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L’Archivio Storico Giuridico di Sassari, nasce nel 1973 per iniziativa di un gruppo di docenti dell’Ateno della città sarda. Lo scopo dell’associazione è quello di promuovere gli studi storici, sia in generale sia con particolare riguardo a quelli di interesse sardo.
L’attività dell’Associazione è stata ampiamente riconosciuta dal Senato Accademico dell’Università di Sassari nella seduta del 28 luglio 1975 e dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 18 aprile 1980.
In questi anni l’attività dell’Archivio si è concretizzata nella pubblicazione di sedici numeri della rivista e di nove volumi inseriti nella Collana di studi monografici, per quanto riguarda la 1a serie (1975 – 1992), nonché otto numeri della rivista e sette volumi della Collana di studi monografici, inaugurata con il volume di “Studi in memoria di Ginevra Zanetti e curato dal prof. Giampiero Todini presidente dell’Associazione, per quanto riguarda la nuova serie (1994 – 2004) che, con la nuova intitolazione “Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari”, ha inteso dare un maggior ambito e un campo di indagine più vasto alla rivista.
In particolar modo, segnaliamo uno scritto del Prof. Todini riguardante proprio il Prof. Biggini e di cui consigliamo la lettura: In memoria di Carlo Alberto Biggini.

Una interessante pubblicazione del 1858 sulle gesta delle armate Piemontesi nella guerra di Crimea.
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….Circolano incerte notizie sulla morte di Biggini. Pare che sia difficile stabilire la verità giacchè il povero Carlo Alberto, ultimo ministro dell’Educazione Nazionale della Repubblica, è stato costretto a morire in strettissimo incognito per evitare di essere sottoposto ad angherie magari durante l’agonia.
Nessuno può essere incolpato di faziosità parlandone bene, anche come uomo di carattere, dopo l’8 settembre, pur dicendosi più che mai affezionato a Mussolini, non si trattenne da esporre esplicite riserve di sapore monarchico e non le ritirò altro che dopo un lungo e per lui esauriente colloquio con il Duce. Nei momenti più torbidi permaneva in lui un idealismo così alto, raro in un uomo politico. Una volta portò al
Duce l’ultima lettera di un giovane di Torino in perfetta buona fede che era stato fucilato dai tedeschi e leggendola gli venivano le lacrime agli occhi e ripeteva “Questi sentimenti, queste cose, glieli abbiamo insegnati noi, questa gente non si deve perdere: sono come noi: Se se ne andassero tutti ci capiremmo subito”. Forse aveva ragione e forse era già troppo tardi.
Un’altra volta eravamo nello studio di Gatti allora segretario particolare del Duce, e tutti e tre parlavamo delle solite storie quando Biggini si accorse che sul muro dietro la scrivania dell’ottimo Gatti v’erano della fotografie dell’incontro di Feltre. A quell’epoca Gatti era federale di Treviso, come tale fungeva da anfitrione. In una soprattutto la furia di Hitler era chiarissima.
Biggini, che era una delle tre o quattro persone al corrente di cosa veramente sarebbe dovuto succedere a Feltre se i tedeschi non si fossero incaponiti a voler perdere la guerra a tutti i costi, senti rinfocolarsi l’antico rimpianto e stendendo il pugno contro la faccia del Fuhrer cominciò sia pur cameratescamente a gratificarlo dei peggiori insulti dicendogli fra l’altro: ” maledetto testone, se davi retta a Mussolini tutto erasistemato, non c’era né 25 luglio, né niente e non ci riducevi così” e avanti di questo passo riducendo sempre più i ragionamenti e moltiplicando gli insulti. Senza volgarità né mancanza di riguardo, ma piuttosto con lo stesso criterio con cui certi feticisti mettono in castigo i loro idoli quando non rigano diritti a far grazie. Noialtri in principio ridevamo poi ci accorgemmo che la cosa era quanto mai seria e mentre Biggini continuava le sue contumelie, il nostro silenzio divenne a poco a poco saturo di consenso. Ma anche questa volta era troppo tardi.
Una sera incontrai Biggini in un albergo di Milano. Ci univa una sincera amicizia frutto probabile di molte comuni vedute. Era tutto sollevato perché approfittando di un anticipato arrivo era stato a veder “La vedova allegra” e le antiche melodie viennesi lo avevano riportato in un mondo migliore cui ogni tanto era riposante tornare, anche se le revolverate di Sarajevo hanno per sempre interrotto lo spensierato valzer.Sembra che sia morto di cancro. Così anche lui che la violenza aveva risparmiato oggi raggiunto il suo Capo che l’aveva particolarmente caro e che si intratteneva lungamente con lui di tutto e su tutto per lunghe ore come un  preferito discepolo.
Forse il Mussolini degli ultimi tempi si fidava e confidava con lui come con nessun altro. Avranno ripreso nelle sterminate praterie la conversazione troncata…..[segue]

Articolo di Piero Capello sul quindicinale “Candido”, nel numero 1 dell’anno 1986. Lo stesso Capello scrive con lo pseudonimo di Amedeo Principi.
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Carlo Alberto Biggini è stato Podestà, o più precisamente Commissario Prefettizio di Sarzana, per due anni esatti, dal 14 gennaio 1938 al 21 gennaio 1940. Era succeduto nella carica all’avvocato Bernardo Tamburi, il quale aveva lasciato non senza polemiche l’incarico di primo cittadino dopo che ignoti, (ma certo appartenenti all’ambiente fascista) avevano scritto sui muri della città il suo nome accostandolo ad un riferimento massonico. Per capire meglio il significato del suo impegno amministrativo, si deve preliminarmente chiarire che nel biennio 1938-40, Biggini dovette far fronte a numerosi altri prestigiosi incarichi pubblici. Nell’aprile del ‘38 venne infatti nominato presidente della Commissione per le Questioni sociali e del Lavoro della Camera; nel novembre dello stesso anno divenne ordinario di diritto costituzionale all’Università di Pisa; nel marzo del ‘39 fu eletto consigliere nazionale della nuova Camera dei fasci e delle corporazioni; nell’ottobre del 1939 è consulente giuridico del ministero degli Esteri; nel novembre di quell’anno è incaricato di Dottrina generale dello Stato sempre all’Università di Pisa, presso la quale ha anche l’incarico di Direttore della Scuola superiore di diritto e di scienze corporative, mentre nel dicembre del 1939 inizia la stesura dell’opera sui carteggi della Conciliazione. Il 1938 tocca anche la sua vita privata, dal momento che il 1 febbraio nasce il figlio Carlo. Si capisce che in questa selva di impegni, tutti gravosi per il loro carattere operativo, il tempo da dedicare alle cure della sua città fu verosimilmente limitato. E’ perciò credibile che in questa situazione d’autentica emergenza egli preferì dedicarsi ad attività e settori “mirati”, con particolare attenzione a quelli meglio rispondenti ai suoi interessi umanistici e culturali. E ciò anche a prescindere dalle restrizioni finanziarie che, in un’austera economia prebellica come quella degli anni in esame, caratterizzavano l’attività amministrativa. Fra i suoi primi impegni – almeno da quanto appare nel libro delle deliberazioni podestarili di quegli anni, conservato nell’archivio storico comunale – vi fu infatti quello del completamento della costruzione delle Scuole elementari di viale XXI Luglio, progettata già nel 1934. In particolare Biggini sì adoperò per poter accedere al mutuo necessario al compimento dell’opera, e una volta portata a termine questa, fece fronte al non secondario impegno finanziario di arredare l’intero edificio scolastico nei suoi tre piani, nonché la palestra scolastica che completava il complesso. In questo modo le scuole poterono iniziare a funzionare a partire dall’anno scolastico 1939. Nell’agosto di quello stesso anno deliberò e realizzò il trasferimento della Biblioteca civica in una nuova più consona sede, della quale nell’occasione provvide ad acquistare l’arredo completo di scaffali ed armadi. D’intesa poi con Corrado Martinetti, il bibliotecario-poeta al quale è oggi intitolata la Biblioteca comunale, mise mano alla esecuzione del lavoro di sistemazione del materiale bibliografico ed al riordinamento delle schede. Ma certamente l’obiettivo più qualificante ed ambizioso fra quelli perseguiti dal podestà Biggini fu l’ideazione e la realizzazione del nuovo Liceo Classico, poi intitolato al papa umanista sarzanese Nicolò V Parentucelli. In quello stesso 1939, infatti, Biggini ritenne Sarzana meritevole di avere un suo liceo ad indirizzo classico, ed in questo senso indirizzò una richiesta al Ministero dell’Educazione Nazionale, indicandone la sede nel terzo piano del recente edificio scolastico. Dopo pochi mesi arrivò la risposta positiva e così il 16 ottobre del 1940 iniziava “il suo funzionamento il R. Liceo Classico istituito con provvedimento governativo nella nostra città”, come è scritto nella deliberazione con la quale si provvedeva ad installarvi un telefono. Su un altro piano, meno austero ma sicuramente più popolare, si deve anche ricordare che nel 1938 Carlo Alberto Biggini diede vita al “Settembre Sarzanese” una sorta di kermesse cittadina con manifestazioni ludiche, sportive ed enogastronomiche, che si concludeva l’ultima domenica del mese con la tradizionale sfilata dei carri dedicati all’uva ed al vino. Che l’intuizione del futuro ministro sia stata felice lo dimostra il fatto che la festa venne ripresa nel dopoguerra e continuò ininterrottamente fino alla fine degli anni ‘50, registrando sempre una grande partecipazione di gente proveniente anche dagli altri paesi.

La lettera del filosofo, storico e politologo Norberto Bobbio, indirizzata a Luciano Garibaldi autore del libro “Mussolini e il Professore. Vita e diari di Carlo Alberto Biggini”. Nello scritto, Bobbio propone il proprio ricordo del Ministro Biggini. Clicca per scaricare la lettera

Un ampio resoconto sull’incontro tra il Ministro Carlo Alberto Biggini e l’Alto Commissario per l’Adiatrico Reiner, tenutosi il 15 Febbraio 1945. Clicca qui per visualizzare il documento

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