L’ISTITUTO CARLO ALBERTO BIGGINI RICORDA NEL 69° ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA (MILANO 19-11-1945) IL PROF. ON. CARLO ALBERTO BIGGINI CON DUE STRALCI DEL SUO DIARIO DEL 43 CHE SONO PIÙ CHE MAI ATTUALI,E LO STRALCIO DEL DIARIO DI VANNI TEODORANI QUANDO APPRENDE DELLA MORTE DI BIGGINI,IL TESTO DELLA COMMEMORAZIONE DEL 1985 TENUTA DAL PROF. JACOPO LORIS BONOMI,L’ARTICOLO SUL BO’ SCRITTO DAGLI UNIVERSITARI ANTIFASCISTI DI PADOVA SU BIGGINI E ALCUNI RITAGLI DI GIORNALI CHE ANNUNCIANO LA MORTE
Pensiero di Vanni Teodorani, tratto dai suoi diari: ….Circolano incerte notizie sulla morte di Biggini. Pare che sia difficile stabilire la verità giacché il povero Carlo Alberto, ultimo ministro dell’Educazione Nazionale della Repubblica, è stato costretto a morire in strettissimo incognito per evitare di essere sottoposto ad angherie magari durante l’agonia.
Nessuno può essere incolpato di faziosità parlandone bene, anche come uomo di carattere, dopo l’8 settembre, pur dicendosi più che mai affezionato a Mussolini, non si trattenne da esporre esplicite riserve di sapore monarchico e non le ritirò altro che dopo un lungo e per lui esauriente colloquio con il Duce. Nei momenti più torbidi permaneva in lui un idealismo così alto, raro in un uomo politico. Una volta portò al
Duce l’ultima lettera di un giovane di Torino in perfetta buona fede che era stato fucilato dai tedeschi e leggendola gli venivano le lacrime agli occhi e ripeteva “Questi sentimenti, queste cose, glieli abbiamo insegnati noi, questa gente non si deve perdere: sono come noi: Se se ne andassero tutti ci capiremmo subito”. Forse aveva ragione e forse era già troppo tardi.
Un’altra volta eravamo nello studio di Gatti allora segretario particolare del Duce, e tutti e tre parlavamo delle solite storie quando Biggini si accorse che sul muro dietro la scrivania dell’ottimo Gatti v’erano della fotografie dell’incontro di Feltre. A quell’epoca Gatti era federale di Treviso, come tale fungeva da anfitrione. In una soprattutto la furia di Hitler era chiarissima.
Biggini, che era una delle tre o quattro persone al corrente di cosa veramente sarebbe dovuto succedere a Feltre se i tedeschi non si fossero incaponiti a voler perdere la guerra a tutti i costi, senti rinfocolarsi l’antico rimpianto e stendendo il pugno contro la faccia del Fuhrer cominciò sia pur cameratescamente a gratificarlo dei peggiori insulti dicendogli fra l’altro: ” maledetto testone, se davi retta a Mussolini tutto era sistemato, non c’era né 25 luglio, né niente e non ci riducevi così” e avanti di questo passo riducendo sempre più i ragionamenti e moltiplicando gli insulti. Senza volgarità né mancanza di riguardo, ma piuttosto con lo stesso criterio con cui certi feticisti mettono in castigo i loro idoli quando non rigano diritti a far grazie. Noialtri in principio ridevamo poi ci accorgemmo che la cosa era quanto mai seria e mentre Biggini continuava le sue contumelie, il nostro silenzio divenne a poco a poco saturo di consenso. Ma anche questa volta era troppo tardi.
Una sera incontrai Biggini in un albergo di Milano. Ci univa una sincera amicizia frutto probabile di molte comuni vedute. Era tutto sollevato perché approfittando di un anticipato arrivo era stato a veder “La vedova allegra” e le antiche melodie viennesi lo avevano riportato in un mondo migliore cui ogni tanto era riposante tornare, anche se le revolverate di Sarajevo hanno per sempre interrotto lo spensierato valzer. Sembra che sia morto di cancro. Così anche lui che la violenza aveva risparmiato oggi raggiunto il suo Capo che l’aveva particolarmente caro e che si intratteneva lungamente con lui di tutto e su tutto per lunghe ore come un preferito discepolo.
Forse il Mussolini degli ultimi tempi si fidava e confidava con lui come con nessun altro. Avranno ripreso nelle sterminate praterie la conversazione troncata…..[segue]
Discorso del Prof. Loris Jacopo Bononi – 1985
Articolo degli studenti antifascisti di Padova, Il Bò 1945
Altri ritagli di giornale che annunciano la morte del Prof. Biggini
15 Novembre 1914 – 15 Novembre 2014
CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DE “IL POPOLO D’ITALIA”
In occasione del centesimo anniversario della fondazione del quotidiano socialista interventista di Benito Mussolini, la Herald Editore ha il piacere di presentare un volume da collezione formato gigante (A3) che ha lo scopo di illustrare la storia d’Italia attraverso 100 pagine de “Il Popolo d’Italia” selezionate e commentate da Pietro Cappellari.
In occasione del centesimo anniversario dell’entrata in guerra della Nazione italiana (24 Maggio 1915), la presentazione di questo studio è un atto di fondamentale importanza per comprendere l’interventismo e il movimento di popolo che si schierò a favore dell’intervento.
“Il Popolo d’Italia” rappresentò la voce dell’interventismo e divenne, in breve tempo, la voce del soldato italiano impegnato in quella che rappresentò non solo la sua Quarta Guerra di Indipendenza ma, soprattutto, l’acquisizione di una pura coscienza nazionale e la consapevolezza che l’Italia avesse un primato e una missione da compiere tra le genti.
Nella redazione del quotidiano di Mussolini prese forma quell’idea rivoluzionaria che sconvolse l’assetto politico del Regno d’Italia che, in balia di un Governo incapace di assicurare alla Patria i frutti della Vittoria, rischiò di sprofondare nel caos della sovversione massimalista.
“Il Popolo d’Italia” fu la fucina dalla quale nacquero i Fasci di Combattimento Italiani e dalla quale scaturì la Rivoluzione delle camicie nere che contraddistinguerà la storia del continente europeo per oltre un ventennio.
Il volume, la cui uscita è prevista per la fine di Novembre, rappresenta un contribuito che si vuole dare a chi, libero da preconcetti politici, vuole conoscere la storia della nostra Patria.
L’Istituto Carlo Alberto Biggini, con tutti i suo soci e sostenitori, si stringe con affetto al Presidente Gaetano Rasi, partecipando sentitamente al dolore per la perdita dell’adorata moglie Claudia
SOCIETA’ LIBERA PRESENTA IL VOLUME
STATO E CRIMINALITA’
Un rapporto non sempre dicotomico
Mercoledi 22 ottobre 2014, ore 18
Senato della Repubblica
Palazzo Giustiniani
Sala Zuccari
Via della Dogana Vecchia, 29
Le Mafie esistono, sono una realtà, una seria realtà, si muovono coerentemente con i
propri criminosi obiettivi, fanno il loro lavoro.
Ma siamo altrettanto certi di poter affermare le stesse cose sul contrasto da parte dello
Stato e delle sue articolazioni periferiche?
Sedici saggi sul ruolo che lo Stato dovrebbe assumere nel contrasto alla criminalità
organizzata, che non vogliono essere di denuncia né di constatazione dell’ovvio, né
ripetitivi di luoghi comuni, ma far ragionare sul fenomeno mafioso, interrogare, avanzare
dubbi, prospettare soluzioni, pungolare gli addetti ai lavori, in un’espressione essere
politicamente scorretti.
IL VOLUME RACCOGLIE I SAGGI DI: Jacopo Armini, Vincenzo Boccia, Antonio Calabrò,
Luigi De Sena, Stefania Fuscagni, Maria Carmela Lanzetta, Marco Marchese, Angela Napoli,
Vincenzo Olita, Riccardo Pedrizzi, Giuseppe Quattrocchi, Franco Roberti, Alfonso Ruffo,
Ernesto U. Savona, Alberto Vannucci, Luigi Varratta.
L’accesso alla sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima
Vi è l’obbligo di giacca e cravatta
INTRODUCE
Luigi De Sena , già Vicepresidente Commissione bicamerale Antimafia
NE DISCUTONO
Vincenzo Boccia, Presidente Comitato Credito e Finanza di Confindustria
Andrea Marcucci, Presidente Commissione Cultura del Senato
Riccardo Pedrizzi, Consiglio Direttivo di Società Libera
Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia
Organizzazione e informazioni:
Società Libera
info@societalibera.org
Grande e commossa partecipazione, sabato scorso, al funerale di Dario Casorati. Oltre a parenti, amici del rugby e dell’hockey, vicini di casa e gente del quartiere, erano presenti una trentina di fieri paracadutisti con il loro basco amaranto, altrettanti ex militanti della Giovane Italia del Movimento Sociale Italiano, delegazioni ufficiali della gloriosa ANAI (Associazione Nazionale Arditi d’Italia) e dell’Ordine dell’Aquila Romana, rappresentanti del sindacato nazionale UGL (Unione Generale del Lavoro) e tanti camerati di generazioni diverse.
Il feretro era circondato da tre bandiere tricolori (una nazionale, una storica della Repubblica Sociale Italiana ed una dei Parà del Secondo Plotone Avvoltoi) e dallo storico labaro della Federazione milanese del MSI.
Il conte Alessandro Romei Longhena, estremamente commosso per la dipartita dell’amico di una vita e camerata di tante battaglie, ha letto la preghiera dei paracadutisti, lanciato il saluto della Folgore e chiamato il Presente.
Sono intervenuti esponenti politici di Fratelli d’Italia, della Lega Nord, di Progetto Nazionale, di Patria Sociale e Attilio Carelli, segretario nazionale della Fiamma Tricolore, movimento al quale Dario Casorati era orgogliosamente iscritto.
Dopo la cerimonia religiosa ed i saluti militari, i camerati hanno dato l’estremo saluto a Dario, come voleva lui, con un brindisi, con gli occhi lucidi ed il sorriso sulle labbra, nella certezza che continuerà a marciare in spirito al loro (nostro) fianco, come recita una vecchia canzone che amava sempre cantare.