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Nel centenario della nascita di Giorgio Almirante:
Una anticipazione riguardante la costruzione di una nuova identità
Il giorno 24 marzo a Roma, nella sala Capranichetta di Piazza Montecitorio, nel Centenario della nascita di Giorgio Almirante (1914-2014), ad opera di Geremia Mancini, Segretario Confederale della Ugl, si è presa occasione del contemporaneo 64° anniversario della nascita della Cisnal (24.3.1950) per tenere una manifestazione dal titolo “Giorgio Almirante e la Cisnal”.
Sono intervenuti come relatori il Presidente del CESI prof. Gaetano Rasi, il sen. avv. Romano Misserville, il giornalista Massimo Magliaro (già capoufficio stampa di Almirante) e il prof. Roberto Chiarini (docente di storia contemporanea e dei partiti all’Università Statale di Milano). Hanno inoltre rivolto saluti e svolto commenti il Segretario Nazionale dell’Ugl Giovanni Centrella e la dott. Giuliana de’Medici.
Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’intervento di apertura del prof. Rasi che – oltre a contenere interessanti riferimenti storici ed attualissimi spunti per la soluzione delle problematiche attuali – costituisce una anteprima del primo volume della sua opera Il Progetto Politico Alternativo (Msi-Msi-dn –An), che è in corso di pubblicazione.
Già il titolo dell’intervento di Rasi: “Msi e Cisnal: la comune costruzione dell’identità” (che fa riferimento all’ideologia che si è andata formando nel primo ventennio della vita delle due organizzazioni, quella politica e quella sindacale), indica una serie di contenuti spesso trascurati nell’interpretazione di un pensiero e di una azione che vanno aldilà della contingenza storica.

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

Centenario della nascita di Giorgio Almirante (1914-2014)
Msi e Cisnal: la comune costruzione dell’identità di Gaetano Rasi

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Il sistema vigente determina il non funzionamento dello Stato
Questo numero de Il Sestante è dedicato a riflessioni di diversa natura e vuol essere l’espressione – pur legate da un sottile comune intento – della varietà degli stati d’animo procurati dall’attuale fase politica. Chi attualmente ha la responsabilità del governo del nostro Paese mescola precipitose intenzioni di radicali riforme senza tener conto delle forti insoddisfazioni che pervadono la società nazionale. Ancora una volta emerge come nel mondo contemporaneo, più che nel passato, a causa della Costituzione materiale il sistema politico determini il non funzionamento delle strutture statali e il profondo disorientamento dei cittadini.
Le analisi che seguono colpiscono settori che dovrebbero costituire le articolazione di un organico sistema, mentre invece diventano nella pratica del regime vigente in Italia, di volta in volta solo argomenti di aspre lamentele, costantemente caratterizzate da caducità e precarietà rispetto ai fatti che dovrebbero aver luogo..
Ciascuno degli autori che qui si esprimono affronta con riflessioni particolari problematiche incombenti: il prof. Carlo Vivaldi-Forti sottolinea l’insofferenza per una sostanziale illegalità legata alla metodologia derivante dal vecchio totalitarismo di origine marx-lenilista; lo scrittore Bozzi Sentieri, pone l’accento sulla improvvisazione dell’effervescenza renziana che emerge in particolare, dopo la visita in Germania, nel non conoscere l’intima ragione sociale del successo economico tedesco; il prof. Vincenzo Pacifici, ci ricorda con una nota di carattere storico come deve essere inquadrata la questione riguardante la riorganizzazione degli enti locali ed in particolare dei Comuni posti oggi di fronte a necessari collegamenti funzionali per far fronte alle esigenze dell’attuale complessa evoluzione della società.
Infine, il prof. Lucio Zichella, come studioso di filosofia e di antropologia, riflette in una lettera al CESI sugli equivoci contenuti nelle espressione “bicameralismo perfetto” in un momento in cui si vuole improvvisare una riforma costituzionale senza tener presente la necessità che i cittadini organizzati oggi debbano essere rappresentati in tutti i complessi aspetti del vivere contemporaneo.
Il CESI si riserva nei prossimi numeri di affrontare in maniera organica queste ed altre tematiche in relazione a ciò che in sede parlamentare, oltre che pubblicistica, verrà improvvisato senza valutare le conseguenze e senza tener presente quanto già è stato finora elaborato.

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

- La manipolazione dei responsi elettorali
Illegalità di Stato e totalitarismo da fronte popolare di Carlo Vivaldi-Forti

-Incontri internazionali senza riflessione sui problemi strutturali
Renzi doveva farsi spiegare dalla Merkel perchè funziona il sistema tedesco di Mario Bozzi Sentieri

- Necessario il potenziamento di servizi consortili
Il Comune: passare dalla passività burocratica ad una funzionalità efficiente di Vincenzo Pacifici

- La ricognizione di un uomo della strada tra storia, logica e linguistica
Dal bicameralismo paritario al vero bicameralismo perfetto di Lucio Zichella

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La guerra civile spagnola 1936-1939 può essere definita a tutti gli effetti, la prova generale del II conflitto mondiale. Infatti la contrapposizione delle future potenze alleate, contro le forze dell’Asse, si manifestò, seppur in maniera diversa, durante il conflitto nella penisola iberica, con la massiccia presenza di forze bolsceviche, nel tentativo da parte di quest’ultime, di accerchiare il mediterraneo, in prospettiva di una comunistizzazione di una ampia area geografica.

L’Italia fascista, partecipò a quella guerra, essenzialmente per tre fattori esterni e contingenti: pesanti pressioni politiche e diplomatiche, soprattutto provenienti dal Vaticano; la diretta, massiccia ingerenza militare e politica dell’Unione Sovietica e la non meno cospicua e rilevante pressione della Francia Social-Comunista entrambe legate da un “Patto d’assistenza reciproca” firmato nel ’35.

Il libro postumo di Alberto Mariantoni, ripercorre quegli avvenimenti in maniera capillare e dettagliata, analizzando i fattori politici, internazionali e le ricadute morali che da quella guerra civile scaturirono.

Alberto Mariantoni, ci ha lasciato un anno e mezzo fa, aveva appena concluso questa sua ultima fatica letteraria. E’ stato collaboratore di varie e prestigiose testate giornalistiche come “Le Figaro”,”Diario de Lisbona”, “Der Spiegel”, “Panorama”, “Radio Vaticana”, “Avvenire”.

Commenteranno ed analizzeranno il libro “La memoria della realtà”, il Prof. Augusto Sinagra, già docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma ed il Prof.Giuseppe Parlato, già docente di Storia Contemporanea nella libera Università “San Pio V” di Roma, nonché presidente della Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice.

 

29 Marzo ore 18 presso l’Associazione Passepartout di Latina, quartiere Nicolosi, appuntamento con la Storia.

Il 23 Marzo 2014, XCV Anniversario della fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento, oltre duecento persone hanno affollato il Campo della Memoria di Nettuno (Roma), per la cerimonia di riconsacrazione del cimitero di guerra della RSI, atto dovuto dopo che una banda di immigrati aveva rubato le lapidi in ricordo dei caduti.

Il sacrario del Ministero della Difesa è stato nel corso degli anni più volte profanato, prima da “neopartigiani”, oggi da stranieri. L’Associazione “Campo della Memoria” ha provveduto al ripristino di tutte le lapidi rubate e ha chiamato a raccolta chi crede ancora nei sacri ed immortali valori della Patria, della Nazione, del Popolo, perché con un atto di presenza si possa mandare un monito agli antifascisti che da sempre si sono schierati contro ogni ricordo dei caduti italiani della Seconda Guerra Mondiale, quali sono i ragazzi della RSI che si opposero tra il 1943 e il 1945 all’invasore angloamericano, immolando le proprie vite in nome di un’Idea, della libertà e dell’onore d’Italia.

Presenti i labari e le bandiere di guerra dell’Unione Nazionale Combattenti della RSI, dell’Associazione Xa Flottiglia MAS – RSI, dei Volontari di Guerra (tra cui spiccavano i labari delle Federazioni dell’Istria, del Carnaro e della Dalmazia e di Roma), del Battaglione “S. Marco”, della Legione M d’Assalto “Tagliamento” e dell’Associazioni Paracadutisti d’Italia (Roma, Voghera – Oltrepo Pavese, Latina e Anzio-Nettuno). Non hanno mancato di mandare una propria delegazione l’Ordine dell’Aquila Romana e l’Associazione Nazionale Arditi d’Italia. Presenti anche gli ultimi reduci della Decima MAS, della Legione “Tagliamento” e della “Folgore”, tra cui ricordiamo il Paracadutista Sante Pelliccia di Nettuno, combattente di El Alamein. Messaggi di partecipazione sono stati portati dalla Principessa Borghese e da Anna Maria Mussolini. Moltissimi i giovani che con la loro presenza hanno voluto raccogliere il testimone che i combattenti della Repubblica Sociale Italiana hanno offerto loro in un simbolico passaggio delle consegne nel nome della Patria immortale.

 

Ufficio Stampa

Comitato Pro 70° Anniversario dello Sbarco di Nettunia

Dal 26 Febbraio 1944, dopo l’uccisione del Commissario del Capo della Provincia in Leonessa Francesco Pietramico, la situazione dell’ordine pubblico sull’altopiano leonessano andò progressivamente peggiorando. La pressione della guerriglia che sconfinava dall’Umbria fece si che, il 14 Marzo seguente, il Distaccamento della GNR – che assicurava la sicurezza in tutta la zona – venisse ritirato in quanto considerato indifendibile. Il giorno dopo, andati via i fascisti, su Leonessa calarono i partigiani. Dopo un corteo festoso e le solite violenze, tornarono sui monti. Ormai, l’ordine era definitivamente compromesso. In questo scenario maturò uno dei più gravi e ingiustificati episodi di sangue che colpirono la provincia di Rieti in quel drammatico 1944. Il 16 Marzo, sei-sette ribelli con passamontagna e fazzoletti al viso penetrarono nell’abitazione della famiglia Vannozzi nella frazione di Capodacqua di Leonessa. Aggredirono i presenti e si scagliarono contro la giovane mamma Assunta Vannozzi di 29 anni, a letto febbricitante, accusandola di essere una “spia”. Le strapparono il figlioletto Luigino di due anni e la strascinarono in strada tra grida strazianti che fecero eco in tutta la vallata. Poi, con una spietatezza unica nel suo genere, un partigiano estrasse una pistola scaricandola contro il corpo della disgraziata piangente. Infine, il colpo di grazia alla nuca. “Giustizia” era fatta.

I ribelli, infine, “prelevarono” dall’abitazione tutto quanto era asportabile e tutto quanto avesse un valore, dal corredo di nozze ai gioielli, per poi scomparire per sempre nella boscaglia dalla quale erano venuti.

Una normale spedizione partigiana diranno i più, se non fosse che la povera Assunta Vannozzi non era imputabile di nulla. Si trattò di un’esecuzione ingiustificata. Nel dopoguerra, vennero accusati dell’assassinio tre partigiani locali (gli altri non furono mai identificati): Concezio Antonelli, Mario Romano e Enzo Lucci (l’esecutore materiale). I primi due negarono ogni addebito, mentre Lucci affermò di aver agito su ordine della Brigata “Gramsci”. Come era ovvio, date le chiare disposizioni in materia che consideravano “legittimi atti di guerra” tutte le azioni compiute dai ribelli nel corso della guerriglia, i tre vennero scarcerati. Comunque, la Magistratura accertò che Assunta Vannozzi era innocente e che il suo assassinio fu un “errore di valutazione”.

Sul drammatico episodio di sangue cadde una fitta coltre di omertà (ancor oggi riscontrabile) e quelle rare volte che si parlò della morte della Vannozzi si volle addirittura infangare la moralità della povera mamma, uccidendola così una seconda volta. E pensare che Assunta – che non si era mai occupata di politica – aveva aiutato in quei mesi anche numerosi soldati “sbandati” del Regio Esercito che non volevano aderire alla RSI. Ma tutto ciò fu vano. Ancor oggi, nessuno sa il motivo perché la giovane mamma venne uccisa e i nomi di tutti coloro che parteciparono alla spedizione punitiva, all’assassinio e al saccheggio della casa.

Nel settantennale dalla tragedia che lasciò a un piccolo orfano una cicatrice mai rimarginata, il Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti si è recato sul luogo del luttuoso evento e nel cimitero di Vallunga dove riposa Assunta Vannozzi per omaggiare una vittima dell’odio antifascista, uccisa innocente e vigliaccamente vilipesa dopo la morte.

«A tanti anni da questo dramma – ha dichiarato il Dott. Pietro Cappellari, Responsabile culturale del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti – siamo venuti a Leonessa con l’intento di chiedere una pubblica riabilitazione della giovane mamma di Capodacqua. Per questo abbiamo chiesto ufficialmente al Sindaco di Leonessa che la via che congiunge Ocre a Capodacqua venga dedicata alla memoria di Assunta Vannozzi e che sul luogo dell’uccisione sia eretta nuovamente una croce (divelta a seguito di lavori stradali e mai ripristinata). Un atto dovuto che l’intera comunità leonessana deve a una sua concittadina uccisa troppe volte, fisicamente e moralmente. Essere qui oggi per noi è un atto non solo di carità cristiana. Siamo qui non solo per un giusto tributo ad un’innocente che oltre ad essere stata ingiustamente uccisa e strappata all’affetto dei cari, è stata vilmente vituperata per decenni da personaggi senza scrupoli; ma anche per un dovere morale che avevamo con Luigino Montini, il figlio di Assunta, che per tutta la vita ha portato nel suo cuore i segni indelebili di quella tragedia ingiustificata. Oggi che Luigino non è più con noi, ma è tornato tra le braccia della mamma che gli fu strappata dall’odio politico quando aveva solo due anni, siamo qui per ricostruire quello che realmente avvenne, abbattendo definitivamente il muro di omertà costruito dalla vulgata antifascista. Speriamo che Assunta e Luigino, da lassù dove ci guardano, finalmente, possano ora riposare in pace».

 

Ufficio Stampa

Comitato Pro 70° Anniversario

della RSI in Provincia di Rieti

Il significativo avvio della riunificazione identitaria
Come è noto, si è svolto a Fiuggi il 1° Congresso Nazionale del nuovo partito Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. Dopo una incubazione di un anno è stata realizzata la sostanziale convergenza della maggior parte delle forze nazionali e sociali andate disperse dopo la fusione con Forza Italia nel Popolo della Libertà avvenuta nel marzo del 2009. Il CESI – che è nato con il compito di effettuare analisi e di studiare progetti e programmi coerenti con quella dottrina politica nazionale e sociale che fin dagli inizi del secolo scorso indicò una strada di progresso civile per l’Italia – ha seguito e partecipato, tramite il suo Presidente, all’evento. La manifestazione di Fiuggi si è rivelata di forte consistenza sia per la qualità degli interventi di esponenti giovani e meno giovani, nonché di nuove personalità aderenti, sia per la enorme partecipazione di delegati da tutta Italia (oltre gli ospiti, 3.150 sono stati i delegati, la maggior parte dei quali appartenenti alle giovani generazioni).
Dopo aver cantato tutti in piedi l’Inno di Mameli Fratelli d’Italia, ha aperto i lavori con un lungo intervento l’on. Giorgia Meloni, che è stata eletta alla fine del Congresso Presidente del partito. I suoi interventi, all’inizio e alla fine, sono stati di notevole spessore politico sia per quanto riguarda le analisi che per quanto ha riguardato le finalità della nuova forza politica che si presenta con forti tinte di alternativa al sistema vigente. Giorgia Meloni ha chiuso il Congresso promettendo, all’interno del partito, «partecipazione, regole e trasparenza». Riferendosi al suo ruolo, ha affermato «… ci siamo assunti una responsabilità enorme, ci siamo caricati sulle spalle una tradizione straordinaria … io non avrò mai la presunzione di essere all’altezza di Giorgio Almirante, io sono una persona che semplicemente farà la sua parte. Prendiamoci per mano e facciamo insieme il percorso. Non lasciateci soli. Non lasciatemi sola». E a coloro che non si sono ancora riuniti ha lanciato l’appello: «Volete stare seduti o volete alzarvi? Perché se non volete stare seduti, se volete alzarvi, Fratelli d’Italia è la vostra casa. Buon viaggio, fratelli ! ».
Al termine del Congresso è stato eletto un ufficio di presidenza che ha il compito di coadiuvare l’attività del Presidente Giorgia Meloni. Ne fanno parte: Ignazio La Russa, Guido Crosetto, Gianni Alemanno, Fabio Rampelli, Massimo Corsaro, Edmondo Cirielli, Magdi Cristiano Allam e Antonio Guidi.
Per la necessaria informativa e l’opportuna valutazione pubblichiamo in questo numero alcuni brani essenziali dell’intervento del Presidente di Fdi-An, on. Giorgia Meloni; l’articolo di Donna Assunta Almirante apparso in prima pagina su Il Tempo il giorno del Congresso; nonché il testo integrale dell’intervento del Presidente del CESI, prof. Gaetano Rasi.

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

- Congresso Nazionale Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, Fiuggi 8-9 marzo 2014. Il discorso di apertura del Presidente Giorgia Meloni

- “Guardiamo oltre…per ricostruire ancora una volta l’Italia”.
Ridate vita al sogno di Giorgio di Assunta Almirante

- L’intervento al Congresso del Presidente del CESI
Un progetto politico per una ripresa unitaria e coerente di Gaetano Rasi

- Alcuni titoli delle cronache giornalistiche

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A pochi giorni dalla manifestazione in cui una delegazione del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti si è recata a Poggio Bustone per rendere omaggio ai tredici caduti della Repubblica Sociale Italiana uccisi il 10 Marzo 1944 dai ribelli dopo che si erano arresi, per la città di Rieti sono stati affissi dei manifesti in ricordo dei combattenti della RSI.
Il manifesto, preceduto dalla frase oraziana “dulce et decorum est pro Patria mori”, è stato stampato dal Comitato sotto l’alto patrocinio morale dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI ed ha avuto lo scopo di portare a conoscenza della popolazione il tributo di sangue dato alla Patria dai combattenti della Repubblica Sociale Italiana, con particolare riferimento ai caduti della strage di Poggio Bustone, i cui nomi – per la prima volta dal 1944! – sono stati riportati nel manifesto per tutelarne la memoria.
E’ finalmente caduto un muro di omertà, paura e servilismo. Dopo tanti anni si torna a parlare liberamente della Repubblica Sociale Italiana, dei suoi uomini e dei suoi caduti. Un percorso necessario per abbattere l’odio antifascista e costruire un futuro dove l’amore per la Patria unisca tutti gli Italiani in un solo Popolo. Contro chi per 70 anni ha speculato sui morti per costruirsi dorate carriere politiche, si erge la realtà storica che illumina un passato straordinario fatto di sacrifici, sogni e soprattutto amore. Amore per la propria Patria, oggi umiliata e offesa da chi ha fatto della storia, ammantandosi di una inesistente “superiorità morale”, uno instrumentum regni, manipolandola per mere esigenze ideologiche. E’ l’ora che le giovani generazioni rigettino gli insegnamenti di questi “cattivi maestri” e si incammino verso un futuro radioso, dove regni la libertà e il nostro passato possa essere finalmente studiato con serenità.

Ufficio Stampa
Comitato Pro 70° Anniversario
della RSI in Provincia di Rieti

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