Nessuno può negare che oggi siamo governati da una cricca di ladri, corrotti, corruttori, incompetenti, assassini, pedofili, mafiosi, camorristi, stupratori, bestemmiatori, maramaldi, “finocchi”, burattini, traditori, palazzinari, voltagabbana, vigliacchi, “vitaliziari” ecc. ecc..
Vediamo quale è stata la risposta italiana alla grande crisi economica mondiale del 1929, crisi che, a detta di valenti economisti fu più grave di quella nella quale siamo stati affogati.
Scrive Giorgio De Angelis (L’Economia Italiana tra le Due Guerre, pag. 137): <L’onda d’urto provocata dal risanamento monetario on colse affatto di sorpresa la compagine governativa (…). L’opera di risanamento monetario accompagnata da un primo riordino del sistema bancario, permise comunque al nostro Paese di affrontare in condizioni di sanità generale la grande depressione mondiale sul finire del 1929 (…)>. Sempre nello stesso volume il professore Gaetano Trupiano, a pag. 169, afferma: <Nel 1929, al momento della crisi mondiale, l’Italia presentava una situazione della finanza pubblica in gran parte risanata: erano stati sistemati i debiti di guerra, si era proceduto al consolidamento del debito fluttuante (…)>. Il altre parole, mentre nel mondo centinaia di persone si uccidevano per la disperazione, in Italia, anche se la crisi internazionale sta producendo diversi danni, le iniziative del Governo (attenzione! Sia chiaro, per Governo s intende quello di Mussolini) erano riuscite ad evitare che la catastrofe assumesse quelle drammatiche proporzioni che altrove si erano verificate. Addirittura grazie ai Ministri finanziari del Governo Mussolini e, ultimo in ordine di tempo fra questi, Antonio Mosconi, riuscirono a far sì che negli anni fra il 1925 e il 1930, i conti nazionali registrassero attivi da primato.
Sabino Cassese, a pag. 20 dello stesso volume sopra indicato, osserva: <Lo Stato affrontò la crisi congiunturale spaziando dalla politica monetaria alla politica creditizia, dalla politica finanziaria alla politica valutaria, dalla politica agraria alla politica industriale, dalla politica dei prezzi alla politica dei redditi, dalla politica fiscale alla politica del commercio estero, dalla politica previdenziale alla politica assistenziale>. Questo si poté realizzare grazie alla generale onestà e a coloro che operarono e poterono vantare di avere i cabasisi al posto giusto.
Ed ora una testimonianza al di sopra di ogni sospetto. Che l,’Italia fosse (allora) sulla via giusta è attestato proprio da colui che è considerato uno dei maggiori giornalisti e scrittori dello scorso secolo: Giuseppe Prezzolini . Prezzolini nacque per caso – così era solito dire – a Perugia il 27 gennaio 1882 (morì centenario a Lugano nel 1982). Dopo aver partecipato alla Prima Guerra mondiale si trasferì, non accettando il regime fascista, negli Stati Uniti nel 1929; ma, come poi scriverà, non mancherà di tornare frequentemente in Italia. A seguito di uno di questi viaggi compiuto nei primi anni Trenta, scrisse:<Le mie impressioni possono forse parere semplici per i lettori italiani, ma hanno, lo sfondo dei paesi per i quali passo quando torno: un confronto e un controllo. Pace in questa Italia: ecco il primo sentimento certo che si prova venendo da fuori e dura per tutto il soggiorno. La pace degli animi, il silenzio delle lotte che divorano gli altri paesi, e separano classi e spezzano famiglie e rompono amicizie, e disturbano il benessere, talora in apparenza maggiore. Le strade non saranno grandi come le Avenue, ma non ci sono mitragliatrici; le lire non saranno molte come i dollari, ma sono sempre lire e lo saranno domani. I ricchi non hanno bisogno i guardie del corpo per salvare i figlioli dal sequestro. I poveri non devono pagare la taglia mensile alla mala vita per esercitare il loro mestiere. C’è oggi una generale convinzione che in un mondo come quello d’ora l’esercito è uno strumento di prima necessità. Vi sono momenti in cui anche la famiglia più modesta e l’uomo più pacifico pensano che sia meglio saltare un pasto per comprarsi un revolver (…). Il popolo italiano appare rinnovato. Sta lontano dalle osterie e dalle risse; sale sui monti in folla. Gode, come nessun altro popolo, del paesaggio, dei fiori, dei colori e dell’aria. I discorsi e i commenti che vi sentii, lasciano trasparire l’atmosfera di serenità e di salute. Il popolo italiano ha un aspetto più forte, più dignitoso, più serio, meglio vestito di un tempo, è ossequiente alle leggi e ai regolamenti, è istruito nella generalità e più aperto perfino agli orizzonti internazionali. Si muove di più, viaggia di più: conosce meglio di una volta il suo paese. Non è ricco come altri popoli, ma non lo è mai stato e in confronto del popolo americano mi pare, senza dubbio, più contento>. Esattamente come oggi, vero, signori di Rai Bufala?
E tu, amico lettore, sapevi che Franklin D. Roosevelt, inviò nel 1934, Rexford Tugwell e Raymond Moley, due fra i più grandi cervelloni del Brein Trust in Italia per studiare il miracolo italiano? Ma sentite, sentite, una parte della relazione di Tugwell: <Mi dicono che dovrò incontrarmi con il Duce questo pomeriggio (…). La sua forza e intelligenza sono evidenti come anche l’efficienza dell’amministrazione italiana, il più pulito, il più lineare, il più efficiente campione di macchina sociale che abbia mai visto>. (Dal Diario inedito di Tugwell, in data 22 ottobre 1934).
Ė come se oggi io scrivessi che Obama, o Bush, o chi per loro, inviassero due o tre cervelloni in Italia per studiare la politica di Renzi, o di Monti, o di Letta. Non mi prendereste per matto?
Cosa grida quel lettore laggiù in fondo? Che festeggia la ricorrenza della liberazione?!. Poverino…
E concludo. Visto che le leggi (parlo di leggi) in economia sono eterne, perché non ispirarsi a quanto fu fatto nel mai sufficientemente deprecato, infausto Ventennio?
Cosa grida quest’altro lettore? <E la disoccupazione!? E la giustizia sociale!?>. Cercheremo di fornire appropriate risposte quanto prima con altri confontini.
CIRCA L’ITALIA CHE FRANA, CON RELATIVI MORTI. Avevo 5 o 6 anni; un giorno durante uno dei normali giorni di scuola, la mia insuperabile maestra, la signora Gandolfi, ci disse di avvertire i nostri genitori che il giorno successivo saremmo dovuti andare per una missione in campagna e chi voleva poteva indossare la nostra divisa. Avvertii della cosa mamma e papà e, indossata la divisa di Figlio della Lupa, il giorno dopo mi recai a scuola (Riccardo Grazioli Lante), ma non feci in tempo ad entrare che fuori ci attendeva, fra le altre, anche la maestra, signora Gandolfi, che ci accompagnò ad un autobus che ci attendeva fuori della scuola. Dopo un certo tragitto, giunti in una zona di campagna e, scesi dall’autobus, ci venne incontro addirittura il Duce, il quale dopo un brevissimo discorso ci spronò a svolgere una missione nella quale eravamo tutti impegnati. Missione, ci disse, nell’interesse della Patria e del nostro futuro. Detto questo ci vennero consegnate delle piantine e cominciammo, tutti insieme con il Duce in testa, a piantarle salendo su una collina.
La sera, stanco quanto mai, mi addormentai felice di aver compiuto, con il mio dovere, anche qualcosa di utile, appunto, per la mia Patria.
Qualche tempo fa lessi che durante il mai sufficiente deprecabile, infame Ventennio (che sia sempre benedetto) furono piantati un miliardo di alberi; ritengo la cifra esagerata, ma ne furono piantati a sufficienza perché l’albero, grazie alle sue radici opera all’incirca come il ferro-cemento, cioè, ripeto, grazie alle radici queste trattengono la terra impedendo che essa frani. Non so se mi sono spiegato. Provo a farlo meglio: durante il Male Assoluto, vennero piantati degli albero che svolsero nel tempo le loro funzioni. Poi, finalmente (bah!) fummo liberati (doppio bah!, anzi triplo) e grazie ai liberatori (ma quando ce ne libereremo?) è tornata la libertà (quella di rubare, quella di cementificare a cacchio di cane) ed oggi, finalmente possiamo navigare, grazie alle frane, nelle strade e godererne molto più di qualsiasi altro popolo. Quando c’era il Male Assoluto (che sia una volta ancora benedetto) esisteva la salvaguardia dell’ambiente e sorgevano i Parchi Nazionali e, di conseguenza la salvaguarda del verde. Non so se mi sono spiegato!
ORA UNA FAVOLA – CHE E’ STATA REALTA’. Oggi è stata raggiunta un’Italia dei diritti e della libertà (non si espresse così l’onorevole Violante?). A proposito di onorevole, non sarà mai così, ma se fossi deputato e qualcuno mi chiamasse onorevole, per me sarebbe una offesa molto grave.Tornando a noi: il ladro che ruba commette una grave colpa e per questo se acciuffato dovrebbe finire in galera, e questo sarebbe giusto. Ora volgiamo lo sguardo nell’ambito politico. Certi onorevoli – credo che siano tre o quattromila – prima hanno varato una legge attestante che rubare non è un furto, poi si sono concessi dei vitalizi che vanno dai 3.000 ai 10.000 euro mensili, ovviamente senza annullare la ricchissima pensione. Mi spiego meglio dato che il furto è così infame che anch’io sono rimasto incredulo. Ebbene questi signori che a fine rapporto (rapporto che può essere loro riconosciuto anche se si sono presentati nelle aule solo per un paio di mesi) si sono concessi un premio (chiamiamolo così), battezzato vitalizio, cioè vita natural durante, vitalizio che non intacca la loro super dorata pensione, vitalizio che parte, appunto, da 3.000 a 10.000 Euro mensili. E questi mariuoli da galera, molti di questi, non contenti della furbatina sono anche dei corroti e corruttori. Sapete, tanto per arrotondare, e poi tengono famiglia…
Ed ora per farmi passare l’incombente mal di fegato, trattiamo della favola. E spostiamoci a qualche anno indietro. Sino alla fine del 1943 Mussolini (sì, sì, Lui, l’infame) aveva rifiutato qualsiasi appannaggio, non solo a titolo personale, ma anche per le spese della sua segreteria. Riporta il Candido del 1958, parla il Ministro Pellegrini-Gianpietro: <Nel novembre era stato preparato un decreto, da me controfirmato, con il quale si assegnava al Capo della Rsi, l’appannaggio mensile di 120 mila Lire. Il decreto, però che doveva essere sottoposto alla firma del Capo dello Stato, fu da lui violentemente respinto una prima volta. Alla presentazione, effettuata dal sottosegretario di Stato, Medaglia d’Oro Barracu, seguì una seconda del suo segretario particolare Dolfin. A me, che, sollecitato da Dolfin e dall’economo, ripresentai per la terza volta il decreto, Mussolini disse: “Sentite Pellegrini, noi siamo in quattro: io Rachele, Romano e Annamaria. Mille lire ciascuno sono sufficienti”. Dovetti insistere nel fargli notare che, a parte l’insufficienza della cifra indicata, in relazione dl costo della vita, occorreva tener conto delle spese della sua casa e degli uffici. Dopo vive sollecitazioni finì per accettare, essendo egli anche Ministro degli Esteri, solo l’indennità mensile di 12.500 lire assegnata ad ogni altro Ministro. Nel dicembre 1944, però, mi inviò una lettera che pubblicò, rinunciando ad ogni e qualsiasi emolumento, ritenendo sufficienti alle sue necessità i diritti d’autore>. Cosa ne pensi, caro lettore? Mi dici che vai a Montecitorio o nelle sedi di qualsiasi ufficio delle Regioni? A far che, ti chiedo, in quelle sedi troverai solo esponenti dei diritti e della libertà.
Concludo. Gli italioti, che come tutti sappiamo sono tanto intelligenti e furbi, cosa hanno escogitato? Hanno messo in atto gli ordini dei liberatori, hanno assassinato il malefico ed hanno instaurato questa democrazia dei diritti e della libertà. Non siete felici?
E grazie ai liberatori (sì, sì, quelli che con solo due bombette, quelle, cioè, assolutamente fuori da ogni convenzione, uccisero e storpiarono 300 mila esseri umani, tutti scrupolosamente civili!) oggi abbiamo una classe politica, mafiosa, corrotta, corruttrice, ecc. ecc. ecc. Allora avevamo un Jung, un Beneduce, un Serpieri, un Crollalanza ecc. ecc., uomini onestissimi, a capo dei quali c’era un Male Assoluto il più onesto di tutti, e tutti tesi all’interesse del popolo, i quali con gli occhi di oggi possiamo catalogarli fra i fessi.
E ALLORA, COME USCIRE DALL’ATTUALE CRISI? Sarebbe semplicissimo: ispirandosi a quanto fu fatto durante il mai sufficientemente condannabile, infausto truce Ventennio; sempre che gli attuali mascalzoni lo volessero. Una breve premessa: sapete che nel periodo del Male Assoluto l’Italia uscì dalla crisi congiunturale nata nel 1929 meglio di qualsiasi altro paese, tanto che da ogni parte del mondo giungevano in Italia esperti per studiare il miracolo italiano? Non lo sapevate? Ė ovvio, certe cose si debbono nascondere.
Concludo: Continuerò in uno dei prossimi miei lavori.
Allora in bocca al lupo a tutti, anche se sarebbe più veritiero augurare: in bocca a Renzi (o simili che sono tanti e ognuno simile agli altri). Ciao, ciao…
La complessa e inquietante evoluzione del quadro internazionale
Questo numero del Sestante, a carattere monografico, è dedicato integralmente alle analisi della situazione internazionale con riferimento centrale all’Europa.
Il panorama delle crisi che si sono sviluppate nel 2014, e che si caratterizzeranno ancor più nei prossimi anni, è delineato con la sua competenza ed esperienza da Giulio Terzi di Sant’Agata, il quale alla professionalità diplomatica unisce una profonda conoscenza dei percorsi storici.
Infatti, la sua analisi parte dalla constatazione di come vi sia una simmetria tra la crisi che nel 1914 ha portato alla Prima guerra mondiale – la quale ha modificato integralmente la geopolitica europea con decisive ripercussioni in tutto il resto del mondo – e le crisi di esattamente un secolo dopo, cioè quelle che abbiamo vissuto in questi mesi le quali sembrano prodromi di allarmanti e più vasti conflitti che potrebbero emulare le due grandi vicende belliche che hanno caratterizzato il Novecento.
L’ampio e documentato panorama di Giulio Terzi è seguito da un acuto e documentato testo sulla crisi ucraino-russa di Nazzareno Mollicone le cui cause e le cui conseguenze possono ricadere pesantemente sull’Unione Europea e sugli ulteriori sviluppi della politica della Russia.
Mollicone focalizza la problematica in maniera interessante e da non trascurare in quanto vede una politica statunitense che usa l’Unione Europea come strumento della sua strategia volta ad isolare la Russia di Putin anche con riferimento all’influenza che essa ha nella complessa crisi Medio-Orientale, ormai allargata all’Africa non solo mediterranea.
Come viene reso esplicito da questo numero monografico riguardante i problemi internazionali, il nostro Centro Studi estende con questo bollettino i suoi settori di studio, di analisi, e quindi di interpretazioni, affinché la prossima futura politica italiana venga elaborata e si doti di adeguate istituzioni tenendo appunto conto anche delle influenze che vengono dall’esterno del nostro Paese e della UE. L’Italia e l’Europa sono immerse in problematiche che riguardano forti evoluzioni in corso in tutto il mondo e debbono quindi dotarsi di capacità adeguate ai compiti che la storia passata e lo sviluppo civile odierno impongono per il futuro (g.r.).
SOMMARIO
- Panorama della situazione internazionale.
Le crisi del 2014 di Giulio Terzi
1. La crisi ucraina e il riemergere della contrapposizione est-ovest; 2. L’instabilità nel “grande Mediterraneo” e il confronto tra sunniti e sciti; 3. La “questione iraniana”; 4. Esiste una visione strategica dell’Occidente?
– La crisi euro-russa va adeguatamente interpretata.
La questione Ucraina e le ragioni dei separatisti filorussi di Nazzareno Mollicone
1. La situazione storica; 2. L’intervento degli Usa; 3. L’autonomia delle regioni russe; 4. Le elezioni nelle due parti; 5. Il ruolo assente o punitivo dell’Europa; 6. Il danno delle sanzioni.
È venuta l’ora della svolta politica
Le ripercussioni per l’esito delle recentissime elezioni regionali, seppur limitate a due territori, stanno scatenando ulteriori allarmi e tuttavia, invece di dar luogo ad adeguati approfondimenti sulla crisi del sistema, hanno alimentato soltanto diatribe circa il diverso peso specifico dei gruppi politici che oggi pretendono di organizzare la rappresentanza legislativa ed esecutiva del popolo italiano.
Riteniamo, invece, che sia venuto il momento di affrontare alla radice il problema e completare l’Appello che il CESI ha già fatto agli italiani per un’Assemblea Costituente e per la Rifondazione dello Stato con un invito a coloro che in passato sono stati divisi da improvvide fusioni ed ora operano dispersi pur avendo alle spalle un comune patrimonio di principi e di valori che, se attualizzati, contengono soluzioni e progetti di rapida rinascita nazionale.
Questo numero de Il Sestante, porta quindi anzitutto una dettagliata analisi degli avvenimenti che caratterizzeranno i prossimi mesi. Sono procedure per obiettivi sostanzialmente non risolutivi, ma che per l’attuale classe dirigente costituiscono l’unica ragione per esistere. Le forze nazionali e sociali disperse hanno quindi – se lo vogliono perché ne sono consapevoli – tutto il tempo e le opportune occasioni per riprendere un lavoro di squadra in una unità d’intenti, di programma e di obiettivi.
Il bollettino del CESI, poi, analizza ad opera di Mario Bozzi Sentieri, le cause del dissesto idrogeologico del Paese e indica le soluzioni. Anche in questa analisi viene in rilievo come si tratti di un problema di sistema, che va affrontato sia al centro che alla periferia dello Stato, in maniera unitaria, coordinata e con rigorosa disciplina.
Altro argomento di estrema importanza è quello trattato nel rapporto steso dai professori Angelo Ruggiero per l’AESPI e Enrico Orsi per il CNADSI riguardante necessarie, indilazionabili riforme soprattutto nelle scuole medie e superiori . Tale rapporto punta a far uscire l’educazione delle nuove generazioni dagli attuali miopi criteri della pura istruzione nozionistica e auspica il ripristino del civilissimo insostituibile criterio di base costituita dalla formazione umanistica. Essa è l’unica che può dare spessore a tutte le professionalità richieste dal mondo moderno. Le sole conoscenze tecniche, sia pur le più raffinate secondo i canoni dell’informatica e l’uso generalizzato del computer, non sono in grado di formare – in nessun grado della scala sociale – cittadini attrezzati per il confronto con quanto avviene nel mondo globalizzato.
Questo numero è completato dalla consueta rubrica “I libri del Sestante” che fornisce un orientamento ed un aggiornamento indispensabili a quanti vogliono guardare al presente e al futuro con gli occhi aperti (g.r.).
SOMMARIO
- Parole franche a coloro che sono direttamente impegnati nelle attività politica. Assumere posizioni chiare e decise nelle prossime scadenze di Gaetano Rasi
- Clima e non solo. I costi sociali del “sistema” di Mario Bozzi Sentieri
- Comunicato AESPI-CNADSI del 12 novembre 2014. Le reali emergenze di una scuola da riformare. Commento culturale e didattico al rapporto governativo “La buona scuola” di Angelo Ruggiero (Presidente Nazionale AESPI) e Enrico Orsi (Presidente Nazionale CNADSI)
- I Libri del Sestante. Rassegna di novità librarie a cura di Mario Bozzi Sentieri
La nobilissima nazione armena custodisce gelosamente l’onore che le compete quale primo regno dell’antichità convertito alla fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
L’Occidente dovrebbe amare e onorare gli armeni, perseguitati dai maomettani a causa della loro indefettibile fedeltà alla religione cristiana e vittime dell’atroce persecuzione organizzata dagli efferati turchi, i quali, approfittando della distrazione umanitaria causata dalla grande guerra, nel 1914 avviarono un colossale genocidio, il primo Olocausto del secolo sanguinario.
Purtroppo la tragedia armena è stata ed è tuttora oggetto di una infame censura negazionista, orchestrata dai media sotto controllo democratico dei governi occidentali (occidente significa, appunto, terra dell’oscuramento), poteri che con ogni mezzo tentano di impedire il disturbo procurato dalla verità agli esigenti alleati turchi.
L’epurazione della verità storica fu a tal punto implacabile che i futuri autori del film La masseria delle allodole, i fratelli Taviani, nella cui casa prestava servizio un’esule armena, giudicarono inverosimile la notizia del massacro compiuto dai turchi.
La diffusione delle notizie sull’Olocausto armeno è curata unicamente da scrittori, registi ribelli e da editori irriducibili, personalità che sono sistematicamente costrette al margine dal sistema della menzogna, trionfante nell’Occidente liberale, umanitario e pseudo-ecumenico.
Ora da Chieti l’impavida, disobbediente casa editrice Tabula Fati propone ai lettori italiani Melania,l’avvincente/struggente storia spirituale scritta dalla figlia di una donna armena, scampata allo sterminio del suo popolo.
Melania è un’opera dolente e struggente, scritta dalla figlia di una donna coraggiosa, rara superstite e testimone della immane tragedia vissuta dal cristianissimo popolo armeno.
Renata Dalmasso e Giovanni Franceschi, due liguri autori della toccante presentazione del volume, disegnano il profilo religioso di Melania, “nei suoi ultimi giorni immersa in una dimensione spirituale accesa, palesa alla figlia la forza della sua proiezione verso il Regno Celeste, quella proiezione infusa dalla Patria Armena” .
Melania era una donna eccezionale: parlava sei lingue e possedeva una straordinaria attitudine a ricostruire e narrare la storia del suo popolo e della sua famiglia.
I suoi genitori erano originari di Gurun, nell’Anatolia Orientale. Laboriosi, “coltivavano terre fertili attraversate da torrenti pescosi“. Oltre agli orti e ai campi possedevano generosi frutteti, “solo di noci ne avevano di cinque tipi“.
Melania, che era nata nel 1909, nel 1914, diventata orfana di padre, fu ricoverata in orfanotrofio. In quell’anno ebbe inizio la tragedia degli armeni. Alla figlia Melania rammenta i primi segnali dell’atroce pulizia etnica concepita e compiuta dai turchi: “Cominciarono a giungere notizie di massacri, di teste mozzate, di donne squartate da due cavalli in corsa, di olio bollente, di accecamenti, di impalamenti, di capezzoli femminili strappati ed esibiti a mo’ di manifesto truculento sui davanzali delle finestre delle sventurate abitatrici”.
Da una zia, che visitò l’orfanotrofio prima di iniziare la fuga dalla scena del crimine, Melania apprese che sua madre, sua nonna e le sue tre sorelle erano state cacciate dalla loro casa e chiuse dai turchi nella stalla, su cui era segnata con sangue una croce.
Trascorsero alcuni anni e finalmente anche gli orfani armeni scampati alla morte furono espulsi dal loro territorio. Gli esuli “non poterono rifugiarsi in Grecia, perché nel frattempo cominciavano a giungere in quel paese altri profughi a migliaia, altri infedeli per i Turchi: i Greci di Turchia. … Quei pochi Armeni, giovanissimi, poveri e soli, furono mandati chi in Egitto, chi in Francia, dove almeno non li si respingeva“.
Fino agli anni Venti, Melania trovò rifugio in un orfanotrofio gestito da Patriarcato Armeno del Cairo, che abbandonò per diventare la governante della famiglia del direttore del Canale di Suez. Alla direzione del canale lavorava un telegrafista italiano, Carlo Garibaldi, il quale si innamorò di Melania e la sposò. La coppia ebbe due figli Carlo e Concetta-Nunufar, la quale rimase con la madre finché questa visse. Nel 1956, a causa della guerra di Suez, la famigli di Melania fu costretta a emigrare in Italia, non senza fare esperienza della giustizia inglese: “Carlo, nonostante trentanove anni di onorato servizio presso la Società del Telegrafo, di proprietà della Gran Bretagna, non poté godere della pensione, negatagli in quanto cittadino di un paese nemico durante la Seconda Guerra Mondiale”.
Gli ultimi anni della sua vita Melania li trascorse nella tranquilla riviera ligure, a Bordighera. A novant’anni decise di confessarsi a un frate cappuccino, “al momento del commiato del frate ella volle alzarsi dalla sedia e si mise a cantare Alleluja … il pentimento dei propri peccati era così ben riuscito che in Cielo si era fatta festa e gli angeli avevano cantato in coro sul capo della vecchina”.
Il tramonto di Melania fu accompagnato da presenze celesti. Rammenta la figlia: “aveva accettato di essere olocausto per il resto della sua vita. A me non disse nulla dei segreti che le erano consegnati, ma a due persone estranee alla famiglia disse: Dio ha creato il mondo pieno di saggezza e bellezza e l’ha donato agli uomini con le sue benedizioni. Ma gli uomini non le vogliono”.
Melania morì nella gioia di raggiungere finalmente la sua vera Patria, l’Armenia celeste. “Il suo viso sorridente emanava un senso di pace e beata tranquillità a tutti quelli che l’hanno visitata.“
Come preparare una futura e dotata classe politica
Il 2014 è stato un anno in cui si sono presentati insieme moltissimi dei nodi cruciali dello sviluppo non solo
italiano ed europeo, ma anche di tutta l’umanità. In tale contesto vanno affrontate adeguatamente e con ampia visione
le soluzioni da proporre. Naturalmente man mano che si effettuano le indagini accrescono le esigenze di aumentare,
oltre che le tematiche, anche il numero degli esperti che le debbono trattare. Di qui l’appello che il CESI fa perché si
allarghi costruttivamente il numero dei collaboratori.
Il nostro Centro Studi, come sua impostazione essenziale (e naturalmente anche statutaria), non intende affatto
essere prodromo a una corrente partitica né tanto meno ad un partito. La situazione attuale dei sistemi di formazione
della classe dirigente non è ancora matura per esprimere autentici, capaci e competenti attori operanti direttamente in
politica, mentre quelli esistenti difficilmente potranno “convertirsi”, secondo le particolari esigenze storiche, per
riprendere un cammino sulla base di principi e valori, pur attualissimi, ma non ancora divenuti progetti politici
alternativi, ossia bandiere che possano essere impugnate da adeguate organizzazioni e consapevolezze.
La peculiarità della condizione europea e la persistenza di superate impostazioni vetero-liberiste emergono
nel primo scritto di questo numero de Il Sestante riguardante gli errori europei e l’incomparabilità fra i dati statistici
riferiti ai diversi gradi di sviluppo delle varie aree mondiali. Di particolare attualità ed importanza è l’articolo di
Mario Bozzi Sentieri riguardante la mancanza di una politica industriale quale emerge, fra le altre, dalla crisi
siderurgica nazionale. Interessante l’articolo del prof. Vincenzo Pacifici che, nell’ambito del 25° anniversario
dell’abbattimento del Muro di Berlino, compie acute riflessioni sui diversi significati che nel corso della storia hanno
assunto i diaframmi posti di volta in volta fra i popoli.
Alla Rubrica “I libri del Sestante”, Rassegna di novità librarie a cura di Mario Bozzi Sentieri, si affianca
quella dal titolo “Segnalazioni”, nella quale vengono riporti integralmente testi o brani usciti dalla stampa quotidiana.
In questo numero vengono trascritti i pungenti e stimolanti commenti del filosofo e giornalista Marcello Veneziani,
pubblicati su Il Giornale, riguardanti il superamento della consistenza, oltre che dei concetti, delle posizioni
denominate “destra” e “sinistra”; inoltre vengono riportate le considerazioni che pongono in luce la superficialità
della riforma del Senato su base grettamente regionalista individuata dal Condirettore de Il Fatto Quotidiano, Marco
Travaglio (g.r.).
SOMMARIO
– L’economia internazionale dopo il G20 di Brisbane . Gli errori europei e l’incomparabilità con i dati del
resto del mondo di Gaetano Rasi
– È tempo di una nuova politica industriale. La protesta degli operai di Terni deve riportare al centro del
dibattito il tema della produzione siderurgica nazionale di Mario Bozzi-Sentieri
– Riflessioni a proposito del 25° anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino. I diversi significati storici
delle grandi paratie di separazione tra i popoli di Vincenzo Pacifici.
– RUBRICHE
I Libri del Sestante: Rassegna di novità librarie a cura di Mario Bozzi Sentieri.
Segnalazioni: Articoli significativi da non trascurare a cura di Gaetano Rasi
Dalla consueta nota “impertinente” Cucù: La destra è un gas nobile di Marcello Veneziani.
Delrio: l’inventore del Senato dei delegati regionali autonominantisi: Bombe d’aria di Marco Travaglio.
Il CNADSI, associazione amica alla quale l’AESPI è legata da un protocollo di intesa, ha in programma, come ogni anno, il proprio Convegno Nazionale, arrivato ormai alla LXXI edizione: si svolgerà martedì 25 novembre, a Padova, presso la sede della “Gilda degli Insegnanti” (Via P. Paruta, 46), con inizio alle ore 9.30 e prosecuzione anche nel primo pomeriggio, dopo un breve intervallo per il pranzo.
Il tema generale sarà “Le nuove proposte di legge sulla scuola ed il ruolo del CNADSI”.
Il MIUR, con nota Prot. AOODCPERS 13593 del 27 ottobre 2014 ha concesso ai partecipanti l’esonero dal servizio alle consuete condizioni.
Tutti siete invitati.
Cordiali saluti.
Per l’AESPI: Giuseppe Manzoni di Chiosca
Si comincia a parlare di investimenti pubblici e di politica dei redditi
Gli ultimi dati pubblicati da varie istituzioni pubbliche e private rilevano che tutta l’Europa, e in particolare
l’Italia, è in forte recessione. Le conseguenze sia sulla produzione di beni e servizi, sia nei confronti della sempre più
ridotta occupazione – e soprattutto l’angosciosa prospettiva per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro -stanno facendo modificare le analisi di molti economisti: si parla sempre meno dei rattoppi fiscali, dei tagli a lle spese e
delle modifiche contrattuali per ridurre il costo del lavoro e si esaminano invece politiche economiche volte agli
investimenti pubblici e privati.
Manca ancora l’analisi di quelli che dovrebbero essere i tipi e l’entità degli investimenti pubblici, nonché
l’individuazione dei settori infrastrutturali, della ricerca e dell’innovazione come pure mancano adeguate analisi
relative a una politica industriale che individui le maniere di intervento dello Stato nelle produzioni di base (acciaio,
alluminio, etc.) e la riduzione dei costi per l’energia elettrica necessaria alle imprese energivore essenziali per le
produzioni indotte (meccaniche, chimiche, etc.).
Naturalmente il problema principale che incombe riguarda la creazione di redditi attraverso l’occupazione
della manodopera – ai vari livelli dirigenziali ed esecutivi – nei settori del risanamento ambientale e idrogeologico, in
quello delle comunicazioni (reti stradali, ferroviarie, etc.), dell’integrazione della scuola in ogni ordine e grado con le
attività produttive, con la distribuzione delle merci e l’efficienza dei servizi. Grave che in questo frangente la miopia e
l’ignoranza, non solo dei responsabili politici, ma anche dei loro consulenti tecnici o scientifici, si eserciti cercando di
risolvere elementi di contorno o a favore dei consumi ritenendoli la leva principale per la ripresa, mentre essi sono
soltanto la conseguenza e l’effetto di interventi diretti a creare appunto occupazione e redditi.
In questo numero viene affrontato il problema della riforma della Pubblica Amministrazione, dei Tribunali
amministrativi, delle Prefetture, delle Camere di Commercio in base alla favola per cui se lo Stato arretra nel regolare
e coordinare le attività, queste funzionano meglio. La confusione tra ciò che è efficienza e ciò che è pura burocrazia
avvelena ogni dibattito in materia. A questo proposito Mario Bozzi Sentieri fa chiarezza con un suo intervento.
Altrettanta chiarezza la fa Ettore Rivabella a proposito dell’altra demenziale proposta e cioè quella di
consumare subito il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) che costituisce, insieme con l’essere una garanzia per il
lavoratore (e la sua famiglia) quando va in quiescenza, una non indifferente parte di finanziamento aziendale, in
costanza del rapporto di lavoro, per il quale l’impresa riconosce un interesse al lavoratore.
A proposito di proposte produttivistiche nella rubrica “Dibattito”, il prof. Vivaldi Forti parla di quelle che
potrebbero essere iniziative bancarie volte al sostegno dell’economia reale e non alla speculazione finanziaria.
Il numero attuale del bollettino è arricchito da una nuova rubrica “I Libri de Il Sestante”. Si tratta di una
rassegna di novità librarie collegate con gli argomenti oggetto di studio da parte del CESI (g.r.).
SOMMARIO
– A proposito della “riforma” della P.A. Se lo Stato arretra a pagare sono i cittadini e le imprese di Mario
Bozzi Sentieri
– La filosofia della precarietà: consumare nel presente ogni prospettiva futura. Tfr: Cosa nasconde
l’operazione del Governo Renzi di Ettore Rivabella
– Rubrica “I Libri del “Sestante”. Rassegna di novità librarie a cura di Mario Bozzi Sentieri
Recensione: D.Fisichella, Dittatura e monarchia. Italia tra le due guerre, a cura di Gaetano Rasi
– Rubrica “Dibattito”. Proposte per una politica bancaria compatibile con lo sviluppo di Carlo Vivaldi-Forti
Tutto sta cambiando, ma ne siamo veramente consapevoli?
Questo numero de Il Sestante esce al termine di un mese cruciale per il futuro della vita politica non solo del nostro Paese, ma anche dell’Europa. In esso l’accento viene posto su quelli che abbiamo chiamato i sintomi del cambiamento radicale avvertiti sia dai più attrezzati analisti e politologi, sia da quella stampa quotidiana che troppo spesso mette l’accento soprattutto su un artificioso sensazionalismo senza distinguere tra ciò che è valido e ciò che è chiacchiera o schermaglia momentanea.
Il problema che si pone pertanto è quello relativo ad una nuova classe dirigente in grado di affrontare la crisi e soprattutto di proporre un progetto politico e costituzionale adeguato a ciò che il presente sta preparando per un prossimo futuro.
Il Consigliere CESI Bozzi Sentieri, recensisce due recenti saggi e incentra la loro lettura valutando non solo l’essenza post-ideologica (intendendo con tale espressione il superamento delle vecchie ideologie in nome di un’impostazione ideologica più vera ed attuale), dell’attualità come alternativa al conservatorismo liberista e soprattutto quella centralità riguardante il lavoro e coloro che nell’attuale fase evolutiva della società non rappresentano più solo un fattore passivo della produzione, ma un fattore sistematicamente innovativo e quindi ancor più necessario ad essere partecipante organico nelle attività imprenditoriali e nella più ampia gestione politica dello Stato.
Nella Rubrica “dibattito” vi sono due stimolanti interventi: quello del prof. Carlo Vivaldi-Forti sulla questione di una nuova destra in un’epoca di transizione in cui i termini “destra” e “sinistra”non hanno più alcun significato univoco e quello del prof. Lucio Zichella che polemizza con le impostazioni del pessimismo qualunquista circa la natura del popolo italiano e deliberatamente pone l’accento sull’introduzione del Senato delle Competenze, ossia di una Camera legislativa espressa da “coloro che sanno”perché professionalmente dotati e quindi chiamati a porre a disposizione dell’interesse generale quanto hanno maturato in scienza, conoscenza ed esperienza nella loro vita individuale.
Il prossimo numero de Il Sestante affronterà temi riguardanti i rapporti economici tra l’Italia e l’Europa e cercherà d’individuare in maniera circostanziata quanto ancora sia lontano la concezione dottrinaria degli operatori attuali, italiani ed europei, da quanto invece è necessario non solo per superare la crisi, ma per riprendere un autentico sviluppo (g.r.).
SOMMARIO
- Vi sono i sintomi del cambiamento radicale.
Ma chi è in grado di raccogliere il momento storico? di Gaetano Rasi
- Note al margine di due recenti saggi.
La cogestione necessaria di Mario Bozzi Sentieri
- Rubrica “dibattito”. Lettere a Il Sestante e risposte del Presidente CESI
Carlo Vivaldi-Forti. Berlusconi prepara la fine della Destra?
Lucio Zichella. Passare dallo scetticismo pessimistico a proposte di elevazione civile