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Politica industriale e cogestione
Vi sono dei momenti nella storia delle persone e dei gruppi sociali, nei quali è necessario ricuperare l’esatto significato dei termini al fine di non diventare prigionieri di concetti dai quali poi possono derivare, come spesso è accaduto, perniciose impostazioni e politiche sbagliate. Non vogliamo, naturalmente, effettuare saccenti e puntigliose precisazioni, ma soltanto far opera di chiarezza per rendere possibili progetti politici, sociali ed economici veramente costruttivi e progredienti.
Partiremo da alcune riflessioni essenziali riguardanti la distinzione da farsi tra l’ideologia capitalistica e i principi che riguardano l’attività imprenditoriale. In altre parole è necessario effettuare una precisa distinzione tra il sistema capitalistico e il sistema imprenditoriale. La sua deliberata identificazione non è solo confusione concettuale, ma anche una pericolosa impostazione dottrinale, deleteria per lo sviluppo di una efficiente economia fondata sulla attiva partecipazioni dei fattori della produzione.
Ci si perdonerà perciò se richiamiamo alcuni concetti di scuola: l’attività imprenditoriale è costituita sulla base di quattro fattori produttivi: capitale, lavoro, organizzazione e tecnica. Il capitale, senza il lavoro, l’organizzazione e la tecnica, è inerte. Il lavoro, senza il capitale, l’organizzazione e la tecnica, è improduttivo. L’organizzazione e la tecnica, senza il capitale e il lavoro, sono inutili.
Fare di uno solo dei fattori della produzione la base per una ideologia significa dare valore preminente, assolutizzante e totalizzante, ad una sola gamba di un tavolo che necessariamente per reggersi deve averne quattro.
Da questi enunciati deriva con evidenza incontrovertibile come siano inconsistenti le ideologie basate su uno solo di questi elementi: il capitalismo, il laburismo, il burocraticismo (ossia l’organizzazione fine a se stessa) e il tecnicismo. Da qui la necessità di ricuperare il senso dell’organicità della funzione dell’impresa nell’economia di una società consapevole di se stessa e quindi far progredire la civiltà umana. (GR)

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO
In Italia manca una politica industriale (Cristiano Rasi); Dopo 65 anni la Cgil scopre l’articolo 46 della Costituzione (Agostino Scaramuzzino); Lo spudorato scippo delle tesi proprie dell’avanguardia social nazionale (Mario Bozzi-Sentieri); L’impudente (e mendace) trasformismo della CGIL (Ettore Rivabella).

 

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