Squilla il telefono. Un giovane e pio architetto, nato a Lubecca e vivente a Roma, mi chiede di risolvere un dubbio teologico.
“Se posso…”
“Caifa era cattolico?”
“Curiosa domanda… La vecchia teologia direbbe di no”.
“Quindi avrebbe dovuto convertirsi, secondo lei?”
“Io desidero il bene della sua anima e perciò spero che si sia pentito”.
“Purtroppo la sua speranza è superflua e teologicamente infondata”.
“Perché infondata?”
“Perché Caifa non aveva bisogno di convertirsi”.
“Il suo è un evidente paradosso”.
“Le sembra un paradosso perché non ha capito il Vangelo”.
“Il magistero…”
“Quale magistero?”
“Il magistero cattolico…”,
“Quello preconciliare. Il regnante pontefice …”
“Se non che il magistero di sempre…”
“Intende dire che il tempo è immobile e con esso il pensiero?”
“Intendo dire che Caifa (lo rammenta il Vangelo secondo San Matteo al c. 26, 65): “stracciandosi le vesti accusò Gesù di bestemmia“.
“La teologia preconciliare non ha capito che tra Gesù e Caifa ci fu un profonda intesa”.
“Lei crede?”
“Il Vangelo su questo punto è chiaro. Se si legge nella luce del Vaticano II e della teologia di Karl Rahner”.
“Ascolto le sue parole”.
“Caifa aveva detto: conviene che muoia un solo uomo per il popolo, Vangelo secondo San Giovanni 18, 14″.
“Se non che Caifa accusava Gesù di bestemmia, Vangelo secondo San Matteo, 26. 65″.
“Caifa agiva in vista della Redenzione”.
“Redenzione di chi?”
“Del popolo”.
“L’umanità?”
“No, il popolo. Come è possibile che lei tardi tanto a capire che Caifa voleva il bene del popolo?”
“Quindi solamente il popolo di Caifa si è convertito a Gesù? E’ questo che vuole dire? E gli altri popoli? E i cristiani?”
“Gli altri popoli e i cristiani devono convertirsi a Caifa, se intendono bene il recondito significato delle parole pronunciate dal regnante pontefice: Gli ebrei non devono convertirsi“.
“In conclusione Caifa era il vero cattolico?”
“Il più attuale, il più moderno, il più aggiornato, il più normalizzato fra i cattolici”.