Il 22 Febbraio 1944, era un giorno particolare per la popolazione di Nettunia, occupata da un mese dagli eserciti angloamericani. Fallita oramai, in modo clamoroso, ogni velleità offensiva contro le difese germaniche di Cassino, gli Alleati si trovarono bloccati sulla testa di sbarco di Nettunia, impossibilitati a muoversi. L’operazione anfibia, che avrebbe dovuto portare gli Angloamericani sui Colli Albani e, quindi, permettere agevolmente di conquistare Roma, era fallita e ci si trovò bloccati in quello che i Tedeschi, con sarcasmo, definirono il più grande “campo di concentramento” autogestito del mondo. In questa situazione di stallo, la popolazione civile rimasta bloccata all’interno della testa di ponte dovette essere – con le buone e con le cattive – espulsa dal territorio: iniziava così la deportazione di intere famiglie nel Merdione già occupato. Il 22 Febbraio 1944, fu la volta dello sfollamento obbligatorio per la famiglia Tartaglia. La giovane Giulia, di appena 17 anni, prima di raggiungere il punto di imbarco, volle salutare per l’ultima volta la sua casa, magari prendere un piccolo ricordo da portare con se in quel viaggio pieno di incognite e di speranze. Mai decisione fu più funesta. Giunta nei pressi della sua abitazione, posta all’incrocio tra Via Gorizia e Via Monte Grappa in Nettunia Centro (l’attuale Nettuno), incontrò dei soldati afroamericani. Fu l’inizio di un lungo calvario: stuprata e poi sventrata con un grosso pugnale. Subito soccorsa dalla Military Police, venne tentato il possibile per salvarla, ma i sanitari dell’ospedale militare da campo USA non poteron far altro che costatarne la morte. Il suo corpo, avvolto in bende come una mummia e sommariamente composto in una cassa di legno provvisoria, fu tumulato senza tante cerimonie nel locale cimitero e la sua storia dimenticata – volutamente – da tutti. A 70 anni da quell’evento luttuoso, il Comitato Pro 70° Anniversario dello Sbarco di Nettunia ha posto sul luogo della morte di Giulia Tartaglia un mazzo di fiori, per ricordare alle Istituzioni assenti un dramma tenuto nascosto per interi decenni.
«E’ con particolare tristezza – ha dichiarato il Dott. Pietro Cappellari, Responsabile culturale del Comitato Pro 70° Anniversario dello Sbarco di Nettunia – che adempiamo ad un opera di supplenza istituzionale. A 70 anni da quegli eventi, la povera Giulia non ha ancora la dignità di un ricordo. Certo, si trattò di un episodio marginale nel contesto dell’immane conflitto che sconvolse i continenti, ma l’opera di occultamento di questo crimine di guerra non ha giustificazione di sorta, se non nell’omertà e nel servilismo di troppi che si sono piegati alla falsa mitologia dei “liberatori”. Abbiamo proposto all’Amministrazione comunale di ricordare Giulia Tartaglia con una lapide posta sul luogo del suo assassinio. Non abbiamo mai ricevuto risposta.
Speriamo che nessuno, come oggi va di moda, pensi di dare la cittadinanza onoraria delle nostre città anche a quei barbari che con tanta violenza infierirono sulla nostra piccola concittadina».
Ufficio Stampa
Comitato Pro 70° Anniversario dello Sbarco di Nettunia