Gli Stati Uniti d’America sono l’unico Paese occidentale ad essere passato da uno stato di barbarie ad uno di decadenza senza essersi fermato neanche per un giorno in quello della civiltà. (G. Bernard Shaw)
Venerdì 12 settembre di quest’anno, nei programmi televisivi RAI/STORIA, ma dal sottoscritto definita RAI/BUFALA, ha mandato in onda un programma sui bombardamenti tedeschi su Londra, lasciando intendere e avvalorando la favola secondo la quale sarebbe stato Hitler a scatenare il terrore sulle città inglesi. La verità è completamente diversa. A prescindere da quanto ha scritto lo storico americano George N. Crocker (Lo Stalinista Roosevelt, pag. 210):<Lo stesso Hitler aveva fatto sinceramente di tutto onde raggiungere con l’Inghilterra un accordo per limitare l’offesa aerea alle zone di operazione>
Già nel 1993 ebbi uno scambio epistolare con Indro Montanelli che sosteneva che fu Hitlera scatenare i propri bombardieri su Londra e che gli inglesi nel periodo bellico e pre-bellico “non avevano neanche gli occhi per piangere”. Scrissi ricordando al grande giornalista che 45 milioni di inglesi che stavano governando su 600 milioni di sudditi, un popolo che da almeno mille anni non ha lasciato una sola propria generazione senza lanciarla in imprese di dominazione e sfruttamento, rimasti solo con le lacrime? Accennai ai mostri volanti ideati per trasportare tonnellate di bombe: i Lancaster e Halifax, erano apparecchi che potevano raggiungere il cuore dell’Europa e la progettazione e messa in opera richiedevano anni di lavoro. I tedeschi, di contro, disponevano di piccoli bombardieri concepiti come apparecchi di appoggio in campo di battaglia, E vediamo ora il “non avere neanche le lacrime”. Lo stesso Churchill nella sua Storia della 2° G:M:, 1 Volume, pag 515: <Se l’industria aeronautica, come è organizzata al presente, con il lavoro di 360mila uomini può produrre quasi 1000 apparecchi a mese, mi sembra strano che…>. 1.000 apparecchi al mese ed eravamo solo al 18 settembre 1939… Altro che lacrime amare, quelle erano lacrime armate.
Prima di entrare direttamente nell’argomento bombardamento di obiettivi civili, voglio ricordare che all’entrata in guerra dell’Italia, Mussolini dette l’ordine di non gettare alcuna bomba sulla Francia e che gli anglo-francesi (due dei tre della triade infame) per primi bombardarono, due o tre giorni dopo l’entrata in guerra, Genova, Milano e Torino, causando solo in quest’ultima città 14 morti e 39 feriti, tutti scrupolosamente civili.
A testimonianza che Churchill inviò bombardieri della Raf con l’ordine di colpire centri abitati in Germania, allo scopo di provocare la reazione tedesca e colpire a loro volta Oxford, Coventry, Canterbury e questo per smuovere l’opinione pubblica americana così da coinvolgere gli Usa nel conflitto. Dato che inizialmente i tedeschi non reagirono, a conferma di quanto scritto, propongo La testimonianza di Charles De Gaulle il quale in quei momenti era ospite dello statista britannico, ebbene, De Gaulle nelle sue Memoires descrive così lo stato d’animo di Churchill:<Mi par ancora di vederlo, al Chequers, un giorno d’agosto: alzava i pugni verso il cielo e sibillava: “Non vengono quei maledett!” Ma ha tanta fretta – gli chiesi – di vedere le sue città ridotte in macerie? “Vede – mi spiegò – “se bombardassero Oxford, Coventry e Canterbury, una e ondata di indignazione si solleverebbe negli Stati Uniti, che l’America entrerebbe in guerra!>. E ancora George N. Crocker, opera sopra citata a pag. 209: <…fu soltanto la decisione presa a freddo dal ministro dell’aviazione britannica l’11 maggio 1940, non la crudeltà di Hitler, a scatenare la cosiddetta guerra totale>. Ecco alcuni bollettini di guerra tedeschi, i quali con un certo imbarazzo dovevano ammettere: 24 maggio 1940: <…anche la notte scorsa il nemico ha rinnovato (!) i bombardamenti a caso su obiettivi non militari nella Germania dell’Ovest e del Sud-Ovest>. 22 giugno: <Aeroplani nemici che hanno compiuto incursioni aeree sulla Germania settentrionale e occidentale attaccando per la prima volta i dintorni di Berlino…>. Così il 29 giugno e di seguito. Ho vissuto e lavorato per molti anni in Oceania e proprio in quei Paesi ho avuto modo di conoscere il carattere inglese. E almeno in quegli anni ho conosciuto lo sciovinismo sfrenato, si inventavano fatti che si tramandavano tante volte che alla fine credevano che fossero realmente avvenuti. Il brutto è che li hanno fatti credere anche a noi!
E veniamo alla storia (le bufale) raccontate dalla Rai (e noi paghiamo il canone!). Nella citata trasmissione perché gli storici (così sono chiamati i competenti organizzatori delle trasmissioni) non hanno citato cosa era la teoria del moral bomber, o cosa intendeva esattamente scrivere W. Churchill nel libro The last Lion, pag 313: <…è chiaro che l’obiettivo sarà il centro residenziale>.. Oppure perché il maresciallo in capo bombardieri sir Athur Harris veniva nominato dai suoi subalterni The Butcher (Il macellaio); forse perché la sua teoria guerriera prevedeva che gli obiettivi preminenti erano le popolazioni civili, anziché quelli militari; cosicché <con massicci bombardamenti al cuore del territorio nemico avrebbero ridotto in rovina le città, la sua gente alla disperazione e il Governo alla capitolazione>? E non è quello che realmente è accaduto? E non è ancora oggi la stessa strategia della triade infame?
Dobbiamo dare atto che essi sono stati abilissimi nell’imbonire l’opinione pubblica mondiale, trasformando le loro azioni di predoni in azioni tese a portare pace, benessere e libertà, nascondendo con stupefacente destrezza i reali motivi delle loro cento e cento guerre di aggressioni.
Indro Montanelli – e ne debbo dar atto – pubblicò per intero il mio intervento. Per la verità alla fine mi rimproverò per la lunghezza della lettera terminando con queste parole: <Io capisco benissimo che si possa non amare gli inglesi, ma non capisco come si possa non ammirarli…>. Purtroppo non posso più attendere una risposta dal grande giornalista, vorrei, infatti scrivergli che gli inglesi li ammiro per il carattere da loro dimostrato e proprio per questa loro caratteristica non comprendo che rapporto ci possa essere con l’amare la libertà.
Per concludere: i liberatori erano tanto liberatori che liberarono anche i morti dalle loro tombe; quel 19 luglio 1943, quando i liberatori bombardarono Roma riuscirono anche a far cadere delle bombe, chiamate intelligenti, colpendo il cimitero Verano. Una di queste bombe, sempre intelligente, ma da me ritenuta geniale, centrò la mia tomba di famiglia gettando fuori, quindi liberandoli tutti i morti lì rinchiusi.
In conclusione: è mio giudizio che la Storia del XX Secolo non sia da RI-SCRIVERE, ma da SCRIVERE, perché quella propinata da 80 anni è una fucina di falsità. Ne è prova RAI/BUFALA.
Il perché di tante falsità è intuibile. L’ho scritto tante volte.
SOMMARIO
1. I segnali del declino.
2. La crisi del modello industriale italiano.
3. L’euro e la cessione della sovranità economica.
4. La finanza e la strategia del debito.
5. Che fare ?
* Gian Piero Joime (1960) è docente universitario di Economia dell’Ambiente e del Territorio presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma. E’ Consigliere direttivo e membro di Giunta di ISES ITALIA, la principale associazione tecnico-scientifica no-profit per la promozione delle Fonti Energetiche Rinnovabili. Si è laureato nel 1984 in Scienze Politiche all’Università Luiss Guido Carli di Roma per poi specializzarsi in economia con il professor Giorgio Fuà presso l’Istituto Adriano Olivetti di Ancona. Ha svolto attività di docenza in discipline economiche per diverse business school italiane ed internazionali. Dal 1986 è stato amministratore e consigliere d’amministrazione di varie imprese italiane ed estere, ed ha ricoperto e ricopre incarichi presso diverse istituzioni pubbliche e fondazioni. Collabora con il CESI. E’ autore di diversi saggi e ricerche di economia, di politica ambientale, di marketing.
Il 12 Settembre 1924 veniva assassinato a revolverate, davanti agli occhi della piccola figlia, il Deputato fascista Armando Casalini. A colpire, un comunista che agì per “rappresaglia” all’omicidio di Giacomo Matteotti, avvenuto due mesi prima. Se Matteotti, sulla cui figura molto vi è da dire, è assurto a “martire” e non mancano città che – ormai con indifferenza – hanno vie e piazze dedicate in suo onore, Casalini è stato seppellito da una damnatio memoriae che non ha lasciato margini al dibattito storico per approfondire quello che realmente avvenne in quegli anni, quando prendeva forma il Regime fascista e naufragavano nel fallimento più completo le puerili azioni degli antifascisti.
La figura di Armando Casalini è centrale per comprendere il consenso che Mussolini – e con esso tutto il fascismo – macinò a partire dal 1921. Un consenso che lo portò dapprima al potere e, poi, gli permise di costruire un Regime ventennale.
Casalini fu un conterraneo del Duce. Nato nel Giugno 1883 a Forlì – il mese prima di Mussolini e a pochi chilometri da Predappio –, si distinse come attivo militante repubblicano e fu uno dei protagonisti della Settimana Rossa del Giugno 1914.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i suoi forti convincimenti patriottici lo portarono ad arruolarsi Volontario, sebbene una grave malformazione alla vista gli avrebbe garantito una facile e gratuita riforma. Nel 1916, affiliato alla massoneria, fu nominato Segretario Nazionale del Partito Repubblicano Italiano che guiderà fino all’Aprile del 1920.
Casalini rappresentò la voce dei repubblicani italiani durante la Grande Guerra, quei militanti politici che più di tutti si erano distinti per l’attivismo intransigente durante le battaglie per l’intervento nell’immane conflitto e che, chiaro esempio di indiscusse virtù patriottiche, erano accorsi sotto le bandiere del volontarismo di guerra su tutti i fronti, pagando un grande tributo di sangue per la grandezza e la gloria della Patria. Il dopoguerra, però, portò nuovi scenari e l’avanzata del socialismo bolscevizzante sembrò sommergere la Nazione italiana nel disordine, nella guerra civile scatenata dai “rossi” nell’attesa della prossima rivoluzione proletaria. Davanti a questo cupo scenario di morte e terrore, Casalini ruppe con il Partito Repubblicano che stentava a trovare una collocazione, immobilizzato dai conflitti che opponevano tra loro le fazioni interne democratiche, nazionali e socialistizzanti. Da sempre vicino ai Fasci Italiani di Combattimento, abbandonò il PRI e fondò l’Unione Mazziniana Italiana che raccolse sotto le sue bandiere i numerosi repubblicani schierati su posizioni nazionali che vedevano nel movimento di Mussolini una barriera al comunismo e il portatore di una vera rivoluzione sociale.
Nel 1924, Casalini – assunto l’incarico di Vicesegretario della Confederazione dei Sindacati fascisti – fu inserito nel Listone approntato per le elezioni politiche che vedranno trionfare – oltre i più rosei pronostici – il movimento fascista in tutta Italia. Eletto Deputato nella Circoscrizione della Lombardia, portò i suoi ideali e la sua indiscussa moralità in Parlamento.
Il 12 Settembre 1924, mentre era in tram con la piccola figlioletta, venne colpito a revolverate dal comunista Giovanni Corvi. I colpi sparati alla nuca, nella classica azione che contraddistinguerà i futuri GAP, non lasciò scampo al Deputato fascista che spirò tra le braccia della terrorizzata bambina. Ai suoi funerali partecipò il Capo del Governo Benito Mussolini che ordinò a tutti gli squadristi di non effettuare rappresaglie contro i mandanti morali del vile assassinio. La tomba – situata nel Verano di Roma – sarà profanata dai comunisti dopo la caduta del Fascismo.
In occasione del novantennale della morte di Armando Casalini, i Reparti “Pierino Maruffa” di Nettunia e “Bruno Grilli” di Perugia dell’Associazione Nazionale Arditi d’Italia – guidati dai Comandanti Bruno Sacchi e Claudio Pitti – hanno provveduto alla pulizia della tomba monumentale e portato un fascio di fiori tricolori alla memoria del caduto.
L’Ordine dell’Aquila Romana ha annunciato che scriverà al Presidente della Camera dei Deputati per chiedere l’intitolazione di un’aula del Parlamento alla memoria dell’Onorevole assassinato; e interpellerà il Sindaco di Forlì perché nella piazza centrale della città sia costruito un monumento a perenne ricordo dell’illustre cittadino.
Preparare il futuro
In questo numero del bollettino vengono trattati anzitutto due argomenti che costituiscono un’analisi del sottofondo ideologico e politologico dell’attuale crisi dell’Italia e dell’Europa. Il prof. Carlo Vivaldi-Forti (già autore fra l’altro di due pregevoli volumi: un primo del 1981 “La corona di san Venceslao”, nel quale ha previsto un decennio prima la caduta del comunismo, e “Pravda Vitezi. La verità vince” del 2008 nel quale ha illustrato il percorso intellettuale di un protagonista della primavera di Praga) auspica il coagularsi di un pensiero forte sulla base di un’alternativa partecipazionistica all’ attuale democrazia falsamente rappresentativa. La tesi di Vivaldi Forti sta nell’auspicio che sia riconosciuta quella sintesi creativa che è oggetto del lavoro del Cesi e che consiste nella risposta ai negativi giudizi già sintetizzati da Václav Havel, poeta e primo Presidente della Repubblica Ceca, nella frase: se è vero che il social-comunismo può essere capace di distribuire la ricchezza, non sa però produrla. Il liberal-capitalismo sembra capace di produrla, ma certamente non sa distribuirla.
Il secondo argomento è affrontato dallo scrittore Mario Bozzi Sentieri, il quale, denuncia che, in relazione alla “mutazione antropologico-programmatica della Lega” quest’ultima forza – nata con ben precisi progetti separatistici di frantumazione dell’unità nazionale – oggi sta utilizzando argomenti che dovrebbero essere invece l’elemento costitutivo di un progetto sociale e nazionale di ben determinate forze che si dicono di voler essere portatrici di tali proiezioni, mentre invece appaiono prive di strategia programmatica e di operatività. A tal proposito Bozzi Sentieri richiama opportunamente l’insegnamento di un Maestro, come è stato Ernesto Massi, denuncia la mancanza di progettualità e propone una moderna legislazione basata su un progetto dal titolo “Responsabilità sociale dell’impresa”.
Un terzo argomento è trattato dall’economista Enea Franza, il quale sotto il titolo Borse e “random walk” analizza alcuni aspetti più apparenti che reali della politica monetaria “easy” della BCE ed esprime dubbi che solo attraverso strumenti finanziari e bancari possa essere risolta la crisi di mancati investimenti nell’economia reale che, invece, si rendono drammaticamente urgenti nell’attuale aggravamento della situazione strutturale nella UE oltre che dell’Italia.
Questo numero riporta poi due interventi di soci del CESI nella rubrica Dibattito: uno di Michele Puccinelli relativo alla pseudo riforma costituzionale che ha incominciato il suo iter con l’approvazione di una prima bozza in Senato l’8 agosto scorso, ed un altro di Lorenzo P. Sannini riguardante un aspetto sociologico, esistente in profondità e che non viene posto in adeguato rilievo dagli opinionisti, circa una sostanziale politica classista operata surrettiziamente dal PD allo scopo di eliminare la classe media, spina dorsale operativa nella società nazionale (g.r.).
SOMMARIO DI QUESTO NUMERO
- Per salvare l’Italia e l’Europa. Necessità di un pensiero forte di grande sintesi di Carlo Vivaldi-Forti
- Sui temi sociali La Lega fa scuola ? Il centrodestra impari la lezione di Mario Bozzi Sentieri
- La speculazione finanziaria contro l’economia reale. Borse e “random walk” di Enea Franza
- Rubrica “dibattito”. Lettere di M. Puccinelli e L. P. Sannini e risposte del Presidente CESI
Sì, ci avete fatto caso?che da qualche tempo si è verificato un caso di reminiscenza antifascista? Il perché lo cercherò in una personale interpretazione che sarà presentata al termine del presente lavoro.
Ho notato che detta reminiscenza è emersa in RAI/STORIA (da qui in avanti indicata come RAI/BUFALA. Proprio questa mattina (29 agosto 2014) RAI/BUFALA ha presentato un programma su Arturo Toscanini indicandolo come un agguerrito e incazzilloso antifascista. Dato che c’è molto da dire su questo grande artista, rimando l’argomento Toscanini in un mio prossimo articolo, ora, pur rimanendo nel tema, desidero ampliare l’argomento.
Alcuni lettori ricorderanno> un bel film di Totò quando questi vendette la Fontana di Trevi a Roma ad un italoamericano. Ovviamente era una truffa, ma oggi si presenta come fattibile: non abbiamo ceduto la nostra più importante industria, la FIAT agli Stati Uniti, così hanno preso la via d’oltre Atlantico anche altre importanti industrie italiane come la Ducati, la Cirio ecc. e altre. Nessuna meraviglia se si concretizzasse quanto sembrava assurdo, cioè la vendita della Fontana di Trevi. A questa potrebbe far seguito quella della vendita del Colosseo, del Duomo di Milano ecc. ecc.
Come è iniziato questo masochistico processo? Credo che la data può essere fissata nel 1823, quando James Monroe presentò un programma di sviluppo detto, appunto Dottrina Monroe. Essa proclamava e ammoniva le potenze europee che il continente americano, tutto settentrionale e meridionale, non era un territorio destinato alla colonizzazione europea e il non rispettare questo ammonimento avrebbe rappresentato una minaccia per gli Stati Uniti. Non è male ricordare che dalla fine del XIX Secolo la Dottrina Monroe giustificò la politica imperialisca statunitense nell’America Latina. Ma questo era solo l’inizio.
Come poco sopra detto, RAI/BUFALA, da qualche mese non perde occasione per magnificare la democrazia statunitense. E’ bene ricordare che alcune guerre gli statunitensi le condussero prima della presentazione della Dottrina Monroe, in pratica sino al 1945 gli interventi americani al di fuori dei loro confini furono 168. Dimentichiamo, almeno per il momento, lo sterminio dei pellirosse americani, di guerre ne ricordiamo alcune: 1823-1824, ripetuti sbarchi armati a Cuba, 1831-32, Isole Falkland; 1832 Sumatra, 1833 Argentina, 1835-36 Perù, 1836 Messico con occupazione di Nacogdoches (Texas), 1838 Sumatra, Isole Fiji, Isola Drummond, 1846-1848 guerra messicana, Nicaragua, 1853-54 per assicurarsi concessioni commerciali sbarco Isola Bonin, così di seguito non tralasciando di ricordare la guerra ispano-americana del 1898. E ancora 1899 Samoa, 1899-1901 Isole Filippine, 1900 contro la rivolta dei Boxer in Cina, poi ancora Panama, Corea, Honduras, 1912 Turchia, di nuovo Messico (1913), 1917-1918 prima guerra mondiale, e così di seguito. La grave provocazione alla Germania di Hitler con l’occupazione, nel 1941, dell’Islanda. Tutte provocazioni tendenti alla ricerca della guerra voluta per distruggere tutti i fascismi, gravissimi pericoli per il grande capitale che avevano le loro sedi a New Yotk e a Londra; l’ambasciatrice. Clara Boothe Luce, parlando con il congressman Fish, così condannò la volontà di guerra del Presidente americano: <Roosevelt ha ingannato tutti noi impegnandoci in questa guerra col Giappone che a lui serve per intervenire nel conflitto europeo passando attraverso la porta di servizio>.
Con il termine della Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti intrapresero altre guerre tutte fuori dai loro confini, E’ sufficiente ricordare la Corea e il Vietnam. Più recentemente l’attacco all’Iraq giustificandolo con la puerile asserzione che il dittatore Saddam Husseyn possedeva armi di sterminio di massa. Similmente l’attacco alla Libia di Geddafi, due Paesi colpevoli di essere produttori di petrolio. Sicché oggi assistiamo al fatto che sia Saddam Husseyn che Geddafi erano riusciti a pacificare i loro Paesi, oggi con la loro morte sia la Libia che l’Iraq sono Paesi in rovina, divorati, come era stato previsto.
Dato che chi scrive queste note è assertore che la triade democratica Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sono le reali autrici di tutte le sventure che hanno colpito l’umanità – guerre in primis – propongo a coloro che dirigono la RAI/BUFALA di dialogare su quanto segue: Qualcuno nell’aprile 1907, nel corso di una lezione agli studenti della Columbia University si presentò in questo modo: <Dal momento che il commercio ignora i confini nazionali e il produttore preme per avere il mondo come mercato, la bandiera della sua nazione deve seguirlo e le porte delle nazioni chiuse devono essere abbattute… Le concessioni ottenute dai finanzieri debbono essere salvaguardate dai ministri dello stato, anche se in questo venisse violata la sovranità delle nazioni recalcitranti… Vanno conquistate o impiantate colonie affinché al mondo non resti un solo angolo utile trascurato o inutilizzato>. Chiedo ai bufalari che dirigono RAI/BUFALA di fornirci il nome di questo gangster della politica. La Vostra risposta è Hitler; no! Acqua, acquona. Il nome è quello di quel Presidente americano, quel tale Woodrow Wilson, quel Presidente che, in combutta con i capi di Governo inglese e francese, imposero alla Germania quel capolavoro che passa con il nome di Trattato di Versailles; d’altra parte questi personaggi della triade citata sono schiavi del grande capitale, e questo non si arricchisce maggiormente quando sguazzano nelle guerre? Il guaio del fascismo fu proprio quello di pretendere che fosse la politica a guidare l’economia, al contrario della triade. Ma andiamo avanti.
Ai signori bufalari di RAI/BUFALA, chiedo: cosa intendeva dire Churchill, l’uomo principe della triade, a pag 209 del suo La Seconda Guerra Mondiale, 1° volume, pag 209: <Adesso che la politica inglese aveva FORZATO Mussolini a schierarsi nell’altro campo, la Germania non era più sola>, oppure, Paul Gentizon (questo sì un VERO storico e onesto), nel 1956 scrisse: <Solo Mussolini si levò non soltanto a parole ma a fatti contro Hitler, il nazionalsocialismo, il pangermanesimo. Se in quel momento le democrazie occidentali lo avessero ascoltato, il destino del mondo sarebbe stato ben differente>. Osservo solo l’ingenuità di Paul Gentizon e rispondo. La triade degli infami non poteva seguire Mussolini, per il semplice fatto che questi ambiva alla pace, mentre le democrazie occidentali operavano per la guerra.
Perché il conduttore di RAI/BUFALA e i suoi validissimi (bah!!!) collaboratori non ci parlano dei rapporti polacchi dello Istitute for Historical Review? Forse perché in uno di questi si legge: <Not so welll Known is the story of Rooseelt’s enormous responsability for the outbreak of th Second War itself. This essay focuses on Roosevelt’s secret campaign to promove war in Europe. He bears a grave responsibility before history for the outbreak of the most destructive war of all time>. Sì, signori storici, così il presentatore introduce i bufalari. E a questi chiedo ancora: perché non ci parlate di come l’infame triade ingannò con garanzie d’intervento e di aiuti l’infelice Polonia? E dei due Rapporti Pietromarchi? Nei quali è indicato documentatissimamente come la triade costrinse l’Italia alla guerra? Oppure di quell’Agreement dell’aprile 1940? Oppure delle due bombe atomiche sganciate a Hroshima e a Nagasaki ed i bombardamenti al fosforo, armi vietate dalle Convenzioni Internazionali? E, anche, perché alla firma del Trattato di Pace siglato a Parigi nel 1947, fu fatto obbligo di includere, fra le altre esecrabili clausole, anche quella del divieto di ricostituzione, sotto qualsiasi forma, di un partito fascista? Domando: Ma la triade vincitrice, non era il massimo garante della libertà e democrazia? Perché, allora, l’imposizione di quella clausola vessatoria e illiberale?
Ed ora eccoci giunti al perché della volontà di guerra. La risposta ce la fornisce Bernhard Shaw (se ben ricordo nel 1937): <Le cose da Mussolini sin qui fatte lo condurranno, prima o poi, ad un serio conflitto con il capitalismo>.
Rimango sempre a disposizione del signor conduttoree dei suoi ospiti per ogni ulteriore chiarimento.
In occasione della locale festa preconciliare in omaggio a San Giovanni Battista, il Reparto A.N.A.I. “Pierino Maruffa” di Nettunia ha reso gli onori militari alla Medaglia d’Oro della Prima Guerra Mondiale Costantino Palmieri, sepolto nel piccolo cimitero frazionale di Sala di Leonessa (Rieti).
Il Sergente Palmieri, nato il 18 Marzo 1894 a Leonessa, fu un eroico combattente italiano del 143° Reggimento Fanteria della Brigata “Taranto”, già decorato di Medaglia d’Argento al V.M. per precedenti azioni di guerra. Cadde il 1° Novembre 1916, durante un assalto sul Colle S. Marco di Gorizia (Quota 171), nella visione mistica della città irredenta rivendicata dalla Madre Patria. Alla sua memoria è dedicato uno slargo a Leonessa, una piccola piazza nella frazione di Vindoli e, soprattutto, un rifugio sul Monte Tolentino (m. 1572), costruito durante il Regime fascista per onorare l’eroe di guerra.
La meritoria iniziativa ha assunto un valore simbolico molto importante in vista delle celebrazioni del 100° anniversario dell’entrata in guerra del Regno d’Italia. Il Primo conflitto mondiale, infatti, oltre ad assicurare la libertà e l’indipendenza della nostra Patria col raggiungimento delle sue frontiere naturali (Brennero e Montenevoso), rappresentò – soprattutto – l’atto di nascita della nostra Nazione come Stato cosciente di una propria missione e di un primato da esercitare nel mondo.
Un’iniziativa che serve soprattutto per combattere il pacifismo da parrocchia che sta asfissiando le cerimonie per il 100° anniversario della Grande Guerra, umiliando il sacrificio degli Italiani e gli stessi eroi delle nostre Forze Armate, oggi ridotte a una sorta di incrocio tra protezione civile missionaria e Croce Rossa in gonnella.
L’A.N.A.I., invece, con le sue manifestazioni intende ricordare insieme alle tradizioni guerriere del popolo italiano, l’epopea dei Reparti d’Assalto come simbolo e modello di ogni vero Esercito. In particolare, l’Associazione Nazionale Arditi d’Italia, superando le stantie e opportuniste posizioni filo-governative delle associazioni d’Arma e combattentistiche, indica il Serg. Costantino Palmieri come un esempio da seguire per le giovani generazioni di Italiani che dopo aver perso l’onore e l’orgoglio di servire la Patria in armi, rischiano anche di perdere la propria identità nazionale e culturale a causa di una scellerata politica di sovvertimento dei valori nazionali e di una falsa solidarietà agli immigrati. La motivazione della Medaglia d’Oro ricevuta dovrebbe essere scritta sui muri delle scuole di Leonessa e posta alla venerazione di tutti i giovani italiani: “Sempre primo dove più ferveva la mischia, fulgido esempio di eroismo, dopo conquistata una trincea nemica e fattone prigionieri i difensori, si spingeva ancora avanti col suo plotone per occupare un’altra posizione potentemente difesa. Contrattaccato e circondato da forze superiori con i pochi uomini superstiti del suo reparto, in piedi tenne lontani gli assalitori col lancio di bombe a mano. Gravemente ferito, rimaneva sul posto incitando i suoi al grido di: «Viva l’Italia! Viva il Re!». Esausto di forze ed invitato ad allontanarsi, si rifiutava nobilmente e rimaneva sul posto, finchè con l’arrivo dei rinforzi veniva consolidata la posizione. Morente, prima di esalare l’ultimo respiro rivolgeva ai suoi uomini le parole: «Giovanotti, muoio contento di avere compiuto il mio dovere»”. Questi sono uomini, questi sono i veri Italiani di cui noi siamo gli unici legittimi eredi, di spirito e di sangue!
Al termine degli onori militari, una delegazione dell’A.N.A.I., guidata dal Comandante del Reparto di Perugia Claudio Pitti, si è recata nella frazione di Vallunga dove ha portato un omaggio floreale sulla tomba di Assunta Vannozzi, giovane mamma innocente assassinata dai partigiani nel Marzo 1944, di cui, a più riprese, si è chiesta alla locale Amministrazione la riabilitazione pubblica.
Hanno partecipato alle manifestazioni patriottiche anche i camerati dell’Altopiano leonessano recentemente insigniti delle onorificenze dell’Ordine dell’Aquila Romana per il loro fattivo supporto al Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti.
Primo Arcovazzi
Martedì 5 Agosto 2014, in ricorrenza delle solenni celebrazioni per la Madonna della Neve, si sono commemorati i caduti e le vittime della strage britannica di Bacugno. Il 10 Febbraio 1944, infatti, la piccola frazione del Comune di Posta (Rieti) venne sconvolta da uno dei tanti eccidi rimasti impuniti causati dalla strategia terroristica degli Angloamericani. Due aerei inglesi, avvistata una corriera, compirono un duplice criminale mitragliamento uccidendo 13 persone.
Il Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti, a suo tempo, aveva avanzato la proposta di erigere un monumento a perenne ricordo di quel drammatico fatto di guerra, ma l’Amministrazione di Posta non aveva risposto. Tuttavia, il nuovo Sindaco Serenella Clarice ha considerato degna di attenzione l’iniziativa e, mobilitando enti locali, associazioni e semplici cittadini, ha compiuto un vero e proprio miracolo, inaugurando una stele con i nomi di coloro che vennero assassinati dai “gangster dell’aria”, quelli che al tempo erano conosciuti con l’emblematico nome di “Angloassassini”.
All’affollata manifestazione hanno partecipato l’Amministrazione comunale, tutti i cittadini di Bacugno, delegazioni ufficiali dei Comuni vicinori, con i Sindaci di Borbona, Amatrice e Cittareale e una rappresentanza del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti guidata dal Dott. Pietro Cappellari.
«Per la prima volta, dopo 70 anni – ha dichiarato Cappellari – si ricorda un evento da sempre sottaciuto con l’inaugurazione di un monumento che rende giustizia ai caduti e alle vittime di così insano sadismo. Insieme alle mamme e ai bambini che trovarono triste sorte sulla “corriera della morte” di Bacugno, ci piace ricordare Giovanni Mezzetti, Commissario del Capo della Provincia in Amatrice e Commissario politico del Fascio di quel Comune. Uomo onesto e probo amministratore che, in quei mesi di tragedia nazionale, non tradì la sua Patria e rimase al suo posto di combattimento. Gli uomini della RSI, anche in provincia di Rieti, furono in “prima linea”, come ben dimostra il suo sacrificio. Un sacrificio, quello di Mezzetti e degli altri innocenti passeggeri della corriera, da troppo tempo dimenticato per non disturbare la vulgata antifascista e anti-italiana tutta intenta a creare miti e leggende, a falsare la storia. Oggi, non è più così. Oggi possiamo parlare del terrorismo angloamericano e della guerra ai civili che le aviazioni statunitensi e britanniche pianificarono contro il popolo italiano perché venisse moralmente abbattuto, rendendo impossibile ogni resistenza e perché si inginocchiasse a chiedere una pace, qualsiasi pace, anche la più umiliante. A Bacugno ricordiamo i caduti della RSI e le vittime innocenti di quei criminali di guerra. Domani saremo a Poggio Bustone, a Morro Reatino, a Configni, a Leonessa, ovunque via sia una storia da raccontare. Perché noi non dimenticheremo. Mai».
Ufficio Stampa
Comitato Pro 70° Anniversario
della RSI in Provincia di Rieti
Da un amico lettore ho ricevuto una mail dalla quale estrapolo alcune notizie: <(…) Il Pontefice (Papa Francesco (nda) ha poi affrontato il delicato tema delle persecuzioni razziali ai danni dei pentecostali, quasi come fossero dei pazzi che rovinavano la razza, c’erano anche dei cattolici e vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e sono stati tentati dal diavolo>. Ha detto Bergoglio riferendosi a una disposizione del regime fascista poi confluita nelle leggi razziali. Prima di andare avanti, osservo: Papa Bergoglio è un Pontefice, quindi gode – o dovrebbe godere di un potere divino – l’infallibilità. Ė così? Invece no!
Andiamo avanti.
Premessa essenziale: quanto ho avuto modo di leggere e ascoltare in materia, e continuamente, in questi anni, non mi aiuta a trovare quella fonte di speranza che tuttavia vado cercando.
Provo a spiegarmi. Ricordo che anni fa l’ex Papa Benedetto XVI si recò in visita ad Auschwitz e, almeno a me, ha mostrato un aspetto della pietà (quella che dovrebbe essere) la pietà cristiana, perlomeno distorto. Infatti mi parve che l’espressione del volto del Sommo Pontefice lungo il vialone del lager fosse artificioso, non sentito. Inoltre, per incrementare ancor più il pathos del momento, aveva invocato Iddio con queste parole: <Dove eri mentre accadevano questi avvenimenti?>. Anche se non sono un teologo, mi sembra che questa invocazione sia uno po’ blasfema, perché, se ben ricordo, la dottrina della Chiesa insegna che l’operato di Dio è imperscrutabile, cioè vale come dogma. E ancora, perché questa invocazione non venne e viene estesa anche in merito ai moderni lager, come quella di Quantanamo, o alle prigioni degli americani in Iraq o in Afganistan? O perché non ricordare le tante atrocità commesse dai vincitori delle guerre del XX Secolo? Perché mai abbiamo visto un Pontefice inginocchiarsi accanto alle tombe dei mille e mille seminaristi, suore o semplici sacerdoti assassinati, nel corso della guerra civile di Spagna, dai miliziani rossi? Con la massima reverenza, Santo Padre, perché non chiede “dove era Dio?” quando i titini gettavano uomini, donne e bambini, nelle foibe? E i gulag? Non vorrei che queste invocazioni non furono espresse perché “non politicamente corrette”.
Ecco, fra i tanti, i miei dubbi: le mie pur scarsissime capacità intellettuali mi fanno pensare che Papa Benedetto XVI avesse il dovere di essere vicino ai deboli, ai perdenti: esattamente il contrario di come è avvenuto, e come, ancorate oggi, avviene.
Assemblea Costituente e non riforme solo strumentali
Molti lettori, che seguono regolarmente il bollettino del CESI, hanno chiesto perché Il Sestante non sia uscito nel corso del mese di luglio. La ragione è presto detta: il dibattito politico-parlamentare quotidiano e i commenti da parte dei mass media sono stati così superficiali, oppure così incerti (spesso equivoci) che non era possibile trarre indirizzi oppure giudizi adeguati e ciò per la valutazione delle problematiche costituzionali ed istituzionali nonché di quelle riguardanti la politica sociale ed economica. Ciò è tanto vero e significativo che la maggior parte degli studiosi di tali questioni si è trattenuta dall’esprimersi malgrado la quasi quotidiana pubblicazione di documentazioni e dati estremamente significativi riguardanti l’aggravamento della crisi sistemica in atto.
Il CESI si riserva di pubblicare più avanti le sue valutazioni riguardanti le questioni sociali ed economiche (e lo farà insieme con la segnalazione dei dati rilevati dalle fonti più autorevoli), esponendo altresì le indicazioni alternative ritenute adeguate alla loro risoluzione. Il nostro Centro Studi ritiene invece improcrastinabile effettuare, a conclusione del mese di luglio, una approfondita analisi riguardante la maniera e la pericolosità delle cosiddette “riforme costituzionali” così superficialmente e strumentalmente oggetto in queste settimane del dibattito parlamentare e di quello politico in corso tra gli schieramenti che si confrontano. Gli argomenti, così acutamente qui di seguito presentati dal Vicepresidente del CESI, prof. Franco Tamassia, conducono a previsioni affatto ottimistiche pur nella speranza che si presenti una via di uscita costruttiva ad opera di quegli italiani che abbiano coscienza della situazione, coraggio di affrontarla in maniera radicale (e senza il fragoroso vociare dei velleiarismi renziani). Ormai non è più tempo di fare distinzioni tra i giudizi espressi da differenti appartenenze ideologiche o di schieramento quando essi sono illuminanti.
Per tutti citiamo quanto scrive il prof. Piero Ignazi sull’editoriale di Repubblica di giovedì 24 luglio: «Il nostro Paese ribolle di frustrazione ed aspetta un segnale in positivo, dal governo per scrollarsi di dosso apatia e rassegnazione e rimettersi in moto; ma anche in negativo, da qualcuno o qualcosa che accenda la miccia dell’esasperazione sociale. Se la speranza scolora in illusione, allora monta la rabbia. Le precondizioni per lo scatenarsi di un movimento sociale in forme anche aggressive ci sono tutte». Dopo aver osservato che malgrado «i riflettori in questi giorni … [siano] puntati sulle riforme istituzionali» il prof. Ignazi dice che «l’enfasi che il governo pone su questo provvedimento è inversamente proporzionale sia all’interesse dell’opinione pubblica che agli effetti “immeditati” sulla vita delle istituzioni e dei cittadini». Ciò nonostante il prof. Ignazi spera che vi siano risultati tangibili in futuro anche se «rimane in agguato un cambio radicale di umore con un passaggio alla sfiducia e persino al ribellismo».
Da parte nostra invece speriamo che vi sia una forza politica capace di organizzare menti e militanti per l’indizione di una Assemblea Costituente che preveda non un bicameralismo ripetitivo, ma un vero bicameralismo perfetto, ossia differenziato nei compiti e nella base rappresentativa. (g.r.)
SOMMARIO DI QUESTO NUMERO
- Sempre più diffusa la richiesta di un radicale cambiamento. Le riforme: pretesto per sopravvivere e strumento di secessione di Franco Tamassia. 1. La doppia natura del processo riformistico; 2. L’elettività dei cosiddetti Senatori; 3. Rappresentanza paritaria o per entità demografica; 4. Il mito della stabilità; 5. La minaccia delle elezioni anticipate; 6. La Costituente; 7. Meglio niente che queste riforme?
Ho ricevuto una mail dal Direttore de Il Popolo d’Italia, contenente l’indirizzo di un link http://ceifan.org/bfale_sul_fascismo.htm a firma del dott. Pasquariello Domenico. Evidentemente il Direttore mi ha inviato detto allegato per intervenire e contestare le tante bufale contenute nell’articolo a firma appunto del dott. Pasquariello (Lei dottor Pasquariello sarebbe stato bocciato da Carducci perché prima va indicato il nome e solo dopo il cognome). Solo come esempio, il dott. Pasquarielo contesta addirittura l’esecuzione dei lavori di bonifica delle paludi, scrivendo: <Addirittura i primi lavori furono eseguiti da i Volsci (intono al VI secolo a. c.) i quali riuscirono ad assicurare la disciplina delle acque per cui la zona divenne prosperosa e fertile (????). Mussolni, quindi, non ha avviato un bel niente>. A chi vanno addebitate allora le decine e decine di migliaia di morti per malaria che quelle paludi regalavano ai lavoratori del luogo? Ci illumini, dottor Pasquariello, che significa <superare gli aspetti parzial della bonifica per addivenire ad un intervento complessivo di “bonifica integrale”>? Ha mai sentito parlare di un certo Arrigo Serpieri?. Tutto l’articolo è un susseguirsi (scusate l’espressione) di stronzate del genere. E’ proprio vero, ma qualcuno ha scritto che la peggior colpa del fascismo fu di aver dato vita all’antifascismo.
Dovrei rispondere con un mio articolo a scemenze e cattiverie del genere? Mi accingerò a presentare solo una serie di citazioni di personaggi al di sopra di ogni sospetto. Un articolo che contesta quanto scritto dal dottor Pasquariello, ma per fare un lavoro del genere avrò bisogno di più spazio. Posso proporre già da ora il titolo I Danni del Fascismo. Dato che di danni il fascismo ne ha fatti tanti, il Direttore mi dovrà accontentare.
Come anticipazione cito Pio XII (Papa Pacelli), egli ha scritto nel 1952: <Mussolini è il più grande uomo da me conosciuto, e senz’altro fra i più profondamente buoni, al riguardo ho troppe prove per dimostrarlo>. Prego il lettore d tener presente che le citazioni riguardano alcune asserzioni del dottor Pasquariello, quindi sono citazioni mirate a confutare quanto da lui scritto. Il Capo di Stato francese Raimond Poincaré nel 1926: <Non si può dimenticare che alla vigilia del giorno in cui il Fascismo (chiedo venia al dottor Pasquariello, ma l’Effe maiuscola di Fascismo è così nel testo) s’impossessò del potere, l’Italia era sull’orlo dell’abisso. La rivoluzione spuntava in tutta la penisola. Il governo mancava di forza. Si disobbediva alle leggi, non si rispettava la giustizia. Si deve convenire che la disorganizzazione venne scongiurata dalla politica di Mussolini, che elevò l’influenza italiana in Europa, ed accrebbe davanti al mondo la figura e l’autorità dell’Italia. Così Mussolini serve sicuramente bene la sua Patria. Sarebbe una pazzia rimproverarlo>.
Non so se il dottor Pasquariello è d’accordo con alcuni validissimi studiosi i quali attestano che la crisi congiunturale nata nel 1929 era più grave di quella che stiamo vivendo. Ebbene, nel 1934 (XXII E.F.) una volta eletto Franklin D. Roosevelt inviò Rexford Tugwell e Raymond Moley due fra i più preparati uomini del Brain Trust (cervelloni) in Italia per studiare il miracolo italiano. Non si incazzi, dottor Pasquariello, ma allora i miracoli erano targati Mussolini. Ecco come lo storico Lucio Villari ricorda l’episodio tratto dal diario inedito di Tugwell in data 22 ottobre 1934:<Mi dicono che dovrò incontrarmi con il Duce questo pomeriggio (…). La sua forza e intelligenza sono evidenti COME ANCHE L’EFFICIENZA DELL’AMMINISTRAZIONE ITALIANA, E’ IL PIU’ PULITO, IL PIU’ LINEARE, IL PIU’ EFFICIENTE CAMPIONE DI MACCHINA SOCIALE CHE ABBIA MAI VISTO (…)>. Ecco, immagino che a seguito di queste affermazioni il dottor Pasquariello sia colpito da uno stinnicchio. Ma l’assicuro non fui io ad inviare Tugwell e Moley in Italia, ma i suo padrone Franklin D. Roosevelt.