Una importante riscoperta storica ha potuto essere realizzata dall’Ares (Associazione Ricerche e Studi) di Milano, grazie alla collaborazione dell’Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, retto dal professor Ettore A. Albertoni. La riscoperta consiste nell’aver posto in luce due straordinarie personalità della storia militare della nostra Patria, i generali Maurizio e Ferrante Gonzaga, padre e figlio, discendenti della illustre famiglia mantovana, uno eroe della Prima e l’altro eroe della Seconda Guerra mondiale. Il privilegio di porre in luce l’eroismo e il particolare valore storico delle due personalità è toccato a chi scrive. Ho infatti ben presto potuto rilevare quello che può considerarsi l’aspetto storico più significativo della vicenda dei due Generali. Come ha detto il professor Albertoni nella sua introduzione al Convegno, «se è vero che la storia è magistra vitae, è altrettanto vero che gli uomini che, con il loro sacrificio per gli ideali per i quali si sono battuti hanno fatto la storia, sono autentici magistri gentium. E’ questo il caso», ha proseguito Albertoni, di Maurizio e Ferrante Gonzaga, due eroi del Novecento: Maurizio (1861-1938), il generale più decorato della Prima Guerra Mondiale con due medaglie d’oro e tre d’argento, e suo figlio Ferrante (1889-1943), medaglia d’oro alla memoria, il primo generale del Regio Esercito ad essere ucciso dai Tedeschi a Salerno l’8 settembre 1943 a poche ore dalla notizia dell’armistizio». L’assessore Albertoni ha sottolineato come il convegno (seguito da illustri personalità del mondo politico e militare, soprattutto dai giovani allievi, in alta uniforme, della Scuola Militare Teulié), sia riuscito a porre nella giusta luce l’eroismo di queste due figure, non isolandole peraltro dal loro contesto storico, analizzato grazie al contributo di illustri studiosi, da Luciano Garibaldi ad Alberto Lembo, da Massimo De Leonardis a Manlio Paganella, da Mirko Molteni a Gianni Grigillo. «E’ appena il caso di ricordare», ha poi concluso Albertoni, quanto la nostra Regione sia debitrice sul piano storico ed artistico alla famiglia Gonzaga, cha ha saputo fare per secoli di Mantova un centro di irradiazione culturale senza eguali». Ma veniamo alla eroica vicenda dei due Gonzaga (è ancora vivente la vedova del generale errante, la principessa di origine genovese Luisa Anguissola-Scotti Gonzaga, che ha appena compiuto i 102 anni). E parliamo innanzitutto del generale di Corpo d’Armata Maurizio Gonzaga che fu il mitico comandante, durante la Grande Guerra, della 53.a Divisione di Fanteria, la Divisione invincibile, detta «la Ferrea», che non si arrese né si sbandò neanche dopo Caporetto. Tanto che Benito Mussolini, all’indomani del delitto Matteotti, visto traballare il regime che aveva appena instaurato, lo chiamò a comandare la Milizia, per dimostrare al popolo che finalmente un uomo super partes, un grande eroe, avrebbe riportato l’ordine e la legalità. Il che non impedì che suo figlio, il generale di Divisione Maurizio Gonzaga, anch’egli pluridecorato di medaglie d’oro e d’argento, sarebbe stato il primo alto ufficiale dell’Esercito Italiano ad opporsi alla richiesta di resa avanzata dai tedeschi l’8 settembre 1943 e per questo sarebbe stato il primo ad essere ucciso con una raffica di mitra. Due grandi italiani, che smentiscono in maniera clamorosa la leggenda del soldato italiano pronto a darsela a gambe. La importante operazione culturale ha dunque consentito di parlare sia della prima sia della seconda guerra mondiale e del valore dei soldati italiani, spesso sottovalutato, ma capace di esprimere figure addirittura gigantesche, come i due esponenti della grande famiglia lombarda. Di particolare significato, l’accettazione, da parte del generale Maurizio Gonzaga, del difficile e impegnativo incarico di comandante generale della MVSN onde riportarne le formazioni sul terreno della assoluta legalità, e la Medaglia d’Oro al Valor Militare di Ferrante Gonzaga, la prima dell’Esercito Italiano dopo l’occupazione militare tedesca dell’Italia. Nella motivazione della MOVM si legge tra l’altro: «Minacciato a mano armata dall’ufficiale germanico, insisteva nel suo fermo atteggiamento e, portando a sua volta la mano alla pistola, ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimazioni ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico lo uccideva all’istante». La realizzazione del progetto, il cui merito va riconosciuto alla Regione, che, con il sostegno dato all’iniziativa, ha reso possibile questa importante operazione di riscoperta storica, ha richiesto la raccolta di documentazioni e testimonianze inerenti ai due Eroi, padre e figlio, nonché una ricerca sulla storia della dinastia, comprese le biografie dei suoi esponenti più rappresentativi. Al convegno hanno presenziato altresì i figli dell’eroe Ferrante Gonzaga, Maurizio e Corrado. Per quanto mi riguarda, dalle operazioni di ricerca intendo trarre un libro che mi auguro venga collocato nella serie dei libri che stanno revisionando la nostra storia.
Luciano Garibaldi