A lui Mussolini consegna il suo epistolario con Churchill, che scompare misteriosamente tra Como e Padova
Carlo Alberto Biggini è uomo di cultura: laureato in legge all’università di Genova, in scienze politiche a Torino e in scienze corporative a Pisa, è vicino alla concezione giolittiana dell’educazione nazionale, che mette in pratica durante la sua carriera. Il capo delle formazioni partigiane socialiste Corrado Bonfantini è suo amico. Mussolini lo sa, si fida di Biggini tanto che gli conferisce l’incarico di redigere la nuova Carta costituzionale del nuovo Stato repubblicano. La completa in due settimane. Le vicende di quegli anni sono note: i fascisti sono tenuti d’occhio e l’epilogo della vicenda non è dei più rosei. Così, il 23 aprile 1945 Biggini abbandona la sua residenza nei pressi di Como e si rifugia nella Basilica di Padova. Non porta con sé, però, il famoso carteggio tra Mussolini e Churchill, che il Duce gli ha consegnato probabilmente per due ordini di motivi: il primo, perché la sua fiducia in Biggini è smisurata, il secondo, perché riteneva che i buoni rapporti dello stesso Biggini con alcuni antifascisti come Bonfantini lo avrebbero salvato nell’ora suprema. Mussolini aveva ragione: sull’Aprilia di Biggini, che ogni giorno percorreva la strada verso la residenza del Duce, i partigiani non hanno mai fatto fuoco. Anche perché su quell’Aprilia, insieme a Biggini, viaggiavano spesso liste di nomi da “salvare”. E infatti Biggini è, per dirla con le parole di Festorazzi, “un galantuomo, un pacifista, un intellettuale illuminato”. Ed è proprio per questo che i religiosi di Padova non si tirano indietro quando bussa alla loro porta. Durante il suo soggiorno presso la struttura padovana, Biggini comincia a stare molto male. Il medico gli diagnostica un cancro. Il suo trasferimento presso la clinica San Camillo di Milano avviene rapidamente. Quando vi giunge, ha dati anagrafici nuovi di zecca: è il professor Mario De Carli. La diagnosi è confermata: tumore al pancreas. Ma c’è un referto di padre Agostino Gemelli, amico di Biggini, che dice esattamente il contrario. La cosa non convince, la contraddizione è evidente, al punto che ancora oggi la sua morte è considerata un mistero. Biggini viene tenuto al sicuro, nessuno è ammesso alla sua presenza, eccezion fatta per il suo segretario Dino Campini, al quale l’ex ministro confida la vicenda del carteggio dimenticato. Biggini muore pochi mesi dopo, il 19 novembre 1945. Una morte che lascia intorno a sé un alone di mistero, tanto che Vanni Teodorani, genero di Arnaldo Mussolini e capo della Segreteria Militare della Rsi scrive: “Circolano incerte notizie sulla morte di Biggini. Pare che sia difficile stabilire la verità giacché il povero Carlo Alberto, ultimo ministro dell’Educazione Nazionale della Repubblica, è stato costretto a morire in strettissimo incognito per evitare di essere sottoposto ad angherie magari durante l’agonia …”.
Del carteggio non si è saputo più nulla. Festorazzi ipotizza che sia finito nelle mani dei servizi inglesi. Ma non è la sola ipotesi a circolare. Secondo Baima Bollone, Biggini quando fugge a Padova porta con sé le carte. Ed è a Padova che rimangono quando l’uomo viene portato d’urgenza al San Camillo. Questa tesi non trova d’accordo il biografo di Biggini, Luciano Garibaldi, secondo cui la cartella di marocchino rosso in cui erano contenuti i documenti è finita nelle mani di Michele Tumminelli, vicino di casa e amico di Biggini, poi senatore democristiano vicinissimo a De Gasperi. Dunque l’ipotesi è che quel carteggio, proprio attraverso De Gasperi, sia tornato allo stesso Churchill.
Certo, i dubbi restano. Sparisce la cartella di marocchino rosso contenente documenti importantissimi che il Duce aveva consegnato nelle mani di Biggini. Scompare Biggini. Ci sono due sparizioni di troppo, in questa storia. Molte altre teorie vengono fuori nel corso degli anni, e molti investigatori cercano tracce del carteggio, tra cui lo stesso Churchill, che spesso e volentieri si reca a Como, nei pressi della residenza di Biggini, nell’immediato dopoguerra con pretesti vari. Il mistero del carteggio non è mai stato svelato. E, in fondo, neppure quello della morte di Biggini.
Emma Moriconi