Si comincia a parlare di investimenti pubblici e di politica dei redditi
Gli ultimi dati pubblicati da varie istituzioni pubbliche e private rilevano che tutta l’Europa, e in particolare
l’Italia, è in forte recessione. Le conseguenze sia sulla produzione di beni e servizi, sia nei confronti della sempre più
ridotta occupazione – e soprattutto l’angosciosa prospettiva per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro -stanno facendo modificare le analisi di molti economisti: si parla sempre meno dei rattoppi fiscali, dei tagli a lle spese e
delle modifiche contrattuali per ridurre il costo del lavoro e si esaminano invece politiche economiche volte agli
investimenti pubblici e privati.
Manca ancora l’analisi di quelli che dovrebbero essere i tipi e l’entità degli investimenti pubblici, nonché
l’individuazione dei settori infrastrutturali, della ricerca e dell’innovazione come pure mancano adeguate analisi
relative a una politica industriale che individui le maniere di intervento dello Stato nelle produzioni di base (acciaio,
alluminio, etc.) e la riduzione dei costi per l’energia elettrica necessaria alle imprese energivore essenziali per le
produzioni indotte (meccaniche, chimiche, etc.).
Naturalmente il problema principale che incombe riguarda la creazione di redditi attraverso l’occupazione
della manodopera – ai vari livelli dirigenziali ed esecutivi – nei settori del risanamento ambientale e idrogeologico, in
quello delle comunicazioni (reti stradali, ferroviarie, etc.), dell’integrazione della scuola in ogni ordine e grado con le
attività produttive, con la distribuzione delle merci e l’efficienza dei servizi. Grave che in questo frangente la miopia e
l’ignoranza, non solo dei responsabili politici, ma anche dei loro consulenti tecnici o scientifici, si eserciti cercando di
risolvere elementi di contorno o a favore dei consumi ritenendoli la leva principale per la ripresa, mentre essi sono
soltanto la conseguenza e l’effetto di interventi diretti a creare appunto occupazione e redditi.
In questo numero viene affrontato il problema della riforma della Pubblica Amministrazione, dei Tribunali
amministrativi, delle Prefetture, delle Camere di Commercio in base alla favola per cui se lo Stato arretra nel regolare
e coordinare le attività, queste funzionano meglio. La confusione tra ciò che è efficienza e ciò che è pura burocrazia
avvelena ogni dibattito in materia. A questo proposito Mario Bozzi Sentieri fa chiarezza con un suo intervento.
Altrettanta chiarezza la fa Ettore Rivabella a proposito dell’altra demenziale proposta e cioè quella di
consumare subito il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) che costituisce, insieme con l’essere una garanzia per il
lavoratore (e la sua famiglia) quando va in quiescenza, una non indifferente parte di finanziamento aziendale, in
costanza del rapporto di lavoro, per il quale l’impresa riconosce un interesse al lavoratore.
A proposito di proposte produttivistiche nella rubrica “Dibattito”, il prof. Vivaldi Forti parla di quelle che
potrebbero essere iniziative bancarie volte al sostegno dell’economia reale e non alla speculazione finanziaria.
Il numero attuale del bollettino è arricchito da una nuova rubrica “I Libri de Il Sestante”. Si tratta di una
rassegna di novità librarie collegate con gli argomenti oggetto di studio da parte del CESI (g.r.).
SOMMARIO
– A proposito della “riforma” della P.A. Se lo Stato arretra a pagare sono i cittadini e le imprese di Mario
Bozzi Sentieri
– La filosofia della precarietà: consumare nel presente ogni prospettiva futura. Tfr: Cosa nasconde
l’operazione del Governo Renzi di Ettore Rivabella
– Rubrica “I Libri del “Sestante”. Rassegna di novità librarie a cura di Mario Bozzi Sentieri
Recensione: D.Fisichella, Dittatura e monarchia. Italia tra le due guerre, a cura di Gaetano Rasi
– Rubrica “Dibattito”. Proposte per una politica bancaria compatibile con lo sviluppo di Carlo Vivaldi-Forti