini. Una delle «eredità del Novecento» ancora tutte da scoprire.
Alla foce del Serchio, tra Viareggio e Marina di Pisa, una casa abbandonata sta cadendo in rovina. «In quella casa», ha scritto Alessandro Botré sulla rivista «Monsieur», «si stabilì, tra il 1936 e il 1944, il nucleo segretissimo di assaltatori subacquei della Prima Flottiglia MAS, che nel 1941 sarà ribattezzata Decima Flottiglia MAS: il reparto italiano che fece disperare gli inglesi, che non riuscivano a capire come fosse articolato, dove si addestrasse, come fosse pronto ad elaborare tattiche e tecnologie belliche  tanto irrazionali quanto geniali. Ma soprattutto efficaci. In questo casolare, i primi incursori della Regia Marina si preparavano per le azioni contro le navi inglesi (non contro gli equipaggi), dove il nemico si sentiva invulnerabile, cioè nei porti».
Ebbene, quel mitico fabbricato sta andando in rovina. Il tetto rischia di crollare da un momento all’altro. Dovrebbe invece essere un tempio di culto, un monumento nazionale, un museo dedicato alla storia degli incursori della Marina, i padri dell’attuale ComSubIn, il «Comando Subacquei e Incursori Teseo Tesei», intitolato al nome dell’eroe medaglia d’oro sacrificatosi a Malta. Poiché a questi grandi italiani ho dedicato un libro, scritto per la Casa editrice Lindau con Gaspare Di Sclafani e intitolato «Così affondammo la “Valiant”», mi associo alle proteste dell’Anaim (l’Associazione nazionale arditi incursori della Marina), che da anni lotta per dare alla casa del Serchio il decoro che merita, e voglio qui ricordare il sacrificio di Teseo Tesei – l’eroe della Decima Flottiglia MAS dimenticato dall’Italia – e dei suoi compagni.
Nel 1941 l’isola di Malta era il punto strategico di appoggio per le navi inglesi in transito sulla rotta Alessandria-Gibilterra. Bisognava dunque neutralizzarla. Il piano fu messo a punto entro il 20 luglio di quel 1941. Era un piano audace. Prevedeva che il maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, l’ideatore dei siluri a lenta corsa, distruggesse con i suoi “maiali” le difese esterne del porto, consentendo così ai “barchini esplosivi”, alias MTM (motoscafi turismo modificati), di entrarvi e affondare le navi che vi erano all’ancora.
Siamo sicuri che Mussolini volle davvero la condanna a morte del genero, Galeazzo Ciano, colpevole di averlo tradito per avergli votato la sfiducia nella storica seduta del Gran Consiglio del fascismo il 25 luglio 1943? Così vuole la storiografia ufficiale, alla quale, nel mio piccolo, posi un paletto nel 1983 quando, in una lunga intervista, il generale Karl Wolff, già capo delle SS in Italia, mi raccontò delle lunghe, drammatiche telefonate fattegli, dopo la sentenza, dal Duce, alla disperata ricerca di una strada per far cambiare idea a Hitler, il più intransigente sostenitore dell’esecuzione capitale di Ciano. Richiesta d’aiuto che, peraltro, Wolff non poté soddisfare in quanto, a sua volta, non in grado di influire sulle decisioni del Führer.
Una importante conferma all’ipotesi che quelle condanne a morte, fortemente volute dalle componenti più intransigenti del fascismo repubblicano (da Pavolini a Farinacci), non furono mai approvate da Mussolini, obbligato, in un certo senso, a subirle, viene dalle lettere inviate al Duce dalla mamma di Galeazzo Ciano, la contessa Carolina. Alcune di esse già si conoscevano, portate alla luce da testi come «Vita sbagliata di Galeazzo Ciano» di Duilio Susmel. Una, molto importante, è stata recuperata dallo storico bresciano Lodovico Galli, che l’ha resa nota nel suo libro «Relazioni e appunti della RSI» (pubblicato in proprio, lodovicogalli@libero.it).

Atti del primo Convegno organizzato dal Centro di Studi Politici e Iniziative CESI in collaborazione con il mensile “Il Borghese” e il quotidiano “L’Opinione”

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C O N V E G N O

Lerici (La Spezia) Domenica 30 aprile 2006
Villa Marigola

 

PER UNA NUOVA COSTITUZIONE

PROGRAMMA

Ore 9,00 – Registrazione

Ore 9,30 – Carlo Alberto Biggini j., Vice Presidente dell’Istituto Carlo Alberto Biggini
Apertura dei lavori
Saluti delle Autorità

Parte Prima – Presidenza del Prof. Gaetano Rasi

Ore 9,45 – Introduzione: “Crisi della rappresentanza, crisi della classe dirigente, crisi dello Stato” Gaetano Rasi, Presidente dell’Istituto Carlo Alberto Biggini

 

Ore 10,00 – PRIMA SESSIONE
“La devolution e il Senato federale come disgregazione dello Stato unitario”
Franco Tamassia, professore di Diritto Pubblico nell’Università di Cassino
Dibattito sulla relazione

 

Ore 11,30 – SECONDA SESSIONE
“Oltre il conservatorismo costituzionale per una moderna società italiana”
Nicolò Zanon, professore di Diritto Costituzionale nella Università di Milano Dibattito sulla relazione
Ore 13,00 – Sospensione dei lavori. Pranzo

 

Parte Seconda – Presidenza de l Prof. Giuseppe Santaniello

Ore 14,30 – Introduzione: “La Costituzione contesa. Il problema dell’ampiezza di rappresentanza”
Giuseppe Santaniello, professore di Diritto Pubblico, Presidente Emerito del Consiglio di Stato

 

Ore 15,00 – TERZA SESSIONE
“Il valore della Costituzione e il principio di unità e indivisibilità della Repubblica”
Rolando Tarchi, professore di Diritto Costituzionale nella Università di Pisa Dibattito sulla relazione

 

Ore 16,30 – Tavola rotonda: “Verso una rinnovata fase costituente?”
dott. Enrico Cisnetto*, prof. Enrico Nistri**, prof. Gaetano Rasi (moderatore), prof. Giuseppe Santaniello, prof. Franco Tamassia, prof. Rolando Tarchi, prof. Nicolò Zanon
* Giornalista, Presidente di “Società Aperta” e direttore del quotidiano on-line “Terza Repubblica”
** Ispettore Miur, scrittore

 

Ore 17,45 – Conclusioni del Presidente dell’Istituto Carlo Alberto
Biggini, prof. Gaetano Rasi

Ore 18,00 – Chiusura dei lavori

 

 

SESSIONE MATTUTINA

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – I parte

 

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – II parte

 

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – III parte

 

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – IV parte

 

SESSIONE POMERIDIANA

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – V parte

 

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – VI parte

 

Convegno 2006 – Per una nuova Costituzione – VII parte

 

Documenti

Programma completo del Convegno

Articolo la Nazione

Articolo Secolo d’Italia

Cominicato Stampa n. 1

Cominicato Stampa n. 2

Cominicato Stampa n. 3

Intervento Banti n.4

Relazione Nistri

Relazione Santaniello

Relazione Biggini

Relazione Rasi

 

Gallery

In questa sezione, l’Istituto Carlo Alberto Biggini, mette a disposizione di tutto coloro che sono interessati, le pubblicazioni degli Atti del Convegno “Per una nuova Costituzione”, tenutosi  nella struttura di Villa Marigola in Lerici il 30 Aprile 2006.

Prof. Gaetano Rasi, Presidente dell’Istituto Carlo Alberto Biggini:

Crisi della rappresentanza, crisi della classe dirigente, crisi dello Stato

Prof. Enrico Nistri, ispettore Miur, scrittore e giornalista

Intervento Tavola Rotonda

Prof. Giuseppe Santaniello, Presidente Emerito del Consiglio di Stato

La Costituzione contesa, il problema dell’ampiezza di rappresentanza

Prof. Franco Tamassia, professore di Diritto Pubblico presso l’Università di Cassino

La Devolution ed il Senato Federale come disgregazione dello Stato Unitario

Prof. Rolando Tarchi, professore di Diritto Costituzionale presso l’Università di Pisa

Il valore della Costituzione e il principio di unità e indivisibilità della Repubblica

Prof. Nicolò Zanon, professore di Diritto Costituzionale presso l’Università di Milano

Oltre il conservatorismo costituzionale per una moderna società italiana

 

Intervento del Vice Presidente dell’Istituto C.A. Biggini, Carlo Alberto Biggini

Intervento del Prof. Enrico Ferri

Intervento del Sen. Egidio Banti

Clicca qui per visualizzare alcuni cenni biografici sui relatori

E’ iniziato il dibattito sul superamento della Costituzione del ‘48 . La ripresa degli studi per una Repubblica presidenziale fondata sulla rappresentanza integrale del cittadino e sulla democrazia sociale e delle competenze. Guardare al futuro senza trascurare la dottrina e l’esperienza del passato” Si è tenuto sabato 19 novembre a Sarzana, sua città natale, l’annunciato Convegno Nazionale su Carlo Alberto Biggini, nel 60° anniversario della prematura scomparsa dell’insigne costituzionalista ed impegnato uomo politico. Sulle cause della sua morte, a nemmeno 43 anni, pesano gravi sospetti. Nel corso dei lavori – che hanno visto la partecipazione di noti uomini politici di vari indirizzi, di storici, giuristi ed economisti, nonché di un vasto e scelto pubblico – si è colta l’occasione, oltre che di scandagliare la figura e l’opera dell’illustre sarzanese, di porre le basi per una ripresa degli studi politico-costituzionali di revisione della Carta italiana al fine di realizzare una democrazia compiuta ed una più efficiente selezione della classe politica. Dopo i saluti della nuora Gigliola Biggini e del nipote Carlo Alberto Jn., il Prof. Gaetano Rasi, Presidente dell’Istituto intitolato al costituzionalista, ha svolto la relazione introduttiva ponendo in luce l’attività scientifica e di docente universitario (Biggini è stato anche Rettore dell’Università di Pisa) fortemente intrecciata con quella di uomo politico, di parlamentare e di ministro. “La visione politica di Biggini si ispirò ad una società organizzata a Stato nella quale fossero fusi i valori del liberismo e del socialismo e ciò malgrado le contingenze storiche condizionate dalla dittatura e della guerra”. “E’ stato un costituzionalista “pratico” – ha detto Rasi – perché egli “ ha praticato il costituzionalismo evolutivo in parallelo con l’evoluzione della moderna società tecnologica”. “La forte dinamica dei mutamenti scientifici e tecnici e la diversa organizzazione del rapporto di produzione – ha poi proseguito Rasi – richiede, oggi ancor più di prima, una rappresentanza politica espressa non solo dai partiti, ma anche dalle categorie del lavoro, delle competenze e degli interessi legittimi”. Ed in questo Biggini costituzionalista può essere una fonte di prim’ordine. Il Presidente dell’Istituto C.A. Biggini ha quindi sottolineato che “ è improponibile il modello del tempo di Biggini, ma che vanno studiate le elaborazioni di quegli anni, depurate dagli istituti espressi dalle esigenze belliche, per proporre una Repubblica presidenziale basata su una democrazia sociale più rappresentativa”. “Questo è il compito – ha concluso Rasi – dell’Istituto Carlo Alberto Biggini. Lo storico e giornalista Luciano Garibaldi, biografo di Carlo Alberto Biggini con il noto libro “Mussolini e il Professore”, pubblicato nel 1982, ha poi tracciato i lineamenti di un percorso umano, scientifico e politico, densissimo e straordinario. Ne è venuta fuori una figura suggestiva: giurista, docente universitario, scrittore, storico, pamphlettista, oratore di grande suggestione, parlamentare, volontario in Africa Orientale, capitano per meriti di guerra, riformatore dei Codici Civile, di Commercio e di Navigazione. E, poi, ministro dell’Educazione Nazionale il 6 febbraio 1943, succedendo a Bottai, fu tra coloro che il 25 luglio 1943 in Gran Consiglio votarono contro l’ordine del giorno Grandi.

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Quinto capitolo della Storia fotografica di Mussolini e il Fascismo, la Repubblica Sociale Italiana. Scarica

Quarto capitolo della Storia fotografica di Mussolini e il Fascismo, anno 1939. Scarica

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