Assemblea Costituente e non riforme solo strumentali
Molti lettori, che seguono regolarmente il bollettino del CESI, hanno chiesto perché Il Sestante non sia uscito nel corso del mese di luglio. La ragione è presto detta: il dibattito politico-parlamentare quotidiano e i commenti da parte dei mass media sono stati così superficiali, oppure così incerti (spesso equivoci) che non era possibile trarre indirizzi oppure giudizi adeguati e ciò per la valutazione delle problematiche costituzionali ed istituzionali nonché di quelle riguardanti la politica sociale ed economica. Ciò è tanto vero e significativo che la maggior parte degli studiosi di tali questioni si è trattenuta dall’esprimersi malgrado la quasi quotidiana pubblicazione di documentazioni e dati estremamente significativi riguardanti l’aggravamento della crisi sistemica in atto.
Il CESI si riserva di pubblicare più avanti le sue valutazioni riguardanti le questioni sociali ed economiche (e lo farà insieme con la segnalazione dei dati rilevati dalle fonti più autorevoli), esponendo altresì le indicazioni alternative ritenute adeguate alla loro risoluzione. Il nostro Centro Studi ritiene invece improcrastinabile effettuare, a conclusione del mese di luglio, una approfondita analisi riguardante la maniera e la pericolosità delle cosiddette “riforme costituzionali” così superficialmente e strumentalmente oggetto in queste settimane del dibattito parlamentare e di quello politico in corso tra gli schieramenti che si confrontano. Gli argomenti, così acutamente qui di seguito presentati dal Vicepresidente del CESI, prof. Franco Tamassia, conducono a previsioni affatto ottimistiche pur nella speranza che si presenti una via di uscita costruttiva ad opera di quegli italiani che abbiano coscienza della situazione, coraggio di affrontarla in maniera radicale (e senza il fragoroso vociare dei velleiarismi renziani). Ormai non è più tempo di fare distinzioni tra i giudizi espressi da differenti appartenenze ideologiche o di schieramento quando essi sono illuminanti.
Per tutti citiamo quanto scrive il prof. Piero Ignazi sull’editoriale di Repubblica di giovedì 24 luglio: «Il nostro Paese ribolle di frustrazione ed aspetta un segnale in positivo, dal governo per scrollarsi di dosso apatia e rassegnazione e rimettersi in moto; ma anche in negativo, da qualcuno o qualcosa che accenda la miccia dell’esasperazione sociale. Se la speranza scolora in illusione, allora monta la rabbia. Le precondizioni per lo scatenarsi di un movimento sociale in forme anche aggressive ci sono tutte». Dopo aver osservato che malgrado «i riflettori in questi giorni … [siano] puntati sulle riforme istituzionali» il prof. Ignazi dice che «l’enfasi che il governo pone su questo provvedimento è inversamente proporzionale sia all’interesse dell’opinione pubblica che agli effetti “immeditati” sulla vita delle istituzioni e dei cittadini». Ciò nonostante il prof. Ignazi spera che vi siano risultati tangibili in futuro anche se «rimane in agguato un cambio radicale di umore con un passaggio alla sfiducia e persino al ribellismo».
Da parte nostra invece speriamo che vi sia una forza politica capace di organizzare menti e militanti per l’indizione di una Assemblea Costituente che preveda non un bicameralismo ripetitivo, ma un vero bicameralismo perfetto, ossia differenziato nei compiti e nella base rappresentativa. (g.r.)
SOMMARIO DI QUESTO NUMERO
- Sempre più diffusa la richiesta di un radicale cambiamento. Le riforme: pretesto per sopravvivere e strumento di secessione di Franco Tamassia. 1. La doppia natura del processo riformistico; 2. L’elettività dei cosiddetti Senatori; 3. Rappresentanza paritaria o per entità demografica; 4. Il mito della stabilità; 5. La minaccia delle elezioni anticipate; 6. La Costituente; 7. Meglio niente che queste riforme?